Ti prego… fammi un regalo!

di Giovanna Pauciulo

Il calore della casa e gli odori domestici, gli addobbi di Natale e quel pizzico di stupore che solo gli occhi dei bimbi sanno comunicare davvero: sono questi gli ingredienti di un vero e santo Natale in famiglia. Almeno un ingrediente è stato omesso: il tempo della preghiera personale e familiare.

É sempre così difficile trovare spazi e tempi di preghiera nell’ambito della vita domestica. Molte famiglie sono rassegnate e accettano, sic et simpliciter, questo impedimento. Difficoltà ve ne sono certamente. Ma almeno a Natale potremmo chiederci come mai c’è spazio per tutto (regali, addobbi,…) ma non c’è mai tempo per pregare? Se la preghiera non prepara il cuore come può nascere Gesù nel cuore dell’uomo? La preghiera domestica chiama in causa tutta la famiglia, genitori e figli. Essa è perciò un’esperienza di comunione, un’occasione in cui la famiglia sperimenta e rafforza la sua unità. La preghiera non nasce all’improvviso: essa suppone una fede comune, che poggia su quella dei genitori, ma anche uno stile familiare in cui non mancano i tempi dedicati allo stare insieme e al dialogo, in cui la gioia della comunione non è soffocata dagli impegni. Il Direttorio di Pastorale Familiare invita le famiglie a valorizzare il loro compito sacerdotale. Il tempo dell’avvento è definito liturgicamente un “tempo forte”. Fatto dopo fatto, momento dopo momento, la nostra vita scorre in esperienze quotidiane più o meno importanti e ciascuno di noi decide di punteggiare la linea del tempo dandogli un senso. La nostra esperienza del mondo a volte ci sembra noiosa e ripetitiva, segnata bene o male dal ritmo della quotidianità, che solo raramente è attraversato da eventi che ci appaiono davvero unici e importanti. Il tempo liturgico, invece, è un discorso sempre nuovo, scritto da Dio per noi e punteggiato con gli eventi che ci rendono un popolo di salvati. Non c’è semplice ricordo di eventi  passati ma elargizione di grazia, perché ogni momento della storia, diventa tempo possibile di salvezza per ciascuno, occasione di incontro con il Dio che viene, il Natale appunto. Il Natale ha una forte connotazione domestica, perché ricorda la presenza di Cristo nella Chiesa domestica. Dunque è il tempo opportuno per vivere un’esperienza di preghiera familiare che segni l’inizio di una nuova avventura nella conoscenza e familiarità del Dio che viene ad abitare tra gli uomini come uno di noi. È nelle nostre case che si celebra il mistero dell’amore che si fa dono (nella relazione coniugale), dell’amore che dona la vita (nella relazione genitoriale), è nella Chiesa domestica che gli sposi si amano con l’amore stesso di Cristo, qui il Signore è presente nei singoli membri santificati dalla grazia dei sacramenti. Tutti facciamo esperienza di come l’amore sia esigente, di quanta delicatezza ed attenzione serva per vivere al meglio i rapporti umani, soprattutto quelli familiari. Spesso dimenticandoci di avere rapporti familiari col Padre del cielo, manchiamo di fiducia e di carità verso i membri della nostra famiglia e verso tutti i nostri fratelli. E se davanti al Bambino Gesù chiediamo perdono al Signore per le nostre inadempienze ed omissioni, specialmente verso coloro che amiamo, contempliamo in Lui Colui che ha uniti tutti a sé e che ha santificato con la Sua presenza i legami familiari. Dio, in Gesù, si è fatto uomo ed ha avuto bisogno di una famiglia. In questa famiglia ha trascorso la parte più lunga della sua esistenza senza far trapelare nulla di straordinario da destare l’attenzione su di sé. Il nostro Dio ha avuto bisogno di una famiglia “normale” per crescere e per inserirsi nella vita del villaggio, per apprendere il patrimonio di saggezza, di religiosità, di forza interiore che i genitori trasmettevano ai figli, per vivere pienamente l’amore e il rispetto per Dio. Gesù, dunque, ha imparato da Maria e Giuseppe quello che gli serviva per essere uomo ed ebreo fedele a Dio. La Famiglia Santa è un modello per tutte le famiglie perché ha posto la sua fiducia in Dio; perché ha dato la sua disponibilità ad entrare nel piano di Dio, ha accolto tutte le sorprese nascoste: gioie e dolori; e perciò ha compiuto il suo ruolo insostituibile. Questa eroica fedeltà vissuta da Maria e Giuseppe è stata certamente una grande testimonianza educativa per il bambino Gesù, ed ha, inevitabilmente contribuito a formare quell’uomo, Gesù, che nel giardino degli ulivi si è offerto al Padre. Il Natale ridisegna la quotidianità coniugale e familiare rafforzando i legami umani e affettivi. Se noi tenessimo lo sguardo fisso su Gesù e credessimo che la forma della vita di quest’uomo ci conduce a Dio, comprenderemmo che la nostra ricerca di Dio è anche ricerca dell’uomo. Sì, dopo Gesù Cristo chi cerca Dio passa per la ricerca del vero uomo, anzitutto in se stessi, poi nel volto dell’amato, dei figli e del prossimo.




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