CORRISPONDENZA FAMILIARE
di don Silvio Longobardi
“Mio figlio è malato”: la paura di guardare il dolore innocente
25 Aprile 2016
Cosa accade nel cuore dei genitori che scoprono la malattia di un figlio? Don Silvio invita una coppia di amici ad avere speranza e ad aggrapparsi alla preghiera, perché “vi sono eventi che sembrano una pietra d’inciampo, ci appaiono come ostacoli insormontabili; ma a distanza di tempo proprio quei fatti si rivelano provvidenziali”.
Cari amici,
la distanza geografica non diminuisce l’affetto, condivido pienamente la vostra trepidazione per Ernesto, ancora troppo piccolo per affrontare una malattia il cui solo nome spaventa. Avete tutte le ragioni per essere preoccupati. Un tumore, anche se benigno, è come vivere sotto minaccia. Questa mattina ho celebrato la Messa per lui ed ho chiesto alle suore di unirsi alla preghiera. Anche oggi e domani rimango con il cuore attaccato al vostro figlio e prego la Vergine Santa di darci un segno della sua bontà materna. Domani è la festa della Supplica. La invocheremo con fede.
Sì, è un tempo di prova. In verità, la prova dura da molto tempo e chissà per quanto ancora dovrà accompagnare i vostri passi. Avere un figlio significa offrirlo ogni giorno al Signore e soffrire per lui passo dopo passo. Ogni evento è una nuova responsabilità, ogni sofferenza è una nuova prova. È il prezzo della genitorialità. Diventare genitori significa generare ogni giorno e, ogni volta, con lo stesso dolore. E senza mai poter dire: è compiuto! Il figlio rimane sempre figlio, anche quando, ormai adulto, abbandona la casa per farsi una nuova famiglia, e per lui, da lontano, in silenzio, si continua a soffrire.
Cosa dirvi più di quello che già vi ho scritto lo scorso anno? Le parole non bastano più. Serve solo la preghiera, tanta preghiera e la certezza di un’amicizia che proprio in questi momenti si fa più concreta, più decisa, più affettuosa. L’amicizia è l’unica parola che la Chiesa può dire nel tempo della prova. E insieme all’affetto, l’annuncio di speranza con le parole del profeta Sofonia: “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!” (Sof 3, 16). Il Signore sa come scrivere dritto sulle righe storte. E san Paolo aggiunge: “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8, 28). Non ho che queste poche parole da dirvi. Ma è Parola di Dio! Ed è parola che opera con potenza. In questi giorni lasciatevi illuminare dallo Spirito. Vi sono eventi che sembrano una pietra d’inciampo, ci appaiono come ostacoli insormontabili; ma a distanza di tempo proprio quei fatti si rivelano provvidenziali, attraverso di essi il Signore ha scritto qualcosa di bello nella vita di una persona. Certo, passando per la croce. Inutile nasconderlo. A te, Martina, chiedo di contemplare Maria ai piedi della croce. E per te scrivo questo preghiera:
Quando la tempesta del dolore
fa vacillare la tua fragile speranza
aggrappati alla nuda croce,
ad essa sola.
E quando hai paura di guardare il dolore innocente
ricordati che Qualcuno
prima di te si è assiso sulla croce
e ne ha fatto il suo trono.
E quando non hai più parole da dire
ma solo lacrime da versare
contempla Maria
che rimase ai piedi della croce,
in un silenzio colmo di attesa.
Preghiamo che questo tempo di sofferenza diventi esperienza di conversione per voi e per la vostra famiglia. Rimango con voi. Vi abbraccio con affetto, cari amici e fratelli nel Signore. E vi benedico.
don Silvio
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su ““Mio figlio è malato”: la paura di guardare il dolore innocente”
La parola dolore e un bisturi come il chirurgo che opera è se opera male il paziente muore a volte succede l’attenzione prima verso i genitori e principale ed importante perché sono colore che devono portare i Cirenei e comprendono il peso il sacrificio la delusione il distacco dalle vanità del mondo la vita si fa carne e per me questi sono gli evangelizzatori no perché ….ma perché vivono Buon giorno