testimonianza

Karol Wojtyła, quando la santità genera santità

Jerzy Ciesielski, Venerabile Servo di Dio, laico e padre di famiglia

di Przemysław Kwiatkowski Docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia

Nella Domenica della Misericordia, il 27 aprile, la Chiesa vivrà la canonizzazione di Giovanni Paolo II, un dono e nello stesso tempo un richiamo. Incontrare un santo vuol dire infatti essere coinvolto in una storia concreta, capace di generare una nuova esperienza di fede, speranza e carità. Pertanto, chi si avvicina alla santità del Papa della famiglia, prima o poi sentirà un invito a percorrere lo stesso cammino.

Se torniamo ai primi anni del ministero pastorale di don Karol Wojtyła, troviamo testimonianze molto eloquenti del suo guardare insieme il mistero di Dio e quello dell’amore umano. La prima che riusciamo a recuperare risale all’anno 1951. In una breve riflessione, scritta in occasione di una veglia di preghiera, il giovane sacerdote affermava: «Il regno di Dio – è tutta la nostra vita. Padre e madre. Moglie e marito. Figlia e figlio. Tutti e tutto, nella vita e nella morte. Non ci abbandona mai e in nessun posto. Sempre basterà. Tutto abbraccia. Tutto copre. Tutto trasforma. Tutto santifica. Tutto salva» (Tajemnica Boga, Kraków 2013, p. 66). Già in quel periodo la verità condivisa dal curato della parrocchia di San Floriano diventava un dono e un invito. Lo testimoniano sia le parole scritte sia la vita delle persone. Nel diario di Jerzy [Giorgio] Ciesielski, studente del Politecnico di Cracovia, che all’inizio degli anni Cinquanta cominciava a frequentare i diversi appuntamenti proposti da don Karol, troviamo un’eco forte delle parole del sacerdote: «Esercitarsi sempre nella consapevolezza della presenza di Dio. Nella Sua compagnia, così stretta che abbraccia tutto, passiamo la giornata intera. Dio è la Persona reale che mi ha amato. Perciò anch’io lo devo amare. Ed amare vuol dire donare me stesso» (Archivio).

Possiamo anche vedere come questo incontro personale con il Signore diventava sempre di più un’esperienza della Chiesa, particolare poiché tipicamente domestica. Alcuni anni dopo, preparandosi sotto la guida di Karol Wojtyła alle nozze con Danuta, Jerzy scriveva: «Il matrimonio non è soltanto una questione tra due persone. È la questione di due persone di fronte a Dio che è il Creatore e il Fine sia di ciascuna di esse sia della stessa coppia di sposi. Da qui scaturisce la realizzazione della propria vocazione e anche un merito dinanzi a Dio». Uniti nel sacramento del matrimonio non sono infatti due individui messi insieme per una più o meno determinata finalità, ma un uomo e una donna che, pur non perdendo niente delle proprie caratteristiche personali, formano un nuovo soggetto dinanzi a Dio. Già nel tempo del fidanzamento Jerzy chiedeva la grazia di imparare a guardarsi l’un l’altro come un dono di Dio, per poter amarsi reciprocamente con l’amore di Cristo e della Chiesa: «Che io tratti la mia fidanzata come il Tuo dono e la ami con il Tuo amore, il cui esempio ci ha donato mediante il Tuo amore per la Chiesa. Che io prenda a cuore l’ideale del matrimonio cattolico e consideri la sua realizzazione l’impegno principale della mia vita». Due settimane prima del loro matrimonio, Jerzy e Danuta, accompagnati da don Karol, sono partiti per un paio di giorni per vivere un momento di ritiro spirituale. Il primo giorno è stato dedicato alla meditazione del mistero della Santissima Trinità e solo successivamente si è parlato delle gioie e delle fatiche della vita coniugale e familiare. Per la giovane coppia si trattava della preparazione diretta al sacramento che hanno celebrato il 29 giugno 1957. Per il giovane prete era un’occasione di approfondire l’autentica spiritualità vissuta all’interno dell’amore umano. Lo conferma del resto la dedica che l’autore di Amore e responsabilità ha lasciato nella prima copia del libro regalata agli amici. Riferendosi a quei giorni condivisi insieme, Wojtyła, nel frattempo diventato vescovo ausiliare, scriveva: «Caro Jurek e Cara Danusia, mi permetto di ricordare quella conversazione sul treno per Ptaszkowa, il cui coronamento è proprio questo libro. E voi stessi sapete meglio che cosa in più esso coroni e a che cosa introduca. Zio».

