Accoglienza

“Perché non vi aprite all’adozione?”

di Giovanna Abbagnara

Camilla ed Enrico: storia di una famiglia che ha scelto di mettere in campo tutte le sue risorse e di fidarsi dell’amore.

Camilla ed Enrico hanno vissuto un fidanzamento rapidissimo. Si sono conosciuti a 25 anni, a 26 erano già sposi. Era il 1994. Provenivano da due città diverse, due cammini di fede separati ma avevano entrambi le idee chiare sul matrimonio e il desiderio condiviso di formare una famiglia cristiana. L’apertura alla vita è stata immediata e la gioia dell’attesa del primo figlio non si è fatta attendere. Hanno vissuto questa gravidanza con la trepidazione di ogni genitore e la certezza che questo figlio avrebbe dato maggiore pienezza al loro matrimonio. Dalla ecografia strutturale sanno che è un maschietto, lo chiameranno Emanuele. Alla 35° settimana di gestazione, quando ormai mancavano pochi giorni al parto, per una trombosi della placenta, Emanuele muore nel grembo materno. Per Enrico e Camilla è un dolore immenso, una prova che mette in crisi tutto, anche la fede. Si chiedono mille volte il perché di quel dolore, sono attoniti di fronte alla morte. Ma il loro rapporto di coppia non vacilla. Fanno memoria di una frase ascoltata ad un convegno Famiglie verso Assisi e cioè che “nella vita di coppia la diversità spesso è nel dono, il tramonto dell’uno è il sorgere dell’altro e viceversa”. Così è accaduto per loro, Enrico è stato più forte e pian piano ha riportato Camilla ad avere di nuovo fiducia in Dio. Si sono aperti alla vita con la stessa disponibilità e apertura del cuore. Ma forse i disegni sulla loro famiglia erano diversi. Camilla dopo Emanuele perde altri tre bambini per aborti spontanei. L’ultima gravidanza è addirittura extra-uterina. Camilla è sottoposta ad intervento chirurgico con asportazione della tuba. Questi eventi minano molto il loro stato psicologico. Si lasciano attrarre dalla possibilità di fare una fecondazione assistita. Incontrano durante questo percorso una psicologa che dice a Camilla: “Tu devi fare una scelta, questo cammino prevede che tu faccia una scelta, perché non vi aprite all’adozione?”.

Camilla resta muta, non ci aveva mai pensato risponde alla psicologa: “Ho bisogno di metabolizzare questa sua proposta”. Ne parlano insieme e decidono di interrompere il percorso per la fecondazione e di iniziare quello per l’adozione. Si sperimentano in questa nuova storia trovando accoglienza e grande disponibilità presso i Servizi Sociali del Comune di Bologna che li segue. A febbraio del 1999 Camilla ed Enrico ricevono l’idoneità. Inizia il tempo dell’attesa. Fino al 7 settembre dello stesso anno. Alle sette e mezza della mattina Enrico riceve una telefonata dal giudice del Tribunale minorile di Bologna che li convoca a distanza di una settimana. Durante questo colloquio il giudice presenta loro due possibilità: un bambino di circa tre anni con problemi di maltrattamenti oppure una bambina piccola di appena due mesi, ma potenzialmente con problemi di salute perché è nata positiva al Citomegalovirus che in molti casi può provocare la sordità oppure danni alla vista. Si guardano negli occhi. Hanno già scelto, non hanno dubbi. Sono propensi per la bambina. Il giudice consiglia loro di parlarne e poi di comunicare la decisione con una telefonata. Quando sono usciti si sono abbracciati e la decisione era già nel cuore. Hanno telefonato la sera stessa. Dopo una settimana si sono recati insieme all’Assistente Sociale presso la famiglia che aveva in affido la piccola Francesca (nome di fantasia). Una famiglia tutta speciale, con un figlio disabile e altri due figli. L’accoglienza è stata straordinaria. “Ci siamo scambiati qualche parola” ricorda Camilla. “Francesca dormiva nella camera dei bambini. Ci siamo avvicinati e ricordo che lei ha aperto un occhio, ci ha guardati, ha richiuso l’occhio e si è rimessa a dormire”. Camilla ed Enrico restano sorpresi, accolgono quel gesto come un’accoglienza da parte della bimba. Non possono prenderla subito. Devono aspettare il giorno successivo e così si recano ad un albergo vicino per trascorrere la notte. Sono felici come non mai. Vanno in giro a comprare le cose che servono per la loro piccolina. Il giorno seguente, puntuali sono lì per diventare da quel momento e per sempre i genitori di Francesca. Dopo essere usciti di casa della famiglia affidataria con la bambina, dopo pochi metri, Enrico ferma la macchina e finalmente un pianto liberatorio di gioia infinita li stringe in un abbraccio indimenticabile. La loro unione si dischiude a quel dono meraviglioso. “Da quel momento” dice Camilla “Il nostro cammino di fede è esploso.

