Rifugiati

I Rifugiati non sono più un’emergenza, ma la quotidianità che chiede risposte

di Ida Giangrande

“Chiunque spara a dei bambini che tentano di fuggire dal terrore è un criminale, come criminale è anche chi li costringe alla fuga dal loro Paese” così Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia, ha commentato la notizia di un nuovo attentato in Siria, proprio alla vigilia della Giornata mondale del rifugiato che si è svolta ieri.

Oltre 65 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette ad abbandonare le loro case, si tratta di un livello senza precedenti“. È il nuovo allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si è tenuta ieri. E proprio alla vigilia di questo momento importante ecco giungere la notizia di una nuova strage compiuta ai danni di profughi siriani che cercavano di attraversare il confine per sfuggire al dramma della guerra.  Quello dei profughi è uno dei nodi più urgenti da affrontare, conseguenza di un conflitto che si protrae in Siria da anni. Secondo l’Onu a causa della guerra sono più di 2 milioni i civili fuggiti in Turchia, mentre non si arresta il fiume di persone che sbarcano senza sosta sulle coste europee. Molte le iniziative organizzate in tutto il mondo per sensibilizzare su una crisi umanitaria mondiale che sembra ridefinire il volto del mondo, ma nessuna sostanzialmente sufficiente a gestire nel migliore dei modi un esodo di queste proporzioni. “Quest’anno è certamente una Giornata dei Rifugiati abbastanza particolare – ha commentato Christopher Hein portavoce del Consiglio italiano per i rifugiati sull’importanza di questa ricorrenza – il quadro delle vittime del primo semestre, che ancora non è finito, registra circa tremila morti nel Mediterraneo. Si tratta di persone che dal Nord Africa o dal Medio Oriente hanno cercato disperatamente di arrivare prima di tutto in Italia, ma poi anche in Grecia o sulle isole greche. Io piuttosto la chiamerei una ‘Giornata contro l’indifferenza’. Noi come Consiglio Italiano per i Rifugiati vogliamo insistere sul miglioramento della situazione cominciando proprio dal sistema di accoglienza, della qualità dell’accoglienza in modo particolare che è sotto l’attenzione pubblica. Si dimentica facilmente poi che alcune persone rimangono: investire oggi sulle famiglie dei rifugiati, domani porterà frutti soprattutto per la persona, ma anche per la società. Dobbiamo uscire da questa ottica dell’emergenza permanente”.




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