“Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano

Quattro “Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù” sono partite dalla loro Casa Madre di Imola per portare le reliquie dei Santi Teresa, Luigi e Zelia Martin in pellegrinaggio in diverse parrocchie d’Italia. Impegnate in questa opera di evangelizzazione dal 3 all’11 novembre 2024, quasi tutte le suore coinvolte sono state chiamate appena poche ore prima della partenza, per dei cambi di programma imprevisti. Lo hanno vissuto come un “delicato dono di Dio”. Ecco cosa raccontano…

Hanno voluto ringraziare prima di tutto la loro Madre, Ritalba Sutti, le quattro suore che sono state coinvolte nella “Peregrinatio 2024 dei SS. Teresa, Luigi e Zelia Martin”, e per avere avuto, così, l’occasione non tanto di portare l’urna con le loro reliquie in diverse città, bensì di essere portate dai santi a incontrare persone, così da conoscerne le storie, e a generare comunione tra Cielo e Terra.

Imola (BO), Corfinio (AQ), Sulmona (AQ), Sannicandro G. Co (FG), Taranto, Crotone: queste le prime tappe del cammino, dove le suore hanno sperimentato la grazia di fungere da tramite fra questi santi e tanti fedeli assetati di Dio. “Un’esperienza davvero bella – dicono all’unanimità – perché ovunque hanno accolto con gioia, entusiasmo, fede, le reliquie, segno della presenza terrena di questi santi e anche noi, ogni volta era triste andar via”.

Il responsabile delle reliquie, che stanno girando all’interno di un pellegrinaggio più grande (si concluderà a Segrate, il 28 novembre) è Fabio Regazzoni, che le ha ricevute in custodia direttamente a Lisieux, per poi portarle in Italia e iniziare il cammino da Imola (il 3 novembre, appunto).

Le reliquie sono state consegnate in casa madre ad Imola il 2 novembre, in occasione dell’anniversario della fondazione delle Piccole Suore, ad opera di Padre Giuseppe Mazzanti e Madre Maria Zanella (nel 1923). Ecco cosa ci ha raccontato ciascuna suora della propria esperienza.

Suor Erika: 

“Qualcuno ha detto ‘è come se si fosse aperto il cielo…’. La visita dei santi è stata vissuta come momento di incontro tra Cielo e Terra, come possibilità per tutti i fedeli devoti cristiani di sentire il cielo più vicino, attraverso santa Teresa e i suoi genitori. Lei, Teresa, diceva di avere genitori degni più del cielo che della terra e insieme al reliquiario abbiamo trasmesso la loro spiritualità…  Ricordando che Santa Teresa stessa ha avuto i genitori come primi punti di riferimento nella sua vocazione. Di quei giorni mi ha colpito l’accoglienza gioiosa e festosa: le persone aprivano il cuore ai santi ma anche a noi. Abbiamo riscontrato molto bisogno di ascolto, di affidare situazioni di malattie e problematiche famigliari difficili. Eravamo da tramite tra loro e le reliquie. Quando andavamo via, i fedeli erano dispiaciuti di vederci partire, e anche noi. Ci si sentiva in famiglia. Sì, partire, ogni volta, era toccante: come quando parte qualcuno di caro. Alle monache a cui alla fine abbiamo lasciato le reliquie abbiamo consegnato anche le intenzioni e le richieste di preghiera raccolte lungo la strada. Posso dirlo davvero: il Cielo si sentiva!”.

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Suor Maria Grazia: 

“Io non dovevo partecipare, ma alla fine, per diverse circostanze, sono andata. È stata una grande occasione per avvicinarmi ai Santi Teresa, Luigi e Zelia… Era come portare con le reliquie una luce, un desiderio di fare il bene. Bello vedere alcune di noi che facevano catechesi con i bambini, gli adolescenti… e altre che ascoltavano i fedeli e davano il materiale… un momento di grazia, davvero, un pellegrinaggio a tutti gli effetti. È Teresa che dice di mettere Gesù al centro… Ed è stato un momento di crescita per noi e per le persone che abbiamo incontrato. Il vino lo ha messo Dio, noi abbiamo messo solo un poco di acqua”.

Suor Marlì: 

“Non era previsto che andassi, l’ho saputo un giorno prima… è stato il segno di una delicatezza di Dio per me, per tutte noi. Essere andata è stata una crescita, è stato bello vedere le persone che aspettavano l’arrivo delle reliquie, l’amore con cui si sono preparate per riceverle, per essere lì nei momenti di preghiera. A me ha toccato molto una frase di un carmelitano, Padre Luigi Gaetani, quando ha detto che i santi erano vivi, che era una visita che arrivava e che come quando viene qualcuno a trovarti devi spendere del tempo, avere delle attenzioni. Il momento della partenza è stato doloroso, mi ero abituata ‘male’ (sorride) ad essere in una presenza così bella e significativa”.

Suor Vincenza:

“Anche io sono stata ripescata alla fine. Sapere che parti con la ricchezza spirituale delle urne con te, ma non sapere chi incontrerai… mi ha fatto vivere la missionarietà. Bello che sia stato ripristinato questo pezzettino della peregrinatio (doveva essere fatto lo scorso anno, ma non è stato possibile ndr). Si vedeva che la gente attendeva questo momento. Qualcuno ci ha detto: ‘è stato un parto, ma ce l’abbiamo fatta!’. Abbiamo potuto apprezzare la diversità delle varie parrocchie, ma in tutte abbiamo sperimentato accoglienza, calore, abbiamo potuto sentire che non portavamo solo un pezzo di ossa, portavamo le persone dei santi. Tra i ricordi più belli che ho, l’aver visto tante anime incontrare Dio attraverso i santi, vederli toccare un pezzo di cielo già qui sulla terra. Alcuni passavano anche se magari sono persone che non sempre vengono in chiesa. Ho visto questo viaggio come un modo per evangelizzare, forse alternativo, per uscire, andare, come dice il Papa, perché non è più come prima, che tutti vanno in chiesa, dobbiamo andare noi… Mettere al centro Dio, poi, però, andare a cercare queste persone, che non vengono sempre, e aiutarle a sentirsi parte di una famiglia. Questo viaggio forse ha rinsaldato la fede di qualcuno, ma ha anche toccato le radici della fede di qualcun altro che forse si erano un po’ seccate. Posso solo dire che è stato brutto anche per me lasciarli…”.

Le suore, dopo aver reso la propria testimonianza, hanno voluto ricordare con affetto un papà, e anche nonno, Gabriele, che è stato custode delle reliquie e delle suore durante il percorso. È stato bello, per loro, che a fare questo fosse proprio un laico, con una famiglia, per testimoniare la complementarità e l’armonia tra i carismi. 

Per concludere, vogliono farci sapere che hanno vissuto questa avventura “nell’abbandono”: non sapevano chi andassero a incontrare. Eppure, hanno ribadito tutte, “ti fidi”, “ti fidi degli amici che ti hanno invitato”. E in questo caso gli amici erano i santi stessi: non potevano certo deluderle.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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