Ritrovarmi mamma in modo diverso mi ha condotto ad una gratitudine immensa verso il Signore. Non solo. Questo evento ha generato anche un’amicizia grandissima con la famiglia affidataria di Francesca. Tanto da decidere che Enrica, la mamma affidataria fosse la madrina della Prima Comunione e poi di Cresima di Francesca e con loro abbiamo anche deciso di partecipare all’evento Famiglie verso Assisi che si tiene ogni anno”. (vd in calce esperienza della famiglia affidataria). Enrico e Camilla scelgono da subito di dire a Francesca la verità e cioè che la sua mamma biologica non se la sentiva di crescerla e aveva chiesto aiuto al giudice perché scegliesse per la sua bambina una famiglia che potesse prendersi cura di lei. Lei ascoltava in silenzio. Ma accoglieva le parole dei suoi genitori tanto che fin dal primo giorno di scuola sia alle elementari che in prima media si presentava dicendo che aveva una storia diversa dagli altri, raccontando di essere stata adottata (vd box tema di Francesca). C’è stato un momento in cui Francesca ha tirato fuori la sua storia analizzandola in modo più critico. Ed è stato quando Camilla ed Enrico hanno scoperto di essere in attesa di un figlio proprio quando avevano deciso di aprirsi nuovamente all’esperienza di adozione. Francesca aveva sei anni, quando è nato Giulio. Vedeva la pancia, vedeva che la mamma allattava il suo fratellino e si faceva delle domande. Ma ha superato questo momento con grande maturità. Oggi Enrico e Camilla, sull’esempio della famiglia affidataria vogliono aprirsi all’esperienza dell’affido. Ogni famiglia è una risorsa straordinaria per tutti.

Tema della piccola Francesca

Il tempo cancella anche i ricordi ma in ciascuno di noi vi è almeno una persona che sicuramente non verrà mai dimenticata.

Una persona molto significativa per me è stata Enrica e la sua famiglia che mi ha avuto in affidamento appena nata per due mesi. Si sono presi cura di me, dai filmati che ho visto due dei suoi figli facevano a gara per tenermi in braccio! Mi vogliono bene e io ne voglio a loro. La rivedo ogni anno, ad Assisi, verso aprile per la giornata delle Palme, e tutte le volte le corro in contro per abbracciarla forte! Dall’insieme dei video che i miei genitori adottivi Camilla ed Enrico, era lei che mi dava da mangiare e mi faceva addormentare, lo faceva con amore. Carlo, suo marito, si doveva prendere cura di Francesco, il figlio disabile. L’ho scelta per farmi da madrina per la mia prima Comunione e per la Cresima. Io mi ritengo fortunata ad averla incontrata, e senza di lei, che per me è come una terza mamma, mi sentirei incompleta. Lei è la persona più dolce che abbia mai conosciuto, non mi stanco mai di parlare di lei e con lei. Non dimenticherò mai Enrica, ha lasciato una macchia indelebile nella mia vita.

