Eterologa
Procreazione assistita: verità e ipocrisie
a cura del Forum delle Associazioni Familiari – Daniele Nardi
La sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge 40 ha suscitato un vespaio di commenti, critiche ed esultanze. Nessuna sorpresa, su un tema che per molti anni aveva ampiamente diviso la pubblica opinione, la politica, la cultura, gli esperti di diritto.
In un certo senso è inevitabile che ancora oggi i pareri restino radicalmente contrastanti. Tre riflessioni dovrebbero però entrare nel dibattito.
Certamente è ipocrita o in mala fede sostenere che non si ponga oggi un vuoto normativo, o comunque un problema da riportare in Parlamento, come ha giustamente affermato il ministro della Salute, Lorenzin. La legge 40 è oggettivamente stravolta in modo essenziale, nei suoi principi fondativi e nei suoi meccanismi regolativi – altrimenti perché cantare vittoria così gioiosamente, come troppi hanno già fatto? – e se c’era una cosa su cui si era d’accordo, nel dibattito che ha accompagnato la costruzione della Legge 40, era che il “far west” precedente era inaccettabile. E le leggi, nel nostro Pese, le dovrebbe fare ancora il Parlamento, non il sistema giudiziario. Per il “trascurabile” particolare che fare le leggi è il compito di chi viene eletto dal popolo. Almeno così dice la nostra Costituzione.
Questa preoccupazione è confermata anche dalle parole di Umberto Veronesi, che – citato dal Corsera – esulta, sottolineando che “oggi, una volta di più, la magistratura ha dimostrato più libertà di pensiero del Parlamento”. Siamo felici anche noi per la libertà dei membri della Corte Suprema (la libertà è sempre una buona cosa). Però apprezzare l’operato di chi deve misurare l’appropriatezza delle leggi e delle norme perché è “più libero”, ci pare molto preoccupante. La magistratura – anche quella suprema, anzi, soprattutto quella – dovrebbe ridurre al minimo la propria “libertà”, e limitarsi a rispettare e far rispettare le leggi. Leggeremo quindi le motivazioni, e potremo valutare meglio se i giudici della Corte Suprema hanno fatto giusto o hanno sbagliato. Il forte dissenso interno trapelato dice che non è tutto così semplice. Ma auguro a Veronesi di non incontrare mai, in caso di giudizio su di lui, un giudice che anziché applicare rigorosamente le leggi, in modo un po’ “conservatore”, si dimostri con più “libertà di pensiero” di quanto prescrivano le leggi fatte dal Parlamento. Non sono i giudici che devono fare le regole che cambiano i valori del Paese – nemmeno quando “liberamente” sono più moderni di questo obsoleto meccanismo che è la democrazia rappresentativa.
Da ultimo, si conferma per l’ennesima volta la fragilità della nostra democrazia, che anche quando chiede il parere della gente, procede poi infischiandosene. Abbiamo fatto un referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, la gente ha detto di cancellarlo, ed eccolo ancora lì da molti anni (forse se ne parla nel 2017 – mentre la TASI la paghiamo subito, e qualche volta anche retroattivamente!). Abbiamo fatto un referendum per l’abolizione del ministero dell’Agricoltura, la gente ha detto “cancelliamolo”, ed eccolo ancora lì. Abbiamo fatto un referendum per l’abrogazione della Legge 40, la gente ha detto che non voleva cancellarla – anche rifiutandosi di andare a votare, espressione legalmente prevista di democrazia diretta – ed ecco che la Legge 40 viene cancellata. Non pretendiamo che nel nostro Paese si faccia davvero quello che vogliono i cittadini (su questo pare che le nostre istituzioni siamo irrimediabilmente allergiche), ma almeno non prendeteci in giro!
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