Vi sono accanto…

Frammenti della tanto attesa visita del Papa.

A tre settimane dalla tragedia, la visita del Papa ha portato un po’ di serenità: “I nostri cuori sono pieni di emozione, – dicono gli abitanti del piccolo paese simbolo della tragedia – ci ha portato un messaggio di gioia e di speranza”. “Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà”, “vi sono  stato accanto fin dal primo momento, “ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime…”, “vorrei abbracciarvi con affetto ad uno ad uno”. Con queste parole il Papa ha salutato i terremotati di Onna. Benedetto XVI ha affrontato anche l’aspetto pratico di chi, in pochi minuti, si trova senza casa, spesso con dei lutti, e deve affrontare la vita nelle tendopoli. Il Papa ha quindi paragonato i terremotati ai discepoli di Emmaus del vangelo di Luca, “delusi e amareggiati” per la morte di Gesù sulla croce. Gesù, risorto, si accostò loro senza farsi riconoscere e “anche se non lo riconobbero con gli occhi qualcosa si risvegliò nei loro cuori”. Allo stesso modo  ha detto il Papa – “la mia presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona”. Il Signore ascolti “il grido di dolore e di speranza che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto”, “il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra”. Il papa ha poi concluso invitando la comunità civile e la Chiesa a una profonda riflessione. “Come cristiani dobbiamo chiederci: <<Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?>>. Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendone nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”. A queste parole, un lungo applauso si è levato dalla folla presente.

G.P.




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