La testimonianza della famiglia affidataria

Leggendo un articolo pubblicato da un bollettino, siamo venuti a conoscenza della necessità di reperire sul territorio bolognese, famiglie disposte ad accogliere questi bambini per il tempo necessario allo svolgimento delle pratiche riguardanti l’adozione, un tempo che comunque non supera i tre mesi. È bastato uno sguardo fra noi, poi un incontro con il presidente dell’ANFAA e siamo approdati ai Servizi Sociali della Provincia di Bologna preposti alla tutela dei minori esposti. Dopo una serie di incontri necessari ad approfondire la conoscenza del problema e la nostra reale disponibilità a portare avanti l’esperienza, in un caldo giorno di estate è arrivata una persona a casa nostra: Francesca, una bellissima bambina di soli quindici giorni di vita. L’aspetto che ci ha immediatamente colpiti è stato il cambiamento avvenuto nella piccola subito dopo la sua dimissione dall’ospedale: era una bambina leggermente sottopeso e che si alimentava a fatica. Dopo solo due giorni di vita in famiglia aveva imparato a succhiare con energia, crescendo di quasi cento grammi. Durante il suo periodo di permanenza presso di noi, non sono mai mancati i contatti con le assistenti sociali della Provincia, con i loro consigli, la provata esperienza, la profonda umanità. È stata per noi e per i nostri bambini un’intensa esperienza d’amore, una grossa ventata di umanità. Quante domande, curiosità, attenzioni e quanto darsi da fare… un piccolo presepe vivente sotto il sole di agosto! Dopo circa un mese e mezzo, il giudice tutelare ha scelto una mamma ed un papà per Francesca. Sono venuti a casa nostra per due pomeriggi consecutivi, per conoscere la bambina e prepararsi ad accoglierla come propria, per sempre. È stato uno dei momenti più emozionanti di questa storia e della nostra stessa vita. Ci è stato concesso di assistere ad un piccolo grande miracolo: una nuova famiglia che si costituiva sotto i nostri occhi, con un’emozione ed una delicatezza indescrivibili. Poi la partenza, la culla legata sul sedile dell’automobile e la consapevolezza profonda che per loro stava iniziando una nuova vita… Per noi la consapevolezza che anche per Francesca iniziava la sua vera vita.

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2 risposte su ““Perché non vi aprite all’adozione?””

perfetto dal punto di vista teorico. purtroppo ci sono molte difficoltà pratiche a cominciare dai costi (parliamo di 30000 trentamila euro) dalle garanzie finanziarie richieste (sic!) e dalle difficoltà effettive: più della metà dei miei amici-conoscenti hanno finito per sfaldare la famiglia iniziale…

questa è la favola a lieta fine…dove ci sono persone straordinarie, dove la pubblica amministrazione funziona, edi passaggio è sereno, sicuro, cxontrollato, verificato….venite al sud, al sud del sud…la Calabria, dove ogni passaggio burocratico è un “favore”…una “cortesia personale”….dove bisogna guardarsi da tutti, cominciando da alcune.,..”Associazioni”….dove la pubblica amministrazione noin agevola, favorisce, snellisce….ma crea percorsi a ostacoli…, dove, appena arrivati dalla Russia con mia figlia, dopo che il Tribunale minorile regionale aveva ottimamente gestito la procedura, ho dovuto fare causa al Comune….perché nella “trascrizione” degli atti aveva “sbagliato” a scrivere correttamente il comune di nascita della bambina, con tutte le negative conseguenze….e, dopo aver consegnato copia della sentenza, dove il comune veniva condannato alla rettifica deòl grossolano errore, mi sentivo dire… ” avete sbagliiato , bastava chiedere al Sindaco, e evitavate spese e poreoccupazioni…un favore non si nega a nessunoi….!”
…e per amor di pace, mi fermo qui, perchè centinaia sarebbero gli episodi da raccontare, magari ridendo…per non piangere

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