CORRISPONDENZA FAMILIARE
di don Silvio Longobardi
Quando lo sposo muore, nell’Eucarestia si vive realmente la comunione con lui
25 Luglio 2016
Don Silvio scrive ad una sposa rimasta vedova e suggerisce di trasformare il dolore in fonte di grazia. Tra pochi giorni ricorderemo la morte di San Luigi Martin. Anche lui dopo 19 anni di matrimonio rimase vedovo e con cinque figle minorenni. La sua luminosa testimonianza è un faro di speranza per tante persone che vivono il tempo della vedovanza.
Cara Florence,
questo è un giorno particolare per te, oggi ricordi il giorno festoso delle nozze, quando hai permesso al tuo sposo di trovare dimora nel tuo cuore. Per sempre. Avete condiviso tanti momenti, il lavoro di Jean Louis vi ha permesso di vivere in luoghi diversi, almeno fino a quando l’età dei figli ve lo permetteva. L’anniversario nuziale è come uno scrigno pieno di ricordi, reliquie preziose di quel tesoro che si chiama vita.
Ma oggi non puoi fare memoria di questa storia senza piangere. Oggi sei sola a guardare la foto delle nozze e quella dei figli. Il ricordo degli anni passati insieme s’intreccia con l’inevitabile tristezza che nasce dal camminare da sola. In realtà non sei veramente sola, la fede illumina a questo riguardo e dona la certezza che la morte cambia la condizione di vita ma non la sopprime. La Messa c’introduce nella comunione ecclesiale con i vivi e i defunti. Una comunione reale anche se non passa attraverso i sensi. La memoria della gioia e della fatica condivisa con il tuo sposo ti immerge nella storia passata, ed è avvolta dalla malinconia; l’Eucaristia invece t’immerge nel presente e ti prepara all’incontro futuro, quando tutto sarà avvolto nella luce di Dio. Una luce senza più ombre.
La fede non chiede alla persona vedova di dimenticare il dolore ma di purificarlo, viverlo fin d’ora nella luce della resurrezione. Il dolore appartiene alla vita coniugale perché da una parte misura l’amore e dall’altra alimenta la nostalgia dell’unità, rimanda all’incontro definitivo.
La morte dello sposo è sempre un’ingiustizia, impossibile non percepire un’interiore ribellione. Anche la croce del Signore è un’ingiustizia ma Dio l’ha trasformata in evento di salvezza. La fede non chiude gli occhi sulla realtà, non invita a dimenticare, non chiede di proiettarsi in speranze illusorie. Al contrario, suggerisce di vivere e offrire il dolore. Quel dolore, che accompagna tutta la vita come una spina della carne, in alcuni momenti emerge con maggiore acutezza. È quello il momento in cui offrire il proprio dolore e partecipare così all’opera della redenzione. Come ha fatto la Vergine Maria.
Carissima amica, ti ringrazio per la tua disponibilità e per la generosità con la quale hai accolto il mio invito. Prego per te e la tua famiglia. In Cristo Gesù, il Dio che per noi si è fatto piccolo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Quando lo sposo muore, nell’Eucarestia si vive realmente la comunione con lui”
L’anniversario nuziale è come uno scrigno pieno di ricordi, reliquie preziose di quel tesoro che si chiama vita.
Grazie don Silvio, di aver condiviso con noi questa bellissima lettera.Le vostre parole, aiutano le persone in situazioni di vedovanza a vivere con maggiore fiducia, speranza e coraggio la dolorosa separazione dal proprio compagno di vita. Allo stesso tempo ravvivano negli sposi il valore della loro unione,la gioia di stare insieme, di amarsi, rispettarsi e di volersi bene.