Sposa e madre

Zelia Martin: oggi parla a noi donne!

Zelia Guérin

di Marina Corradi

Il 23 dicembre 1831 nasceva Marie-Azélie Guérin a Saint-Denis-sur-Sarthon in Francia. Sposa di Luigi Martin, mamma della più nota Santa Teresa di Gesù Bambino. Oggi vogliamo ricordare l’anniversario della sua nascita attraverso la penna di Marina Corradi che curato la prefazione di Frammenti di vita familiare, Editrice Punto Famiglia/OCD, 2013.

Nove figli, un’azienda da condurre, e tempi di crisi, in cui i debitori non pagano; e poi malattie dei bambini, che la madre spia con l’ansia nel cuore, in tempi senza antibiotici in cui una febbre basta a portarsi via una creatura – e ben quattro, dei figli di Zelia, muoiono in tenera età. Alzarsi ogni mattina con un elenco imponente di cose da fare e da seguire e da curare; e prima di tutto i figli, da educare.

La vita di Zelia Martin sotto alcuni aspetti precorre gli affanni delle donne che oggi lavorano e hanno famiglia: quella tensione continua a cercare di moltiplicare le ore della giornata, che comunque non bastano mai. Ma, quanto a sguardo e speranza, questa donna ha una statura inimmaginabile per la maggior parte di noi, sue sorelle di cento e passa anni dopo. Ha una fede, Zelia, granitica, una certezza possentemente radicata dentro di sé: per lei l’espressione paolina “Cristo è tutto in tutti” è assolutamente concreta, sembra quasi che possa toccarla con le mani.

Ogni momento, ogni evento, ogni gioia o dolore sono sempre ricondotti a Cristo; con una naturalezza, che fa sembrare questa memoria di Zelia naturale e costante come il respiro di un sonno sereno.

Oltre centocinquanta anni dopo, noi leggiamo le lettere di Zelia Martin e ritroviamo fatiche e affanni che conosciamo; però come iscritti nella luce di una certezza di roccia: certezza che Dio ha un disegno buono per ognuno noi, e che nessun dolore o fatica o lutto in questo disegno va perduto. E rimaniamo meravigliati e silenziosi: come si fa, come si può vivere così? E per tutta la vita, dentro la trama di un apparentemente comune destino.

Ci zittisce e ci stupisce in queste lettere la testimonianza di una santità quotidiana, che si sviluppa anche nelle piccole cose, mentre giorni apparentemente uguali scorrono sul calendario di una casa borghese. Quella dei coniugi Martin è una santità feriale, senza clamori, non vistosa; la intuiva forse soltanto chi a quella casa si avvicinava, – come il ritmo forte e pacato di un cuore sano.

Prima di ogni altra cosa, Zelia ha in sé fin da bambina il desiderio di essere santa. Constata la sua impotenza, e scrive di sé: “Vi è molto da sgrossare, il legno è duro come pietra“. Tuttavia non si affanna, sapendo che santità non è non cadere, ma rialzarsi mille volte, e tenere lo sguardo fisso su Cristo.

L’eco di questa santità semplice e oscura si ritrova nelle lettere, nei tanti passi in cui compare il marito Luigi, pure Beato, nel quale si coglie la stessa pacata e forte tensione. E come crescono i figli, nella “terra santa” che è la famiglia Martin: crescono come grano in una terra nera e feconda. (E quanta gioia, oltre che dolore, in quelle maternità, fra quelle mura riempite da voci di bambini; la maternità, dice Zelia, “è il mio regno”). Teresa poi, l’ultima, quella di cui già quando le è in grembo Zelia intuisce che è “più forte” degli altri; Teresa la più piccola, bambina molto amata, che respira le verità della fede insieme al latte; tanto che per lei l’orizzonte possibile è solo uno, è quello di casa sua, è Cristo, vivo e presente fra gli uomini.

Diciamolo: se confrontiamo le nostre case con quella dei Martin, qualcosa inizialmente ci brucia e quasi ci indispone: sembra che lì siano tutti nati buoni, mentre noi…Beh, noi, lo sappiamo come siamo. Ma in realtà la differenza fondamentale fra le nostre case e quella, non è che quei figli e genitori fossero più “buoni”; è invece in un tenace, fedele rapporto con Dio, con un Dio fattosi carne, a cui si dà del tu.

Lo sbalorditivo segreto di Zelia e dei suoi sta in questo Tu, cento volte ogni giorno ripetuto. In questo mai staccare lo sguardo da Cristo.

E che frutto, da quell’appezzamento di “terra santa”: Teresa, giovanissimo dottore della Chiesa, Teresa che della Chiesa voleva essere il “cuore”.

Si finisce di leggere e ancora si tace, come se ci fosse passata davanti, veloce, una forma che non siamo riusciti con gli occhi a individuare, e che pure abbiamo intuito essere molto bella. Inafferrabile questa bellezza? Forse no. “Prega, per non lasciarti trascinare dalla corrente“, scrive Zelia a suo fratello, e in realtà anche a noi. Il miracolo della santità domestica comincia da una domanda che si ripete di nuovo, senza scoraggiarsi delle sconfitte o scandalizzarsi degli errori, ogni mattina. Così si impara, ci la lasciato detto Zelia Martin, a dare del Tu a Cristo. “Tutto il resto poi è grazia”, come diceva Bernanos: e non merito delle nostre povere mani.

Per acquistare il libro: http://www.famiglia.store/prodotto/frammenti-di-vita-familiare

Nota

Marina Corradi è sposa e madre di tre figli. È inviato e editorialista di «Avvenire» e collabora a «Tempi». Ha iniziato a lavorare come cronista di “nera” al quotidiano milanese «La Notte», poi è passata a «Repubblica» e da qui nel 1988 al quotidiano cattolico. Ha ricevuto nel 2006 il premio “Dino Buzzati” della Provincia di Milano e il premio dell’Unione cattolica stampa italiana per il 2007. Nello stesso anno per la rubrica “Prima che venga notte” ha ricevuto uno dei premi giornalistici Saint Vincent, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica.

 




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