27 Marzo 2016

27 Marzo 2016

Le campane della speranza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il commento

Entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte” (20, 6-7). Non è ancora il Vangelo della resurrezione ma quello dello stupore, in questa pagina non risuona l’annuncio degli angeli, il Risorto resta ancora nascosto. In primo piano c’è il mesto pellegrinaggio delle donne che restano stordite e sorprese dinanzi al sepolcro vuoto. E c’è la corsa affannosa di Pietro e Giovanni che non incontrano il Signore ma quello che vedono è sufficiente per aprire la porta della fede (20,8). Non è facile raccontare cosa è accaduto: “A nessuno fu dato di vedere i primi istanti di quella gloriosa resurrezione”, scrive Origene, un teologo del terzo secolo. Ma dobbiamo stare attenti a non ridurre la resurrezione ad un fatto puramente simbolico. “Cristo è risorto”, annunciamo oggi. E rispondiamo: “è veramente risorto”. È risorto una persona, non un’idea. Dalla Pasqua nasce un popolo nuovo. Durante la visita pastorale in una parrocchia, visitando una scuola materna, don Tonino Bello chiese ai bambini chi era il Vescovo. Uno dei piccoli, associando la visita del vescovo al suono festoso delle campane, disse: “è quello che fa suonare le campane”. Don Tonino commentò così: “Questa definizione forse è poco teologica, ma profondamente umana. Sarebbe bello che la gente dicesse di tutti noi che siamo quelli che fanno suonare le campane della Pasqua, le campane della speranza”.

 

Oggi chiediamo la grazia di alimentare il fuoco della fede, nutrendola con una più intensa partecipazione eucaristica. Senza la grazia che viene da Lui tutte le nostre intenzioni rimangono sulla carta. E impegniamoci ad annunciare il Vangelo senza paura, non solo con le parole ma anche con la testimonianza della vita, facciamo vedere con i fatti che il Signore è veramente risorto per portare a tutti gioia e salvezza. “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”, scriveva santa Caterina da Siena (Lettera 368).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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