Udienza generale
Papa Francesco: il più forte deve prendere su di sé i pesi del più debole
A cura della Redazione
In una comunità di credenti non ci sono categorie di serie A o di serie B, il più forte deve prendere su di sé i pesi del più debole: questo in sintesi il monito che papa Francesco ha rivolto oggi ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per l’Udienza generale: “La Parola di Dio alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco”.
Centinaia le persone anche questa settimana si sono recate in piazza san Pietro per il consueto incontro con papa Francesco. Al centro della Catechesi del Santo Padre due parole: Perseveranza e Consolazione, princìpi regolatori di ogni relazione cristiana.
“La perseveranza – sottolinea il Papa – potremmo definirla pure come pazienza: è la capacità di sopportare, portare sopra le spalle, sop-portare, di rimanere fedeli, anche quando il peso sembra diventare troppo grande, insostenibile, e saremmo tentati di giudicare negativamente e di abbandonare tutto e tutti. La consolazione, invece, è la grazia di saper cogliere e mostrare in ogni situazione, anche in quelle maggiormente segnate dalla delusione e dalla sofferenza, la presenza e l’azione compassionevole di Dio. Ora, san Paolo ci ricorda che la perseveranza e la consolazione ci vengono trasmesse in modo particolare dalle Scritture (v. 4), cioè dalla Bibbia. Infatti la Parola di Dio, in primo luogo, ci porta a volgere lo sguardo a Gesù, a conoscerlo meglio e a conformarci a Lui, ad assomigliare sempre di più a Lui. In secondo luogo, la Parola ci rivela che il Signore è davvero «il Dio della perseveranza e della consolazione» (v. 5), che rimane sempre fedele al suo amore per noi, cioè che è perseverante nell’amore con noi, non si stanca di amarci! È perseverante: sempre ci ama! E si prende cura di noi, ricoprendo le nostre ferite con la carezza della sua bontà e della sua misericordia, cioè ci consola. Non si stanca neanche di consolarci”.
Chi è più forte dunque deve portare il peso dei più deboli, tuttavia questo non deve inorgoglire il forte. La Parola ci ricorda che i forti sono tali solo perché sono vicini al Signore. Tutto quindi dipende da lui, dalla misura in cui facciamo entrare Dio nel nostro cuore, come sostiene il Papa: “Chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione è in grado, anzi, in dovere di stare vicino ai fratelli più deboli e farsi carico delle loro fragilità. Se noi stiamo vicini al Signore, avremo quella fortezza per essere vicini ai più deboli, ai più bisognosi e consolarli e dare forza a loro”.
In una comunità di credenti dunque non ci sono categorie, non ci sono differenze, tutti sono uguali, tutti possono migliorare, basta accostarsi a Dio e fare esperienza del suo amore, lasciarsi illuminare dalla sua luce. “Il frutto di questo stile di vita non è una comunità in cui alcuni sono di serie A, cioè i forti, e altri di serie B, cioè i deboli. Il frutto invece è, come dice Paolo: “Avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù” (v. 5). La Parola di Dio alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco. Perché anche chi è forte si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà. Ed è una comunità così che “con un solo animo e una voce sola rende gloria a Dio” (cfr v. 6)”.
Un appello accorato infine rivolto ai migranti e soprattutto, a chi si occupa di accoglierli: “Saluto i partecipanti all’incontro per Direttori Migrantes e li incoraggio a proseguire nell’impegno per l’accoglienza e l’ospitalità dei profughi e dei rifugiati, favorendo la loro integrazione, tenendo conto dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto. Non dimentichiamo che questo problema di oggi dei rifugiati e dei migranti è la tragedia più grande dopo quella della Seconda Guerra Mondiale”.
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento