Solidarietà familiare

Famiglie solidali tra parrocchia e territorio. Con chi e come collaborare?

solidarietà familiare

di Marco Giordano

Nuovo appuntamento con la rubrica affidata al presidente della Federazione Progetto Famiglia: tanti e diversi possono essere gli interlocutori con cui intessere relazioni e sinergie per favorire la solidarietà familiare.

La Conferenza Episcopale Italiana, nel tratteggiare gli orientamenti pastorali di questo decennio ha dedicato un’attenzione specifica al rapporto tra Chiesa e mondo della scuola, statale e non statale. In particolare ha sottolineato che, in un contesto in cui «la scuola si trova oggi ad affrontare una sfida molto complessa, che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi», la comunità cristiana «vuole intensificare la collaborazione permanente con le istituzioni scolastiche» affinché essa «promuova, anzitutto, una cultura umanistica e sapienziale […] la cittadinanza e i valori che la sorreggono: la solidarietà, la gratuità, la legalità e il rispetto delle diversità […] mantenendo aperto il dialogo con gli altri soggetti educativi – in primo luogo la famiglia» (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 46).

In questa cornice emerge chiaro quanto nei territori le singole parrocchie siano chiamate ad investire energie e attenzioni nella costruzione di ogni utile raccordo con le realtà scolastiche. Uno degli ambiti in cui tale prospettiva può svilupparsi positivamente è quello della promozione della solidarietà familiare. La scuola infatti rappresenta sia un importante osservatorio, in grado di rilevare in modo precoce sia il manifestarsi dei bisogni di bambini e ragazzi che l’insorgenza di segnali di malessere delle famiglie, sia un prezioso luogo di promozione della cultura della solidarietà e di attivazione di reti di mutuo-aiuto e reciprocità tra famiglie.

Collaborare con i medici di base

I medici di famiglia, ed in particolare i pediatri di base, sono – per antonomasia – gli “operatori territoriali” che prima di ogni altro “leggono” la presenza di segnali di disagio familiare. Sia perché hanno diretta conoscenza delle situazioni di malattia e disabilità di bambini, ragazzi, adulti, anziani. Sia perché dal quadro sanitario emergono spesso i segnali di disagi di natura sociale, comportamentale, culturale. Ad esempio, i primi indizi di una certa difficoltà genitoriale possono essere rappresentati dalla cattiva alimentazione ed igiene personale dei bambini, dalla incostanza nel seguire talune prescrizioni mediche o nel mancato rispetto delle vaccinazioni obbligatorie. Con il dovuto rispetto delle norme in materia di privacy e segreto professionale, e senza trasformare impropriamente “un indizio in una prova”, i medici possono collaborare con la parrocchia al fine di favorire gli aiuti e i sostegni alle famiglie in difficoltà.

Collaborare con tutte le realtà del quartiere

Davvero innumerevoli possono essere le sinergie attivabili:

  • Collaborazione con le associazioni sportive, artistiche, culturali. Assai preziosa, in una strategia di promozione della solidarietà familiare, può essere la collaborazione con quelle realtà associative presenti nel territorio ed operanti nei campi dello sport, dell’arte, della musica, del teatro, della cultura, dell’ambiente, della legalità, etc. La sinergia può manifestarsi in vari modi: con la disponibilità di queste realtà a seguire, gratuitamente, bambini e ragazzi segnalati dalla parrocchia; con la possibilità che tali realtà collaborino alla organizzazione concreta di iniziative specifiche direttamente in seno al contesto parrocchiale (tornei amatoriali, laboratori artistici); con l’eventuale disponibilità a diffondere presso la propria clientela gli inviti alla solidarietà lanciati dalla parrocchia.
  • Collaborazione con i condomini. In collaborazione con gli amministratori di condominio si può rilevare precocemente l’insorgenza di difficoltà e problematiche delle famiglie del territorio e, al contempo, si può tentare di costruire intorno ad esse una “attenzione solidale” da parte degli altri condomini.
  • Gli esercizi commerciali di prossimità. Sono i terminali locali della catena di distribuzione commerciale di beni e servizi: alimentari, bar e tabacchi, farmacie. Con adeguate sinergie si possono pubblicizzare le iniziative parrocchiali nel campo della solidarietà familiare e, in taluni casi, organizzare iniziative insieme (ad esempio, un laboratorio di aggregazione interfamiliare intorno al tema della “cucina”, organizzato sulla base di “lezioni gratuite” donate dai cuochi delle tavole calde presenti nel quartiere).

Collaborare con i servizi sociali

Una delle prime piste che una parrocchia deve seguire se intende promuovere percorsi di solidarietà familiare è quella di informarsi circa i servizi e gli interventi sociali attivi sul territorio e sulle relative modalità di erogazione. Farà poi bene a contattare i singoli operatori sociali per costruire, ove possibile un’adeguata conoscenza interpersonale (condizione indispensabile per una buona collaborazione inter-istituzionale) e per concordare le concrete modalità per collaborare, sia nella risposta a concrete situazioni di disagio minorile e familiare sia nelle attività di promozione della solidarietà familiare (il servizio sociale potrebbe collaborare alla realizzazione di alcuni appuntamenti di formazione delle famiglie solidali).




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