26 Marzo 2016

26 Marzo 2016

Angoscia, tempo di salvezza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,1-12)
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Il commento

“La pietra è rotolata, tutto è silenzio. È lo shabbat misterioso. Tutto tace, la creazione trattiene il respiro” (Bartolomeo I). Cosa è accaduto dopo il tumulto degli eventi? Come hanno vissuto i discepoli il dramma della morte? Non è facile parlare perché il silenzio avvolge ogni cosa. Maria attende, con il cuore colmo di speranza. Le donne attendono l’alba del nuovo giorno per ungere il corpo di Gesù. I discepoli invece rimangono nascosti, turbati e impauriti. La sepoltura appare come la definitiva conclusione della storia, il punto di non-ritorno. Quando Gesù viene deposto nel sepolcro il giorno corre verso il tramonto, è l’inizio del sabato. Quella festa, tante volte attesa con gioia, quell’anno ha un sapore amaro. I discepoli erano frastornati, non sanno più cosa pensare: la luce di Dio, quella luce che avevano intravisto sul volto e nella Parola di Gesù, era stata soffocata. Anche Dio sembra rimanere assente. Un autore dei primi secoli così richiama l’evento: “Oggi un grande silenzio avvolge la terra. Un grande silenzio e una grande calma. Un grande silenzio, perché il Re dorme. La terra ha rabbrividito e si è ammutolita, perché Dio si è addormentato nella carne”. E tuttavia, nonostante l’inevitabile turbamento c’è come un’impalpabile attesa. Come se qualcosa dovesse ancora accadere. Anche noi abbiamo bisogno di sostare in silenzio per masticare gli eventi, rileggere i fatti, ritrovare parole antiche per giudicare quello che oggi accade. Non è facile quando la vita è attraversata da fatti drammatici o quando quella casa, faticosamente costruita, crolla d’improvviso e lascia solo rovine. È tutto finito! Almeno così sembra. “È sperare la cosa difficile. A voce bassa e vergognosamente. La cosa più facile è disperare ed è grande la tentazione” (Charles Péguy). Eppure anche il sabato santo appartiene ai giorni della salvezza, l’angoscia, l’inquietudine e gli affanni sono esperienze attraverso le quali Dio parla. Anzi, molto spesso sono proprio questi i tempi privilegiati in cui la luce di Dio intrufola nella vita delle persone. Oggi chiediamo la grazia di restare in ascolto perché in ogni evento Dio nasconde una parola che può salvare la nostra vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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