Aborto

Troppi obiettori o troppe persone che ci ricordano la dignità di un bambino nel grembo materno?

di Gabriele Soliani

Un organismo secondario del Consiglio d’Europa, il Comitato dei diritti sociali, ha accolto in questi giorni l’esposto dei medici della Cgil secondo cui le donne incontrerebbero difficoltà nell'accesso ai servizi pubblici d'interruzione della gravidanza (l’aborto).

L’Italia violerebbe quello che viene definito “diritto alla salute”, “forzandole” a rivolgersi a strutture private o all’estero. L’aborto è considerato un “diritto alla salute”, mistificando gravemente il gesto in sé perché chi subisce è invece il povero feto-bimbo che viene volontariamente e “legalmente” soppresso. Roma è accusata anche perché discriminerebbe medici e personale sanitario non obiettore in materia di aborto.  Il Consiglio che vigila sulla questione della Carta Sociale europea non ha valutato i dati che emergono annualmente sull’attuazione della 194 in Italia. Tra l’altro questo giudizio contraddice  il pronunciamento che era stato fatto nel 2010 sulla obiezione di coscienza dal Consiglio d’Europa. Pronunciamento dove si invitavano gli Stati membri a tutelare innanzitutto il diritto all’obiezione di coscienza per tutti, e, valutando la posizione italiana, si era preso atto che essa era corretta contemperando i diritti della donna e, dall’altro, i diritti degli obiettori di coscienza.

In Italia i ginecologi obiettori sono circa il 60%, con punte al Sud dell’80%. I motivi sono chiari: non ne possono più di eliminare bambini nel ventre materno (come dice Papa Francesco nell’Amoris Laetitia) e di vedere come l’aborto, in molti casi sia, diventato una specie di “contraccettivo” in una Nazione che non fa più figli. Questo sì che dovrebbe essere valutato dalla commissione Europea!

Nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia  Papa Francesco ricorda «il diritto alla vita del bambino innocente che cresce nel seno di sua madre», e ha ricordato alla donna «che in nessun modo è possibile presentare come un diritto sul proprio corpo la possibilità di prendere decisioni nei confronti di tale vita, che è un fine in sé stessa e che non può mai essere oggetto di dominio da parte di un altro essere umano. Perciò a coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza».

Non esiste un “diritto” all’aborto perché l’embrione è una nuova vita umana sulla quale la madre (e il padre e lo Stato) non ha diritti e l’obiezione di coscienza è un obbligo morale sacrosanto per i medici.




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