La Pira: la vita nascente come “frontiera intransitabile”
di Gianni Mussini
Questa nuova rubrica, curata da Gianni Mussini, vicepresidente del Movimento per la Vita, ci fa conoscere da vicino chi si è battuto a favore della vita. Iniziamo con un testimone che ha lasciato il segno in campo politico: Giorgio La Pira.
Fine anni Venti. Il convento di San Marco, a Firenze. La piazza dove corrono i ragazzi dell’attiguo collegio. Uno di questi è figlio “illegittimo”, come orribilmente si diceva. Un compagno ne insulta la madre. Passa il suo istitutore, un professorino occhialuto che, sedata la rissa, prende per mano il giovane offeso e lo conduce tra le celle del Beato Angelico, sino alla splendida Annunciazione: «Lo vedi? Qualunque cosa dicano di tua madre, tu la devi pensare sempre come una santa perché è come la Madonna, e quando avrai bisogno di qualcosa nella vita prega la Madonna e pregherai tua madre».
Il professorino era Giorgio La Pira. Quel ragazzo Franco Zeffirelli, il regista famoso su cui quel fatto lasciò un’impronta indelebile, tanto che ancor oggi – quando lo ricorda – le sue parole trovano un irresistibile timbro di sincerità.
Perché La Pira cambiava sempre chi aveva la ventura di incontrarlo. Depositava nelle anime un seme luminoso di quello stupore con cui, ventenne, si era convertito trovando nella Chiesa la chiave di lettura del mondo.
Esperto giurista, si innamorò della politica come forma eminente di carità. Finita la guerra, con gli altri “professorini” Dossetti, Lazzati e Fanfani si diede a rifondare il Paese e, prima di tutto, la Democrazia Cristiana. Diventò il “sindaco santo” di Firenze, capace di dialogare con l’Unione Sovietica e il blocco comunista sino a parlare di Cristo agli uomini del Cremlino, come Francesco al Sultano.
Al pari di altri giganti, ebbe una specialissima attenzione alla vita concepita. Perché se il momento dell’Annuncio a Maria è quello decisivo per la storia, è anche vero che esso si rinnova a ogni singolo concepimento, quando il Signore continua a dirci ripeterci che non è stufo di noi…
La Pira certe cose le disse con un piglio di profeta: «L’aborto – scriveva nel ‘76 – produce sconvolgimenti non misurabili nel piano storico di Dio; facendo “franare”… l’intera civiltà umana». Non si pensi a una forma di integralismo indifferente al (raddoppiato) amore che si deve a quelle madri che giungono ad abortire. La Pira attingeva piuttosto alla Rivelazione per esplicitare le ragioni “laiche” del no all’aborto. Di qui quel grido che ancor oggi fa tremare le vene e i polsi: «L’aborto è una frontiera intransitabile per tutti gli uomini nel nome stesso della loro umanità». E di qui anche il giudizio lapidario sulla legge «integralmente iniqua», la 194, che proprio in quel periodo veniva proposta in Parlamento.
Arrivò a scrivere al premier Giulio Andreotti che si dimettesse piuttosto che firmare la 194, «il vero delitto del secolo contro la legge di Dio»; altrimenti, aggiunse, «il Signore ci farà tanto soffrire».
Le cose non andarono nel senso auspicato da La Pira, ma le sue parole rimangono pietre conficcate nel nostro cielo assetato d’amore.
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