CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Cara amica, tuo figlio non è morto, apri il cuore alla consolazione di Dio

7 Dicembre 2015

Perdere un figlio durante la gravidanza scava dentro un vuoto incolmabile. Come affrontare il dolore? Il nascere o il morire sono sponde misteriose dell’esistenza. Una sola cosa è certa: la vita, una volta concepita, non si dissolve, è un seme che fiorisce nell’eternità.

Cara amica,

ho letto la tua lettera, ieri sera, nella notte, dopo aver celebrato la Messa in cui ho ricordato l’anniversario della morte di Zelia [oggi santa Zelia Guérin, ndr]. Questa santa donna è morta a 45 anni, lasciando cinque figlie ancora piccole (Teresa aveva 4 anni e mezzo). Sapeva di morire ed ha sofferto tanto pensando alle figlie, eppure ha offerto tutto con una fede eroica. Le figlie hanno sofferto molto ma non si sono ribellate al buon Dio perché hanno visto con i loro occhi come vive e muore una mamma credente. Eppure Zelia nella sua breve esistenza (è morta a 45 anni), aveva sperimentato la sofferenza, basta pensare ai quattro figli morti in tenera età. Una tragedia che avrebbe annientato altre persone di buona volontà. Ma lei no. Ha custodito la fede e la speranza.

Affida a questi santi sposi la tua esperienza dolorosa, affida il legittimo e santo desiderio della maternità. “Dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo”. Così dice il salmista, eco di una sapienza antica. La vita è un mistero così grande. Il nascere e il morire sono sponde misteriose dell’esistenza. Nessuno di noi sceglie il tempo in cui venire al mondo e nessuno quello in cui uscire da questa vita. Una cosa è certa: la vita, una volta concepita, non si dissolve, è un seme che fiorisce nell’eternità.

La sofferenza non chiede il permesso di entrare, s’intrufola d’improvviso come una ladra e cerca di rubare la felicità. In realtà questa scomoda sorella, così la chiamerebbe san Francesco, non ha un ruolo essenzialmente o esclusivamente negativo, anzi essa prova, purifica, leviga, a volte apre i nostri occhi e ci fa scoprire ciò che è davvero essenziale. Fa male, la sofferenza, ma attraverso questo male può anche venire un bene. Dipende da noi. Nessuno vuole soffrire e nessuno lo chiede, neppure Gesù lo ha fatto, come leggiamo nel racconto del Getsemani. Anzi, quella notte ha chiesto di essere liberato dal calice di dolore. Una parola davvero consolante per noi. Non dobbiamo chiedere di soffrire ma neppure dobbiamo fuggire dinanzi alla sofferenza.

Solo nel Vangelo puoi trovare quella consolazione che il tuo cuore cerca e solo Dio può curare quelle ferite che ancora sanguinano. Esperienze come queste restano per sempre impresse nel cuore. Mi ha sempre colpito il fatto che il corpo del Risorto porta ancora nelle mani e nei piedi il segno dei chiodi (Gv 20). Quelle ferite non sono ancora rimarginate e non lo saranno fino alla fine dei tempi, solo allora, quando l’angelo suonerà la tromba del giudizio, tutto sarà vestito a festa. Ma fino a quel momento …

Non devi nascondere il dolore, lo devi però vivere nella pace perché “chi confida nel Signore, non vacilla, è stabile per sempre” (Sal 124). Con l’aiuto di Dio trasforma il male in bene, la paura in coraggio, la morte nella vita. “Io sono con voi”, ha promesso Gesù”. Accompagno queste parole con la preghiera. La Vergine Maria, che ha contemplato il Figlio sulla croce, saprà consegnare al tuo cuore ferito le parole della consolazione. Ti abbraccio




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1 risposta su “Cara amica, tuo figlio non è morto, apri il cuore alla consolazione di Dio”

Il nostro Don Silvio ha sempre parole di speranza per tutti…L’argomento è delicatissimo:la perdita di un figlio ,che fa male anche se non èancora nato..E davvero solo affidando la propria storia al Signore e chiedendo a lui non di capire(non ne saremmo capaci)ma di accogliere la sua volontà si può trovare una via di scampo da quello che umanamente può portare solo alla follia.Aiutiamoci a chiedere continuamente la capacità di accogliere e cogliere i segni che Dio padre scrive nella nostra vita…Come Zelia ricordava alle figlie di avere degli angioletti che custodi in cielo(gli altri figlioletti morti prematuramente)…Vieni Signore ,aiutaci a trasformare il pianto in gioia perché tu sei la vera gioia.
Margherita

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