CORRISPONDENZA FAMILIARE
La preparazione al matrimonio è una cosa troppo seria per lasciarla solo ai sentimenti
6 Febbraio 2017
Nel blog di oggi don Silvio ci propone una lettera ai fidanzati che apre un testo pubblicato in questi giorni per l’Editrice Punto Famiglia: “Come accompagnare i fidanzati al matrimonio. Prepararsi al patto nuziale”. Indicazioni preziose per vivere il matrimonio come una nuova Pentecoste.
Cari amici,
come accostarsi al monte santo dove il Signore ci attende per celebrare il patto di alleanza? Come accompagnare i fidanzati nell’ultimo tratto del loro cammino, quando ormai già intravedono e pregustano la gioia delle nozze? Anni fa lessi con piacere questa testimonianza:
“Caro Gigi, Davide e io ci sposiamo. Per noi è il dono più grande che Dio ci possa fare. Ci conosciamo da sempre, siamo cresciuti insieme, usciamo da un fidanzamento lunghissimo, otto anni, ricco di grazia, faticato, a volte sofferto. […] Siamo partiti da strade lontane, una adolescenza difficile io, bravo giovane ma lontano dalla fede lui. Ora eccoci: felici, ci vogliamo tanto bene e desideriamo un matrimonio benedetto da Dio. Stiamo preparando la santa Messa di quel giorno, perché si capisca che lo sposarci davanti all’altare per noi è una santa realtà, una meta: quell’altare a cui abbiamo pensato per tanti anni mentre, passo dopo passo, ci accostavamo insieme all’Eucaristia” (Maria Giulia e Davide, Avvenire, 8 luglio 1993).
Il fidanzamento di Santa Gianna Beretta e Pietro Molla fu breve, durò pochi mesi eppure fu segnato da precise tappe che hanno dato un respiro orante al cammino verso le nozze. Gianna volle iniziare il fidanzamento ufficiale con una messa. Alcuni mesi più tardi, avvicinandosi la celebrazione, propone al fidanzato di fare un triduo in preparazione al grande evento: “Che ne diresti se, per prepararci spiritualmente a ricevere questo Sacramento, facessimo un triduo? Nei giorni 21-22-23 S. Messa e S. Comunione, tu a Ponte Nuovo, io nel santuario dell’Assunta. La Madonna unirà le nostre preghiere, desideri, e poiché l’unione fa la forza, Gesù non può non ascoltarci ed aiutarci” (Lettera del 4 settembre 1955).
Sono queste piccole scelte, dettate dalla fede viva, che danno un tono al cammino di preparazione. Non tutti i fidanzati hanno la stessa sensibilità ma tanti, ne sono sicuro, hanno una disponibilità interiore. E tra questi ultimi, spero ci siate anche voi che vi apprestate a vivere l’ultima fase di preparazione alle nozze.
Il cammino proposto in queste pagine vi invita a fare del patto nuziale un’esperienza di vera Pentecoste, punto di partenza di una nuova e bella avventura che arricchisce la vita della Chiesa e la storia della santità. La preparazione al matrimonio è una cosa troppo seria per lasciarla solo ai sentimenti; come possiamo affrontare una sfida così impegnativa senza un’adeguata formazione, senza una riflessione ampia sul significato e il valore delle nozze, sugli impegni e le responsabilità che il patto nuziale comporta, sui rischi e i pericoli legati al mestiere di genitore?
Tempo fa non c’era spazio per queste domande perché il matrimonio apparteneva ad una coscienza religiosa e civile, i giovani pensavano alle nozze nel solco di quel patrimonio di valori che avevano accolto dalla tradizione. Oggi non è più così. Il passato non lascia alcuna eredità, siamo soli dinanzi al futuro, ci sentiamo nella condizione di chi deve reinventare ogni cosa.
In un romanzo di uno scrittore algerino, che si firma Yasmina Khadra, due amici, un arabo israeliano e un ebreo, parlano di nozze: il primo chiede all’altro cosa pensa della scelta fatta dalla figlia: “In queste faccende non si pensa, si prega”. “Hai ragione – risponde – il matrimonio è sempre un gioco d’azzardo”. (Khadra Yasmina, L’attentatrice, Mondadori, Milano, 2007, p. 85).
La preparazione alle nozze è un tempo di particolare importanza perché pone le premesse del futuro. Tra le domande che vengono poste ai nubendi nella liturgia nuziale, una riguarda la libertà interiore con cui ciascuno ha compiuto la scelta. È la prima domanda. L’uomo può scegliere liberamente solo quando ha acquisito una piena consapevolezza di quello che sta per fare. Quanti giovani arrivano alle nozze avendo una chiara coscienza del valore antropologico e sacramentale del matrimonio? La risposta, ahimè, non è molto positiva. Non è in discussione la sincerità dell’amore ma spesso manca la lucidità interiore e quella sufficiente formazione umana e cristiana che permette di affrontare con serenità quell’avventura che si chiama famiglia.
La vigilia delle nozze è carica di attesa e di trepidazione. È un’ansia che contagia anche le famiglie di origine. Non bisogna mai dimenticare che le nozze sono attese anche da Dio. Anzi, Lui prima di tutti gli altri. Mi trovo spesso a pensare alle parole con cui l’apostolo Paolo introduce la lettera agli Efesini: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4).
Da sempre Dio vi ha scelti, da tutta l’eternità attende il giorno delle nozze, ha qualcosa da dirvi e da darvi, vuole scrivere in voi parole nuove e vuole comunicare la potenza del suo Spirito che fa nuove tutte le cose. L’insistenza sulla preparazione alle nozze misura questa coscienza di fede, vogliamo arrivare all’appuntamento con Dio con la più grande disponibilità interiore perché nulla vada sciupato. Non facciamo attendere Dio inutilmente.
Nell’anno delle nozze è molto importante vivere con particolare attenzione il Triduo Pasquale e celebrare con solennità la Pasqua, fonte e segno di quell’alleanza che vi apprestate a sigillare. Se la Chiesa nasce dal costato di Cristo, come amano dire alcuni Padri, da quella fonte misteriosa di grazia scaturisce anche l’Amore che unisce gli sposi e li rende “Chiesa domestica”.
All’intercessione di Maria, Vergine e Sposa, e di san Giuseppe, affido tutti coloro che iniziano questo cammino di fede, nella speranza che possano trovare quelle luci capaci di orientare i loro passi nel cammino della perfezione evangelica.
Don Silvio
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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