Selezione eugenetica

Solo bimbi sani: così si “congela” la dignità umana

di Gabriele Soliani

La Corte Costituzionale italiana legittima la selezione eugenetica: come dimenticare gli orrori del nazismo se si ripetono anche oggi sotto i nostri occhi? Il numero degli embrioni malati e per questo sacrificati è superiore a quello degli aborti volontari. Non si può definire anche questa purezza della razza?

Con la sentenza n. 229/2015, depositata l’11 novembre, la Corte Costituzionale ha tolto un altro dei “paletti” della legge 40 del 2004. Aveva già permesso la sovrapproduzione (cioè non solo 3) di embrioni (sentenza n. 151 del 2009) e la fecondazione eterologa (cioè con gamete estraneo alla coppia) affermando che esiste un “diritto al figlio” (sentenza n. 162 del 2014) con la sentenza n. 96 del 2015.  Aveva già riconosciuto il diritto delle coppie “non sterili” portatrici sane di patologie genetiche di accedere alla fecondazione extracorporea ed alla diagnosi genetica preimpianto, al fine di selezionare gli embrioni e trasferire in utero solo quelli sani, ed ora come conseguenza “logica” la nuova pronuncia dichiara incostituzionale il divieto di “ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni”. Inoltre decade anche la relativa sanzione (art. 13, comma 3, lett. b e comma 4 legge 40 del 2004) per chi selezionava gli embrioni. La selezione degli embrioni era una condotta ritenuta dal legislatore assai grave, tanto da punirla con la reclusione da tre a nove anni e con la sospensione dall’esercizio di una professione sanitaria fino a tre anni. Ora, improvvisamente, una pratica che il Parlamento aveva vietato e sanzionato severamente, per i giudici costituzionali diventa lecita e non punibile.

Come abbiamo sempre affermato tutto parte dalla legalizzazione dell’aborto. Infatti la Corte richiama l’art. 6 della legge 194/1978 sull’aborto.  La motivazione è questa: la selezione sarà possibile per evitare l’impianto nell’utero della donna di embrioni affetti da malattie genetiche trasmissibili di gravità pari a quella prevista dalla legge per l’aborto dopo i novanta giorni. Dopo i 90 giorni l’aborto è permesso in riferimento al “grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna” (si badi bene non del bambino).  La sentenza dà per scontato che il semplice timore che il figlio possa essere malato determini nella donna un grave pericolo per la sua salute fisica e psichica. Quindi, dice le sentenza, perché impiantare un embrione ipoteticamente non sano se poi la donna lo abortirebbe dopo i 90 giorni. Evitiamogli l’aborto e permettiamogli di selezionare, cioè scartare, eventuali embrioni non sani. La sentenza è di una logicità disarmante!

Tuttavia, per ora, questi poveri embrioni-bambini non potranno essere soppressi e saranno congelati, perché la Corte ha sentenziato che l’embrione, anche se non sano, non è un “semplice materiale biologico”.

Infatti i giudici hanno ritenuto legittimo l’art. 14 della legge 40 che vieta la soppressione degli embrioni scartati affermando che essi hanno una “dignità” (la Corte non ha, però, parlato di un diritto alla vita). Sembra strano ma dopo questa sentenza l’embrione è ancora di più un oggetto nelle mani dei medici e dei biologi, liberi di sottoporlo a diagnosi genetica pre impianto, di scartarlo se malato o non perfetto e di congelarlo.

In Italia ogni anno siamo invitati a non dimenticare gli orrori del nazismo, ma questa sentenza sembra legittimare la selezione degli uomini di triste memoria. Il principio di uguaglianza di tutti gli esseri umani è così violato. Ma tant’è ricordiamo che il numero degli embrioni sacrificati per la “medicina dei desideri” è superiore a quello degli aborti volontari (ben 143.770 nel 2013), e quelli conservati nel gelo a tempo indeterminato erano già 22.143 nel 2013. Ma la Corte potrebbe non fermarsi ancora e, per una triste ma logica conseguenza, permettere alla scienza l’utilizzo dei poveri embrioni abbandonati.




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