La storia dell’amicizia di Jerzy, Danuta e “zio” Karol ha avuto diverse svolte. Mons. Wojtyła è stato eletto Arcivescovo Metropolita di Cracovia e creato Cardinale. La famiglia Ciesielski è cresciuta, sono arrivati tre figli, Jerzy si è dedicato al lavoro scientifico ed è diventato docente al Politecnico. Insieme ad altre famiglie hanno continuato però a passare insieme le vacanze – in montagna e presso i laghi, a incontrarsi per scambiare le opinioni sulla vocazione dei laici nel mondo contemporaneo, sempre sostenuti dalla presenza, parola e preghiera di “zio” Karol.

Con l’andare del tempo, gli incontri hanno preso la forma di seminari, durante i quali si parlava dei problemi della vita coniugale e familiare, in particolare della missione realizzata non tanto nelle strutture istituzionali, ma soprattutto in una vita secondo il Vangelo. La loro quotidianità procedeva sotto il segno del dono di sé, tradotto in una serie di conseguenze pratiche, sia nelle proprie case sia fuori di esse. L’idea di fondo era molto semplice, come ha scritto una volta Jerzy stesso: bisogna vivere la vocazione al matrimonio e alla famiglia come il vero cammino verso la santità, essa «non può affatto diventare un ostacolo nella realizzazione di questo ideale, al contrario, lo dovrebbe favorire».

Jerzy e Danuta hanno riconosciuto che la loro vita familiare dipendeva sia dal mettersi alla presenza di Dio, sia da un quotidiano lavoro su di sé. Nella loro casa, la preghiera condivisa con i figli guidava il ritmo di ogni giorno. Sabato sera leggevano insieme le letture della Messa, partecipavano insieme all’Eucaristia domenicale e poi si recavano al cimitero per pregare per i loro cari defunti. Gli sposi imparavano a vicenda la bellezza e la specificità del maschile e del femminile, cercando di trasmettere lo stesso atteggiamento pieno di rispetto e attenzione ai propri figli. Si riservavano del tempo per crescere nel dialogo di coppia, anche attraverso le lettere, curando sempre di più questo aspetto, soprattutto dopo la nascita di Maria, Kasia e Piotr. La loro paternità e maternità si estendeva poi a molti figliocci, ma in un certo senso anche alle coppie più giovani che cercavano di accompagnare nelle loro esigenze materiali e spirituali.

Nel 1969 Jerzy ha ricevuto l’invito ad andare a Khartoum in Sudan, per insegnare come visiting professor. Dopo un anno, ha portato con sé tutta la famiglia. Il 9 ottobre 1970, durante una gita, Jerzy Ciesielski, leader del gruppo Środowisko (Ambiente), è morto in un naufragio sul Nilo, insieme a due figli…

Nel 1985 è stata aperta la causa di postulazione della beatificazione e il 17 dicembre 2013 il papa Francesco ha confermato le virtù eroiche del Venerabile Servo di Dio Jerzy Ciesielski, laico e padre di famiglia (1929-1970), amico e figlio spirituale di Giovanni Paolo II che prossimamente vedremo Santo. E tutto ciò non è perché anche noi possiamo riassaporare il desiderio di essere coinvolti in una storia concreta, capace di generare una nuova esperienza di fede, speranza e carità?

Preghiera per chiedere grazie al venerabile  Jerzy Ciesielski

Dio onnipotente, Padre misericordioso,ti ringraziamo perché hai donato al tuo servo Jerzy Ciesielski una particolare grazia della fedeltà nel lavoro professionale e nella vita familiare. Sul suo esempio aiutami e la mia famiglia ad essere testimoni di Cristo nella vita quotidiana. Per l’intercessione del tuo servo Jerzy, secondo la tua volontà, concedimi la grazia che, con fiducia, oggi ti chiedo… e donaci di poter venerare il tuo servo tra i tuoi santi. Per Cristo nostro Signore. Amen.




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