Il prestito della speranza
SOCIETÀ
Agenzia SIR
Il Fondo per le famiglie in difficoltà promosso dalla CEI.
Il Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà, promosso dalla Cei con il concorso operativo dell’Associazione bancaria italiana, “si colloca all’interno della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, come effetto di una più ampia recessione a livello internazionale”. A spiegarlo, presentando il 6 maggio l’iniziativa ai giornalisti, è stato il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ricordando come “chi fa le spese di questa imprevista stagione” è in particolare “quella parte della popolazione che in realtà non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica”. Per la Cei, “la crisi tocca i singoli, le famiglie, le comunità. Quel lavoro che già prima era precario, ora lo è di più, e quando si interrompe lascia senza garanzie di affidabile sussistenza. E di fatto non poche famiglie sono già entrate in una fase critica con ripercussioni gravi sul fronte degli affitti, dei mutui, o dei debiti comunque contratti”.
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La generosità dei fedeli. “La scelta della famiglia – ha puntualizzato il presidente della Cei – non è casuale, ma corrisponde ad una convinzione profonda che vede in essa non soltanto l’ammortizzatore sociale più efficiente, ma anche la trama relazionale più necessaria per un armonico sviluppo delle persone e della società”. Il Fondo della Cei intende, dunque, “essere un segno e insieme uno strumento di speranza per attraversare la crisi e non soccombere ad essa, attraverso un contributo massimo di 500 euro mensili per un anno, per un totale di 6 mila euro”. Il contributo potrà poi “essere prorogato per un secondo anno e per lo stesso importo”. Saranno le parrocchie insieme alle Caritas “ad individuare e selezionare rigorosamente le famiglie in difficoltà per poi indirizzare alla Banca”, che “in tempi brevi” concederà il prestito mensile. La restituzione avverrà quando ce ne saranno le condizioni e comunque non prima di uno o due anni, ed avrà la durata massima di 5 anni”. Il Fondo, ha ricordato il presidente della Cei, si costituirà attraverso la colletta nazionale del 31 maggio, e consiste in un investimento di 30 milioni di euro, senza contare le “libere offerte” o le “possibili elargizioni e contributi da parte di fondazioni, aziende ed altri soggetti”. “Non è escluso peraltro che diocesi e istituti religiosi possano riversare proprie risorse nel Fondo nazionale”, ha concluso il card. Bagnasco. Al momento della chiusura del Fondo, la massa residua sarà assegnata alla Caritas nazionale. A fare da “tesoreria” per il deposito del Fondo, ha annunciato mons. Giampietro Fasani, economo della Cei, sarà la “Banca prossima”, che “non avrà compiti di gestione, ma svolgerà un compito tecnico di servizio alle altre banche”.
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