Il silenzio delle cose importanti

di Paola Bonzi Fondatrice del Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli

“Ho ventiquattro anni, sono una studentessa universitaria, studio filosofia, e sono “fuori-corso” perché nel frattempo studio recitazione e mi piace fare teatro. Così tra le lezioni, le prove e gli spettacoli, sono in ritardo con gli esami dell’università. Questa cosa fa molto arrabbiare i miei genitori che non fanno nessuno sforzo per comprendere la mia vita. Alla scuola di recitazione ho conosciuto un regista che, da subito, mi ha letteralmente affascinato; ci siamo frequentati e ne è nata una relazione amorosa Silvia si blocca quasi per sentire l’effetto che fa su di me il suo racconto; lascio che sussista questo momento di silenzio perché lei stessa elabori il suo racconto..   Continua “Così mi ritrovo incinta, alla settima settimana, e mi sono prenotata per abortire” “Una decisione definitiva da cui non si torna indietro!” ribatto, “ha desiderio di parlarne?”“Per i miei genitori, in particolare la mia mamma, sapere che aspetto un bambino da Sergio, sarebbe un colpo terribile e non voglio compromettere ulteriormente la nostra relazione. In fondo, mi sono detta, non è ancora formato, e poi, che vita l’aspetterebbe?” Ecco siamo arrivati ai soliti luoghi comuni: “non è ancora formato, che tipo di vita l’aspetterebbe…” Stiamo un attimo in silenzio quasi per sentire l’eco delle sue parole e poi le chiedo: “Ha già fatto un’ecografia?” “Sì, ma non ho voluto guardarla.” “E, secondo lei, come mai non ha voluto vederla?” Silenzio, il silenzio delle cose importanti. Mi sporgo un po’ in avanti e le domando se si sente di guardare una fotografia del bambino a quel tempo di gestazione e preparo il libretto  “La vita umana prima meraviglia” spiegando a Silvia che esistono fotografie del periodo gestazionale. Un po’ rabbuiata mi risponde che va bene e la sento preoccupata.“Silvia, va tutto bene; ha chiesto lei, da persona responsabile, di riflettere su ciò che sta facendo e, conoscere la verità, può fare solo bene.” Cerchiamo insieme la fotografia corrispondente alla settimana di gravidanza e, come sempre sorprendentemente, la grande meraviglia di vedere fotografato un piccolissimo bambino. “Mai, avrei immaginato che fosse già così formato!” Il suo stupore mi fa tenerezza, le lascio il fascicolo in mano, aperto alla pagina che corrisponde ai due mesi di gravidanza, e ascolto la sua commozione. Mi guarda con gli occhi umidi e soggiunge: “È vero, è un bambino piccolissimo ma completamente formato.” E subito dopo” Ma se lo facessi nascere che tipo di vita avrebbe? E la mia vita?”.




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