Mi presti la tua famiglia?
di Frida Tonizzo Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie
Il Comune di Torino, con deliberazione del 30 novembre 1995 ha varato la sperimentazione di affidamenti familiari di bambini piccolissimi (fino ai 18 mesi) quale possibile alternativa all’inserimento in comunità dei minori.In questi anni aspetti problematici ed esperienze positive si sono intrecciati. Tracciamo una sintesi.
La soluzione individuata dal Comune di Torino prevedeva l’inserimento dei neonati in famiglie affidatarie particolarmente preparate, motivate e con esperienza (…); tali famiglie saranno selezionate soprattutto in base alla loro capacità di elaborare il distacco da questi bambini, affiancandoli nel loro percorso di rientro nella famiglia di origine o di inserimento presso famiglie adottive.
La sperimentazione di questo progetto, per motivi diversi ( resistenze di alcuni giudici ed operatori sociali, ecc…) però non decollava; nel 2002, diverse Associazioni operanti nel settore minorile hanno deciso di inviare al Tribunale per i minorenni e al Comune di Torino un documento in cui chiedevano di riprendere un confronto per andare a definire le migliori condizioni per assicurare ai bambini piccolissimi l’inserimento in una famiglia affidataria in alternativa all’inserimento in comunità o, peggio, in istituto.
I presupposti da cui partivano erano, in breve:
– la necessità di ogni neonato di poter stabilire una relazione affettiva stabile con le figure genitoriali (a partire da quella materna). Questa condizione è indispensabile per il suo equilibrato sviluppo psicologico. Le conseguenze derivanti dalla mancanza o carenza della relazione sono ampiamente comprovate anche sul piano scientifico.
– la consapevolezza che l’inserimento in comunità dei neonati NON può essere considerato una soluzione accettabile, soprattutto se si protrae per mesi, in quanto non è in grado di rispondere adeguatamente alle loro esigenze affettive.
Dai dati forniti dal Comune di Torino e relativi ai minori ricoverati in comunità al luglio ‘99, su 54 minori della fascia di età 0-5 anni, ben 39 avevano superato il limite dei sei mesi di permanenza.
L’esigenza del confronto nasceva da una riflessione stimolata da alcune esperienze, piuttosto preoccupanti, che avevano indotto i firmatari a richiedere, tra l’altro, “che gli affidatari vengano adeguatamente informati dagli operatori sulla situazione personale e familiare del piccolo, ricevendo le notizie necessarie, anche dal punto di vista giuridico, per potersi rapportare in modo corretto con il bambino e i suoi parenti e che essi vengano sentiti direttamente dal Tribunale per i minorenni prima di prendere dei provvedimenti nei confronti dei piccoli che hanno accolto” e che il Tribunale “quando dispone il rientro dei piccoli nella famiglia di origine o l’affidamento a parenti oppure l’affidamento “a rischio giuridico”, tenga conto delle necessità di continuità affettiva dei bambini e non disponga, come purtroppo avvenuto, interruzioni brusche senza comunicazioni dettagliate da parte della famiglia affidataria alla famiglia in cui viene inserito, sulle abitudini e sulle necessità specifiche del bambino o, peggio ancora, passaggi in comunità per un “decongestionamento affettivo”.
Dopo numerosi incontri che i rappresentanti delle Associazioni hanno avuto con l’allora presidente del Tribunale per i minorenni, Giulia De Marco, con l’Assessore ai Servizi Sociali ed i funzionari del Comune di Torino (sono stati anche necessari nostri interventi sui mezzi di informazione …) si è arrivati alla riunione dell’11 novembre 2001, in cui è stato approvato il Protocollo operativo, sottoscritto dalle autorità giudiziarie minorili. Dai referenti del Comune di Torino e dalle Associazioni.
Diamo del “Progetto neonati” del Comune di Torino complessivamente una valutazione positiva (sono 85 i piccoli da 0 a 18 mesi accolti dagli affidatari in quasi cinque anni – sono coppie sposate ma anche singoli) e speriamo proprio che venga fatto proprio da altri Comuni singoli o associati (significative sono anche altre esperienze avviate da altre città e documentate anche dal CNSA d’intesa con le associazioni).
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento