di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (21, 23-27)
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Il commento
“Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?” (21,23). La domanda dei capi religiosi è legittima, nessuno può insegnare ufficialmente, tanto meno nel Tempio, se non ha ricevuto un titolo da parte dell’autorità religiosa. Gesù non solo pretende di insegnare ma offre una nuova interpretazione della Legge antica; e scacciando i mercanti del Tempio (Mt 21, 12-13), si arroga il diritto di denunciare la perversa commistione tra sacro e profano. Chi gli ha dato l’autorità per fare questo? La domanda è legittima ma anche capziosa perché rivela una fondamentale sfiducia, chiede credenziali umane che Gesù non può vantare. Agli occhi della gente Gesù è un profeta, parla e agisce in nome di Dio, come riconosce Nicodemo, un autorevole membro del Sinedrio: “nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui” (Gv 3,2). Gesù parla in nome di Dio, agisce con l’autorità che viene da Dio. Ma è inutile dirlo se gli interlocutori non sono disposti a riconoscerlo. Per questo, con la consueta abilità, Gesù passa dalla condizione di imputato a quella di pubblico ministero, dalla condizione del discente a quella del docente. È lui che interroga: “Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?” (21,25). Anche Giovanni non ha ricevuto alcun titolo da parte degli uomini eppure la sua predicazione ha suscitato un autentico rinnovamento religioso, tollerato ma non riconosciuto da parte dei capi del popolo. “Non lo sappiamo”, rispondono (21,27). Non accolgono la sfida. Ma così facendo chiudono le porte alla verità. Nessuno può spegnere la luce di Dio. E chi, con ostinazione, rifiuta di vedere, perde l’appuntamento con la grazia. Nel corso dei secoli lo Spirito santo dona luce e forza ai Pastori chiamati a guidare il popolo di Dio. Ma lo stesso Spirito suscita anche carismi e profeti per tracciare strade nuove. Oggi chiediamo la grazia di avere una più grande libertà interiore per riconoscere la luce che Dio accende nella nostra vita.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Nessuno può spegnere la luce di Dio”
C’è un sonno dell’anima e c’è un sonno del corpo. Sonno dell’anima è dimenticare Dio (sant’ Agostino)
Carissimo don Silvio,
nessuno può spegnere la luce di Dio perchè Dio è l’eterno. Ma che cosa illumina Dio? Illumina il buio delle nostre anime.Le tenebre dell’esistenza. Perenne e immenso è lo sforzo dell’uomo per aprirsi a strada e arrivare alla luce; luce della conoscenza dell’esistenza. Quanti anni, a volte, l’uomo dedica per chiarire a se stesso qualche fatto, per trovare la risposte a una determinata domanda. E quanto lavoro su noi stessi costa ad ognuno di noi affinchè possiamo,attraverso tutto ciò che è in noi è “oscuro”, tenebroso, attraverso tutto il nostro io peggiore, attraverso l’uomo soggiogato dalla concupiscenza della carne, degli occhi e alla superbia della vita, svelare ciò che è luminoso: l’uomo di semplicità, di umiltà, di amore, di disinteressato sacrificio; i nuovi orizzonti del pensiero, del cuore, della volontà, del carattere. “Le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende”, scrive Giovanni. “Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?” (21,25). Anche Giovanni non ha ricevuto alcun titolo da parte degli uomini eppure la sua predicazione ha suscitato un autentico rinnovamento religioso, tollerato ma non riconosciuto da parte dei capi del popolo
Chi gli ha dato l’autorità per fare questo?
Gesù parla in nome di Dio, agisce con l’autorità che viene da Dio.
Caro don Silvio, ancora oggi il mondo non è disposto a riconoscere Gesù e la religione viene intesa solo come un’illusione idealistica da combattere con i modi e i metodi più opportuni secondo i luoghi e le circostanze, per eliminarla dalla società e dal cuore stesso dell’uomo. Per fortuna esiste anche una forte tensione per la ricerca verso il senso della vita umana. Ma, quale il significato possiamo dare a questa vita per definirsi degna dell’uomo? Cristo è sicuramente il più grande realista della storia dell’uomo, è la testimonianza del Padre e dà testimonianza all’uomo . Egli sa quello che c’è in ogni uomo. E proprio in base a questo realismo, Cristo insegna che la vita umana ha senso in quanto è testimonianza della verità e dell’amore.Molti non accolgono la sfida. “Non lo sappiamo”, rispondono (21,27). Ma così facendo chiudono le porte alla verità. Nessuno può spegnere la luce di Dio. E chi, con ostinazione, rifiuta di vedere, perde l’appuntamento con la grazia. Nel corso dei secoli lo Spirito santo dona luce e forza ai Pastori chiamati a guidare il popolo di Dio. Ma lo stesso Spirito suscita anche carismi e profeti per tracciare strade nuove. Oggi chiediamo la grazia di avere una più grande libertà interiore per riconoscere la luce che Dio accende nella nostra vita.
Dio ti ha creato senza interpellarti, ma non ti salva se non c’è il tuo consenso.
Sant’Agostino