Sarà la volta buona?

di Salvatore Caracciolo

Il 2007 si è concluso gettando dei semi che fanno sperare in un 2008 per la Vita. L’anno solare si conclude sotto l’influsso del Natale, festa nella quale tutti cercano di dare dei messaggi di pace. Come se ogni anno si volesse concluderlo con il proposito e la speranza che il nuovo sia migliore. Il Natale 2007 ha rischiarato il cielo su le ombre che più offuscano lo Stato umano: la pena di morte e l’aborto.

Due moratorie entrambi partite da questa Italia, paese di “spazzatura” e di declino economico, ma depositaria di valori che sono alla base del vivere civile. Se la difesa della vita non è solo un gioco politico, ma nasce da convinzioni radicate nel profondo del cuore, possiamo ripartire da qui per un rinnovamento sociale: “Agire a favore della vita è contribuire al rinnovamento della società mediante l’edificazione del bene comune. (…) Solo il rispetto della vita può fondare e garantire i beni più preziosi necessari della società, come la democrazia e la pace” (Evangelium Vitae n.101).

L’idea della moratoria contro l’aborto, dopo quella sulla pena di morte approvata all’Onu, non è partita dal Papa o da qualche cardinale, ma è nata da un giornalista italiano, Giuliano Ferrara, direttore del “Foglio”, un quotidiano d’opinione.

Il Papa ha benedetto tale iniziativa e molti altri esponenti del mondo ecclesiale italiano sono intervenuti a sostegno della moratoria. Tra gli altri,  il card. Camillo Ruini, vicario della diocesi di Roma, che in un’intervista a Canale 5, il 31 dicembre scorso, ha dichiarato: “Credo che dopo il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte fosse molto logico richiamare il tema dell’aborto e chiedere una moratoria, quantomeno per stimolare, risvegliare le coscienze di tutti, per aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla madre è davvero un essere umano e che la sua soppressione è inevitabilmente la soppressione di un essere umano”.

Il card. Ruini ha anche chiesto un ripensamento della legge italiana sull’interruzione della gravidanza, per “applicarla in pieno” negli aspetti “a difesa della vita” ma anche aggiornandola “al progresso scientifico che ad esempio ha fatto fare grandi passi avanti riguardo alla sopravvivenza dei bambini prematuri.”

Il 2008 è l’anno in cui ricordiamo il sessantesimo anniversario dell’entrata in vigore dalla Costituzione Italiana che si dice ispirata alla solidarietà. In questo stesso anno ricorrono i trent’anni di una legge, la 194, che nega l’aiuto a nascere della persona più piccola e indifesa, il bambino non ancora nato. La Costituzione è la Legge della società; una legge, è invece, una normativa che regola una particolare realtà ed è strettamente legata al contesto in cui nasce e quindi più soggetta a modifiche. Dopo trent’anni alzare la voce per chiedere che venga messa in discussione per molti non sembra affatto cosa  inopportuna. Queste modifiche non sono supportate solo dallo sviluppo biomedico che ci permette di guardare in modo meno velato la verità dell’uomo,  ma sono frutto anche di una cultura  nella quale la divisione tra cattolici è laici è solo una forzatura politica e dove l’uomo si ritrova in sintonia sulle semplice ed ovvie note della ragione.




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