Foto in rete

Condividere le proprie foto sul web: quali pericoli?

smartphone

di Ida Giangrande

Condividere le proprie foto sul web, è diventata un’abitudine e per alcune persone quasi un impulso incondizionato. Ma quali sono le regole per non finire nei guai? E se si tratta di bambini? Cosa rischiamo a pubblicare le loro foto? In proposito il portale di informazione legale 'La legge per tutti', ha fornito qualche chiarimento illuminante.

Device digitali e social network sono sempre più diffusi, ancora più facile è accedervi in qualsiasi momento attraverso smartphone e telefoni cellulari di ultima generazione. Certo pubblicare foto che ci ritraggono in momenti particolari della nostra vita, è divertente ma il portale di informazione legale La legge per tutti, ci ricorda che le foto pubblicate sui nostri profili non sono visibili solo alla rete di amici che ci siamo scelti e che spesso possono essere scaricate e utilizzate anche da chi assolutamente non conosciamo. È allora utile sapere che ci sono delle regole precise per non finire nei guai come sottolinea il suddetto portale. Diamo quindi uno sguardo alla normativa vigente in merito:

L’ articolo 167 del codice privacy – spiega il portale di informazione legale – prevede il reato di illecita diffusione dei dati personali. Quando si verifica? La norma, in particolare, individua due diverse ipotesi:

1) Una prima condotta, punita con la reclusione da sei a diciotto mesi, si realizza in caso di trattamento illecito dei dati personali dal quale derivi un danno al titolare. Si configura un trattamento illecito ogni volta in cui manca il consenso espresso da parte del titolare dei dati personali;

2) Una diversa condotta, conseguente rispetto alla prima, punita con la reclusione da sei a ventiquattro mesi, è realizzata attraverso la comunicazione o diffusione dei dati che sono stati trattati illecitamente. Ciò che rileva è aver portato soggetti non determinati a conoscenza dei dati personali, in qualunque forma, anche attraverso la loro messa a disposizione o consultazione. Non rileva in alcun modo invece l’eventuale danno subito. Quali sono quindi le regole per non finire nei guai dopo aver pubblicato una foto sui social? È importante sapere che viene punito colui che non rispetta le disposizioni dettate in materia di trattamento dei dati personali al fine di trarre per sé o per altri un profitto o di recare un danno ad altri. Dunque un tale comportamento, per essere penalmente rilevante, deve essere caratterizzato da dolo specifico che consiste nell’aver posto in essere il comportamento con lo scopo specifico di trarre profitto o arrecare un danno ad altri.

Non è quindi prevista – si legge ancora sul portale di informazione giuridica – la reclusione per ogni violazione del trattamento dei dati personali. Ad esempio, non è sufficiente il semplice disappunto del soggetto che vede una sua foto o alcuni suoi dati personali diffusi senza aver dato il proprio consenso. Inoltre, il danno rilevante ai fini della configurabilità del reato non è soltanto quello derivato al titolare dei dati trattati, ma anche quello subito da soggetti terzi come conseguenza dell’illecito trattamento.

E se si tratta della foto di un minorenne?

Ogni genitore ha il diritto di pubblicare una foto del proprio figlio sui social network, ricorda il portale, tuttavia è importante essere consapevoli che questo può esporre a rischi, decisamente più pericolosi, rispetto alla semplice mancanza del consenso che può verificarsi quando si tratta di foto che ritraggono persone maggiorenni. La scelta delle amicizie virtuali, inoltre, non limita il numero delle persone che possono vedere la foto pubblicata e, una volta che il file è stato caricato sul social, è possibile salvarlo e utilizzarlo. Solo qualche mese fa la Polizia lanciava un allarme riguardo alla pubblicazione delle foto di bambini sui social: “Considerate – spiegava la Polizia in un post- che oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono dalle foto condivise da voi. Il contrasto alla pedopornografia online è esteso a tutte le piattaforme della Rete ove è presente materiale pedopornografico, concentrandosi in particolare su quelle maggiormente a rischio per le vittime, quali i social network, ove emergono nuove ed insospettate modalità di adescamento di minori, nonché nelle reti “darknet”, aree profonde e nascoste del web ove l’utilizzo di tecnologie sofisticate rende inefficaci i tradizionali mezzi di accertamento delle identità online”.




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