di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Il commento
Iniziamo oggi la lectio continua del Vangelo di Giovanni, ci accompagna fino alla settimana santa e verrà poi ripresa nel tempo pasquale. Protagonista di questo episodio è un anonimo funzionario del re, un uomo abituato a frequentare le corti dei potenti. In questo caso, però, si presenta come un umile mendicante che chiede la grazia per il figlio gravemente ammalato (4,47). Nella vita ci sono eventi dolorosi che fanno male ma permettono di scoprire una realtà che non appare ai nostri occhi accecati dall’orgoglio. Gesù lo accoglie con un rimprovero: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (4,48). L’espressione “segni e prodigi” (sēmêia kai térata) ricorda le opere compiute da Dio in favore del suo popolo (Dt 6,22; 26,8; 34,11). I prodigi sono un segno eloquente dell’amore, contengono un implicito invito a credere in Colui che opera. La parola di Gesù non è rivolta solo al funzionario, il plurale chiama in causa tutta la comunità dei credenti. Egli chiede di superare una fede che ha bisogno di “segni e prodigi”; invita i discepoli a non fermarsi ai segni miracolosi ma a scoprire Colui che li opera. La vera fede non ha bisogno di vedere segni e prodigi, non cerca garanzie e prove umane. Gesù mette in guardia da ogni forma di superficiale adesione, da ogni tentativo di rendere comprensibile e ragionevole quello che per sua natura è un atto di resa che supera ogni umana capacità. I discepoli non devono cercare né pretendere prodigi. E tuttavia, per aprire gli occhi degli uomini, Dio si è manifestato nella carne (Gv 1,14). È Gesù il segno, il sacramento della presenza di Dio nella storia. Le sue opere svelano il volto di un Dio che non rimane estraneo alla vicenda e alla sofferenza degli uomini. Per questo, dopo aver chiesto di purificare il cuore, Gesù accoglie l’umile e sincera richiesta di quel padre disperato. Oggi chiediamo la grazia di affidarci umilmente nelle mani di Dio con la consapevolezza che tutte le sue vie, anche quelle fasciate di dolore, ci conducono verso la pienezza.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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1 risposta su “Se non vedete”
o sIGNORE, DAMMI UNA FEDE CHE NON HA BISOGNO DI VEDERE SEGNI E PRODIGI; GARANZIE E PROVE UMAANE. iO FIDO DI TE SIGNORE.