19 Maggio 2016

19 Maggio 2016

Piccoli nella fede

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

 

Il commento

Chi scandalizzerà [skandalísē] uno solo di questi piccoli che credono in me” (9,42).  Scandalizzare letteralmente significa diventare un inciampo per gli altri. Non solo non ci preoccupiamo di dare il necessario ma togliamo loro l’essenziale. “Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2284). Quelli che sono più deboli nella fede – i “piccoli” di cui parla il Vangelo – possono più facilmente vacillare. Piccoli nella fede sono anche i bambini. E dunque hanno bisogno, più degli altri, di essere accompagnati e sostenuti dai loro genitori e da quanti hanno una responsabilità educativa. Quanti genitori, pur avendo battezzato i figli e promesso di educarli alla fede, se ne disinteressano o addirittura danno una cattiva testimonianza? Quanti bambini sono costretti a crescere da soli! In un romanzo, ambientato nella Napoli degli anni ’50, Erri De Luca racconta la vicenda di un ragazzo sulla soglia dell’adolescenza che sperimenta l’assenza dei genitori: “I grandi vanno dietro ai loro guai e noi restiamo nelle case sorde che non sentono più un rumore” (Montedidio, 75).

Teresa di Lisieux ricorda con gratitudine la testimonianza luminosa che ha ricevuto in famiglia, da tutti e da ciascuno. Ma in modo particolare da colei che ha scelto come seconda mamma. Nelle sue pagine c’è un frammento luminoso: “Accanto a Paolina, presi la decisione di non allontanare mai la mia anima dallo sguardo di Gesù” (Ms 22r). Poche parole come queste fanno comprendere il valore e la fecondità della testimonianza. Nelle apparizioni di Fatima, la presenza angelica precede quella della Vergine, i fanciulli vedono un angelo che s’inginocchia con la testa fino a terra e prega. Non dice e non chiede altro. Ma i piccoli sono interiormente spinti a pregare allo stesso modo. In questa immagine c’è tutto il ministero che i genitori sono chiamati a vivere. Preghiamo perché sappiano seminare la luce nel cuore dei figli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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