Ministero della Salute: Fivet pericolosa e costosa
Il Fertility Day si è appena concluso. Il portale del Ministero ha illustrato il programma dicendo che la giornata serve "per aumentare soprattutto nei giovani la conoscenza sulla propria salute riproduttiva e fornire strumenti utili per tutelare la fertilità attraverso la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura della malattie che possono comprometterla e le tecniche di Procreazione medicalmente assistita”.
L’aggiunta delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma) è più che altro un tocco di politically correct perché poi lo stesso Ministero rivela dati di “pericolosità” della fecondazione artificiale. Dati conosciuti da anni per la salute dei bimbi nati con queste tecniche. Le tecniche di fecondazione artificiale paiono essere uno strumento valido e sicuro per avere figli, ma non è così.
La stessa fecondazione artificiale era stata criticata dal Piano nazionale per la fertilità del 2015 promosso dal Ministero della Salute. Ad esempio, nel documento licenziato dal Tavolo di lavoro si può leggere: “le pazienti devono sapere che la PMA [procreazione medicalmente assistita] non è la panacea di tutti i problemi di sterilità e poco può fare nei confronti dei danni strutturali conseguenti all’invecchiamento ovocitario” (p. 91).
La Fivet o l’Icsi (le due principali tecniche di fecondazione artificiale) fanno pure male. Il Ministero scrive: “Gli effetti sulla salute restano in parte sconosciuti” (p. 13). Lo stesso Ministero, per bocca del Tavolo, elenca le patologie che interessano madre e figli. La sindrome da iperstimolazione ovarica che si verifica nel 3% dei casi, ma solo nella sua forma grave (p. 98); complicanze chirurgiche nello 0,1% (p. 99); gravidanze ectopiche che possono comportare, se non si interviene, esiti anche letali per la madre e sicuramente letali per il nascituro che viene abortito, patologia che ha una incidenza tre volte superiore rispetto alla gravidanze nate dai normali rapporti sessuali (p. 99); parti cesarei superiori alla norma (p. 99). Poi il Ministero informa che i “nati pre-termine e nati di basso peso” sono in numero percentualmente superiore se provengono dalla provetta. E ancora: “Alcuni studi hanno riportato una più alta incidenza maggiore di anomalie congenite maggiori nei nati da PMA rispetto alla popolazione generale […]. Le differenze rispetto ai nati da gravidanza spontanea si accrescono quando i dati vengono registrati su periodi più lunghi, ad esempio sino al primo anno di vita, in quanto alcune anomalie minori possono sfuggire all’esame clinico neonatale” (p. 100); “altri studi effettuati solo su piccoli gruppi di soggetti nati a termine hanno documentato una maggior incidenza di disordini dello sviluppo motorio in nati in seguito al ricorso a ICSI” (p. 101); “alcuni autori riportano che i nati da ICSI hanno un QI [quoziente intellettivo] medio di alcuni punti inferiore rispetto ai controlli, ma tali differenze sono inferiori ad una deviazione standard e probabilmente prive di significato clinico” (p. 101); in merito all’autismo “uno studio caso-controllo ha riscontrato un’incidenza maggiore di ricorso a PMA nei casi con disturbi rispetto ai controlli sani. Inoltre alcuni autori hanno riportato un leggero incremento di disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi emotivi o di socializzazione nei nati in seguito a PMA rispetto alla popolazione generale” (p. 101); “le alterazioni dell’imprinting sono ormai documentate, soprattutto in associazione a tecniche quali l’ICSI […] le alterazioni epigenetiche […] si palesano nel corso dello sviluppo pre e postnatale attraverso alterazione delle dinamiche di crescita fetale (restrizione della crescita fetale, disordini neuropsicomotori, modificazioni del programming endocrinometabolico)”. Altri studi hanno documentato l’associazione tra la comparsa di sindromi genetiche e malformative e alterazioni dell’imprinting genomico: sindrome di Angelman, sindrome di Prader-Willi, sindrome di Silver-Russel, sindrome di Beckwith-Wiedemann” (p. 101); “altri studi riportano invece un aumentato rischio di patologia tumorale in particolare se la PMA si associa a peso alla nascita, di stress respiratorio in epoca neonatale, basso punteggio di Apgar e prematurità” (p. 102); “è emersa nei nati in seguito a PMA una maggior percentuale di massa grassa, maggiori valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica e un aumento del rischio di ridotta tolleranza glucidica” (p. 102); “questi dati sembrano confermare la possibilità che le metodiche di PMA alterino alcuni assetti endocrinometabolici a livello fetale e neonatale, con la possibilità che si inneschino patologie croniche a distanza di ordine dismetablolico e degenerativo. Infine, è stato riportato che la nascita in seguito a PMA si associa ad un modesto aumento del rischio di deficit visivi e di asma” (p. 102).
Oltre naturalmente alle percentuali altissime di fallimento (80 %) e al numero esorbitante di embrioni perduti (oltre il 93 %). Embrioni che sono esseri umani in fase embrionale. Lo dice il Ministero…. Senza dimenticare i costi per bambino nato che risulta essere di euro 12.234 sotto i 35 anni, di euro 15.106 tra i 35 e i 38 e euro 32.916 tra i 39 e i 42 anni. Denaro pubblico ovviamente.
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