26 Febbraio 2017

26 Febbraio 2017

Non preoccupatevi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Il commento

 “Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete…” (6,25). Gesù chiede ai discepoli di non dare spazio eccessivo a quella preoccupazione – pur legittima – che riguarda le necessità della vita materiale. “Non preoccupatevi” significa: non cadete nell’agitazione, non lasciate che la vostra vita sia assorbita esclusivamente dall’affanno per le necessità di ordine materiale. Nessuno dubita che si tratta di cose essenziali ma anch’esse, nella prospettiva evangelica, diventano secondarie, sono utili nella misura in cui fanno risplendere il valore della vita umana, permettono all’uomo di realizzare se stesso secondo la misura di Dio. Per capire la forza delle parole di Gesù, non dobbiamo dimenticare che tra i suoi ascoltatori c’era tanta gente povera che forse mancava anche di ciò che era essenziale per vivere. Il Nazareno chiede di prendere le distanze da quella brama di avere che contagia l’esistenza, una brama che appartiene ad ogni stagione della storia ma che nell’odierna civiltà si manifesta in forme molto più ardite che in passato.

Un tema difficile da sintetizzare. Il Vangelo non intende condannare il benessere, se lo intendiamo come l’insieme di quelle condizioni sociali che garantiscono il rispetto dei fondamentali diritti dell’uomo. Ho avuto modo di visitare Paesi poveri ed ho compreso che tante persone, private dei beni essenziali, non hanno la possibilità di studiare né di curare le malattie, non hanno neppure la libertà di scegliere cosa fare della vita. In questi casi la dignità dell’uomo è calpestata. Il Vangelo non chiede questo. La storia insegna che, ovunque ha messo radici, il cristianesimo ha stimolato un maggior impegno sociale destinato a migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Chi accoglie Dio come l’unico e sommo Bene non si chiude nell’egoistica ricerca del proprio benessere ma s’impegna a scrivere pagine di giustizia e di carità che rendono più bella la vita di tutti e di ciascuno.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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