Paternita negata
di Angela Pandolfi
Abbiamo intervistato Ernesto Emanuele, presidente delle Famiglie Separate Cristiane di cui fa parte anche l’associazione Papà separati.
Sono passati circa tre anni dall’entrata in vigore della legge sull’affidamento condiviso. È cambiato qualcosa per i padri separati?
Direi assolutamente no, la legge 54 sull’affido condiviso praticamente non viene applicata, solo in alcuni tribunali e non tutti, ma solo sotto l’aspetto formale, non come una reale possibilità di cambiamento nei tempi e nelle modalità di incontro dei padri con i relativi figli.
Cosa significa per un padre separato essere vicino a un figlio? Come si può essere presenti, come si può rimanere padre?
La presenza accanto ai figli ha bisogno di tempi adeguati che coprano tutta la vita del figlio, anche momenti molto normali come la preparazione dei pasti, la messa a letto la sera, il risveglio, l’accompagnamento a scuola ecc….
Nell’interesse del figlio, prima e dopo la separazione, i genitori dovrebbero continuare a tracciare un percorso educativo, dovrebbero imparare a collaborare invece che rivendicare spazi e diritti.
Questo avviene?
Se e dove avviene è solo per la buona volontà degli “ex” coniugi, non certo per l’aiuto che da la nuova legge, legge che dovrebbe tutelare i figli dei genitori che non hanno la civiltà di continuare ad “educare insieme”.
Vi è un notevole problema culturale.
Il magistero da sempre in vari documenti ufficiali ha parlato della funzione educante di entrambi i genitori, ma anche altrettanto spesso, magari non in documenti ufficiali, ha “raccomandato e ricordato” alle madri la loro funzione di educare i figli.
Esiste tra l’altro una enciclica sulla educazione della prole: “Divini illius Magistri” del 1929 che tuttavia si riferisce ad un contesto storico differente: oggi, nel momento in cui si parla di adozione da parte dei single o delle coppie gay, sarebbe molto utile un documento del Magistero che affermasse che in famiglia si educa in due, con pari dignità anche se con compiti differenti in ogni età dei figli, possibilmente un documento specifico, come quello del 1929, dedicato al problema della educazione.
I padri dopo la separazione, molte volte, privati di una buona parte del loro reddito, sono costretti a vivere una vita di stenti. Cosa si può fare per evitare questo dramma?
Questa è la realtà: mi dicono che alla Caritas di Milano una notevole percentuale degli italiani assistiti sono padri separati. Noi stiamo dialogando con il comune di Milano per una casa che possa accogliere i padri separati “buttati” fuori dalla casa coniugale in seguito alla separazione.
Quali sono le proposte che la vostra Associazione porta avanti per tutelare la figura paterna?
Oltre quella fatta sopra, di un documento ufficiale del Magistero, portiamo avanti una proposta di legge che fa seguito a quella sull’affido condiviso, una nuova circolare del Ministero della pubblica istruzione sul coinvolgimento nella scuola dei genitori non conviventi con i figli (di solito padri). È importante che cambi anche la cultura che vede troppo spesso la donna come unica educatrice dei figli.
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