15 febbraio 2016

15 Febbraio 2016

La carità nascosta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Il commento

Vi sono parole che risplendono sul cammino dei popoli, schegge luminose che hanno contribuito a formare la coscienza dell’umanità. Il brano evangelico di oggi appartiene a questa categoria, ha radicalmente cambiato il modo di concepire l’esperienza religiosa. Gesù ricorda che non si arriva a Dio senza passare per il prossimo, non si ama veramente Dio se non amiamo il prossimo. Non possiamo stare dinanzi a Dio se non impariamo a fare i conti con il prossimo. La parola di Gesù è semplice, non chiede di fare cose grandi: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, …” (25,35). Non domanda di aprire una catena di ristoranti e neppure di costruire pozzi. Più semplicemente chiede di non far mancare il pane a chi ha fame, dare un po’ d’acqua a chi ha sete, un vestito a chi è nudo, ospitalità a chi è straniero. Non domanda di guarire gli ammalati o di liberare i carcerati ma di andare a visitarli perché nessuno si senta solo. Si tratta di cose semplici che tutti possono fare. Il Vangelo non chiede di fare opere straordinarie, quelle che strappano l’applauso ma spesso generano vanità; ma propone una carità a portata di mano. Una carità nascosta che nessuno nota, se non Dio che vede nel segreto. La carità che attraverso e plasma la vita quotidiana di una famiglia. Fede e carità non camminano per vie separate, ma s’intrecciano continuamente. La fede apre alla carità e la carità manifesta la fede. La carità nasce dallo sguardo e sarà vissuta tanto più intensamente quanto più abbiamo la percezione di amare e servire Dio nel prossimo. Per questo Gesù ricorda: “l’avete fatto a me” (25,40). Lo sguardo di fede, che riconosce nel prossimo, anche il più piccolo e disprezzato, la persona di Gesù, motiva e accresce l’impegno di carità. La fede dunque resta l’oggettivo punto di partenza. “Ciò che mi attirava, era Gesù nascosto in fondo alla sua anima… Gesù che rende dolce ciò che c’è di più amaro” (Ms C 14r), scrive santa Teresa a proposito di una suora che suscitava la sua istintiva antipatia. Tutti vogliono essere eroi, oggi chiediamo la grazia di essere militi ignoti di una battaglia che fa della carità la sua prima e unica arma.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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1 risposta su “La carità nascosta”

E’ importante leggere ricordare e proporre
la I Lettera di Giovanni Evangelista.
Anche per capire perchè e come siamo figli di Dio: ” lo siamo veramente … “.
Non “adottivi ” (Paolo Ap. dottore della Legge) ma veramente.
E la lettera di Giacomo per capire bene come agire.

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