16 Dicembre 2015

La lezione della croce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (7, 19-23)
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

 

Il commento

Giovanni Battista, il testimone dell’attesa, il profeta che annuncia il Messia, è in carcere, non può incontrare Gesù, non può parlare con Lui. Affida le sue domande ad un gruppo di discepoli, i più fidati: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (7,19). La domanda raccoglie i dubbi non solo di Giovanni ma di tutti coloro che attendono con sincerità il Regno. Evidentemente le parole e i gesti che Gesù compie sono molto diversi da quello che lui si aspettava. Giovanni aveva annunciato un Messia potente che “battezzerà in Spirito santo e fuoco” (3,16), un giudice inflessibile che raccoglie il frumento e brucia la paglia (3,17). I gesti e le parole di Gesù sono molto diversi. Egli parla ai poveri, s’interessa dei malati, s’intrattiene con i pubblicani e i peccatori. Gente che conta poco. La missione di Gesù non cammina per i sentieri della luce e della gloria ma in quelli dell’umiltà e del nascondimento. La gente lo cerca ma i capi del popolo prendono le distanze. Dio non viene secondo le nostre attese, l’immagine di Dio che Gesù rivela non corrisponde a quello che attendeva Israele ma neppure a quello che pensiamo noi, che pure siamo figli di una storia impregnata di cristianesimo. Prevale l’idea di un Dio Onnipotente. Abbiamo dimenticato la lezione della croce. Eppure, come scriveva il cardinale Martini, è proprio questo mistero “la chiave dell’esistenza umana, il succo del Vangelo e della nostra fede”. La missione e la parola di Gesù sono ben radicate nella storia d’Israele: la guarigione di ciechi, storpi, lebbrosi, sordi, fanno parte dell’annuncio profetico (Is 35, 5-6), sono i segni visibili della presenza e della potenza di Dio in mezzo al suo popolo. Ma al tempo stesso egli apre orizzonti nuovi e dichiara beato colui che non si scandalizza di Lui (7,23). È Lui l’inviato di Dio, è sua la Parola che salva. La rivoluzione che egli realizza passa attraverso l’amore. Oggi chiediamo la grazia di lasciarci istruire dalla Parola e di camminare nei sentieri tracciati da Gesù.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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