Mulino Bianco addio!

di Peppe Iannicelli

Per chi desidera metter su famiglia l’abitazione è diventata sinonimo di amarezza già da un po’ di anni. Quello della casa è uno dei tanti problemi reali a cui la politica non sa dare alcuna risposta. E intanto c’è chi aspetta…

Il Mulino Bianco è ormai solo uno spot televisivo d’epoca. La casa è, sempre meno in Italia, dolce casa. Il costo delle abitazioni è ben più duro delle bontà sfornate nell’idilliaca casetta catodica ed anche le locazioni sono salatissime. Caro, vecchio Mulino Bianco odoroso di colazioni preparate dalla mamma gaudente; fragrante di felicità domestica con tavole imbandite contornate da papà bellissimi, pargoli simpatici, nonni iper attivi; con il suo tinello di contagiosa euforia dall’alba a notte fonda con tanto di musica accattivante, stormire di spighe di grano, fiducia nel futuro. Questa versione pubblicitaria della casa che tutti avremmo voluto abitare è ormai sbiadita nella società italiana contemporanea.

La casa non è un semplice agglomerato di cemento armato, mattoni e calcestruzzo. La casa non è una sequenza di stanze con mobili, tappeti, elettrodomestici. La casa non è un semplice ostello dove dormire o mangiare. La casa è, o dovrebbe essere, l’epicentro organizzativo, emotivo e spirituale della vita familiare.

L’antica sapienza orientale condensata nel Feng Shui insegna ad orientare la casa ed i mobili in maniera tale da assorbire le migliori energie cosmiche. Lo stesso Gesù Cristo trascorre gran parte della sua vita nella casa dei suoi genitori (30 anni di vita domestica, 3 anni di predicazione, tre giorni per morire e risorgendo salvare l’umanità); una testimonianza altissima della centralità della casa nella vita personale e collettiva. Ho avuto la fortuna di arrivare come pellegrino a Nazareth, in Galilea. Gli studi archeologici hanno permesso di rinvenire un’iscrizione di lode a Maria risalente a pochi anni dopo la morte di Cristo. Fin da quegli anni la casa della Madonna era meta di pellegrinaggi. Ed in una casa poco distante, quella dove si celebravano le Nozze di Cana, avvenne il primo miracolo della vita pubblica di Gesù. La casa dunque come luogo ed evento dove raccogliere le energie, sperimentare l’amore e la solidarietà, vivere la vita di profonda relazione interpersonale, prepararsi alla vita. Ed anche il termine parrocchia, il luogo nel quale si cresce nella fede, deriva dall’espressione greca parà oikìa, vicino alla casa.

Il boom edilizio e quello immobiliare

L’aspetto immobiliare e quello sociale sono pertanto quanto mai connessi; la crisi dell’uno alimenta la crisi dell’altro in una spirale che riesce sempre più difficile governare.  Il cambiamento è stato brusco. Negli anni del boom economico l’Italia conobbe una stagione di grande fervore edilizio. Sulle macerie della seconda guerra mondiale vennero costruite milioni di abitazioni che permisero a milioni di famiglie di avere finalmente una casa dignitosa con servizi igienici, elettricità ed acqua potabile corrente. Era un sogno che diventava realtà per un paese in gran parte ancora contadino e sottosviluppato. Ma soprattutto era un sogno a prezzi accessibili, con l’onesto sacrificio dei lavoratori e delle lavoratrici italiani. Certo, con l’odierna sensibilità urbanistica ed ambientale, possiamo affermare che questa frenetica espansione immobiliare sia stata realizzata anche con modalità speculative e dannose per l’ecosistema. Ma di certo, le case più comode ed un tenore di vita migliorato ottennero l’effetto di determinare il boom demografico e l’allungamento marcato della vita media.

Metter su casa e famiglia

Metter su casa e famiglia in quegli anni erano diventati un sinonimo. I giovani fidanzati si decidevano al gran passo abbastanza presto spinti dall’amore ma anche dalla possibilità di accedere ad un mutuo o ad un affitto ragionevoli. Bastava un solo stipendio medio per garantire, anche in una grande città, la possibilità di una vita serena e dignitosa con l’affitto o il mutuo pagati regolarmente a fine mese. Dagli anni Ottanta la curva demografica subisce una profonda modifica; l’età media continua ad allungarsi ma le culle sono sempre più vuote. L’Italia sopravvive intorno alla crescita zero con gravi preoccupazioni per la tenuta prossima ventura del sistema previdenziale: chi pagherà tra trenta anni le pensioni ai quarantenni che oggi lavorano per mantenere se stessi e pagar la pensione di quelli che hanno settanta anni?

L’impennata speculativa del mercato immobiliare (sia per l’acquisto della casa di proprietà, sia per i canoni di locazione) è la causa principale del ritardo con il quale le giovani coppie mettono su casa e famiglia, delle gravidanze tardive che tanto mettono in pericolo la salute della donna e del nascituro, degli squilibri demografici del nostro paese. Oggi per una famiglia di quattro persone (padre e madre con due figli) non bastano due stipendi medi, in una grande città italiana e talvolta anche in un centro di provincia, per pagare un affitto e tampoco accedere ad un mutuo per acquistare un’abitazione. È così un’intera generazione di giovani italiani è stata classificata come “bamboccioni” ; una definizione magari pertinente per una sporadica minoranza, ma assolutamente offensiva per milioni di giovani onesti che non possono sposarsi poiché impossibilitati a pagare mutuo e/o affitto con i compensi di un lavoro sempre più precario ed insicuro. Non è certamente un caso se tra i desideri  più ricorrenti del treno televisivo di Antonella Clerici vi sia proprio quello di una casa.

Case per la famiglia ed il futuro del paese

Il sistema politico balbetta qualche risposta stentata a questa gravissima situazione economica che ha impoverito le famiglie italiane ed impedisce la formazione di nuovi nuclei familiari. L’impressione sempre più palese è che la famiglia non sia considerata in Italia una risorsa, ma bensì un problema da risolvere distruggendone il valore giuridico, economico, spirituale. Le famiglie producono reddito e ricchezza; chi mette al mondo figli assicura lavoro e prosperità a se stesso ed a centinaia di aziende ed operatori economici dal salumiere al gestore di servizi telefonici, dall’insegnante al pediatra, dall’istruttore della palestra al conducente dello scuolabus. Le famiglie educano alla convivenza civile e democratica. Le famiglie praticano la solidarietà sociale. Tutto questo sembra non contare per qualche legislatore italiano impegnato ad  arzigogolare pasticci giuridici per far diventare famiglia quel che non è, e non potrà mai esser famiglia, piuttosto che concentrare energie e risorse per favorire la vera ed unica famiglia basata sull’amore fecondo tra un uomo ed una donna che assicura secondo natura la continuità della vita.

Ma senza una casa come si può costruire una famiglia? Sono convinto che le colpevoli omissioni riguardo all’edilizia pubblica e popolare siano la perversa conseguenza di una scarsa attenzione, se non di un  vero e disprezzo, per la famiglia e la sua sacralità etica e spirituale. È necessario invertire bruscamente la rotta. È tempo che le famiglie facciano sentire con forza la loro voce chiedendo non l’elemosina ma il rispetto dei diritti costituzionali: riconoscimento e franchigia fiscale delle spese familiari, sostegno alla formazione dei figli, politiche abitative eque, accesso al credito agevolato. Il futuro del paese passa attraverso le case e le famiglie. Chi non l’aiuta a trovare una casa adeguata ed a prezzi ragionevoli distrugge la famiglia e distrugge così anche il futuro dell’Italia.




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