“L’eternità è un battito di ciglia” canta Jovanotti in una delle sue canzoni. “Tutto, Signore, tranne l’eterno, al mondo è vano” ricorda Fogazzaro in una delle sue poesie. Qui e là, l’eternità si infila in qualche canzone e in qualche verso poetico a testimonianza che la domanda sul senso del vivere e del morire è presente nell’uomo ma oggi più di ieri si tende a sfuggirla perché ogni cosa che facciamo è protesa a ricercare la felicità su questa terra, nelle cose di questo mondo.
“Quando avete sentito per l’ultima volta una predica sull’eternità?” chiese il cardinale Raniero Cantalamessa al Papa e agli altri sacerdoti convenuti qualche anno fa per il ciclo di catechesi in preparazione al Natale. “Sono caduti sulla parola “eternità” l’oblio e il silenzio” disse il predicatore della casa pontificia. “La secolarizzazione ha fatto il resto, al punto che appare addirittura sconveniente che si parli ancora di eternità fra persone colte e al passo con i tempi”. E tutto questo, costata padre Raniero, “ha avuto un chiaro contraccolpo sulla fede dei credenti. Essa si è fatta, su questo punto, timida e reticente. […] La caduta dell’orizzonte dell’eternità ha sulla la fede cristiana l’effetto che ha la sabbia gettata su una fiamma: la soffoca, la spegne”.
Non la pensavano certamente così i santi che sull’eternità hanno scommesso tutta la loro vita e l’hanno consumata con gioia e con fatica pur di acquistare il premio eterno. Nessun dolore, nessuna sofferenza, nessuna fatica era paragonabile al pensiero dell’eternità. Dovremmo rieducarci ad avere questo orizzonte nella nostra vita. Ci aiuterebbe forse ad affrontare tante delusioni e tante sofferenze che spesso soffocano la speranza e ci fanno ripiegare su noi stessi e la nostra infelicità. Perché se tutta la nostra fatica si dissolve con la morte, se l’amore non ci proietta in un per sempre infinito, a che giova scegliere sempre il bene?
L’eternità è qualcosa che non conosciamo eppure già su questa terra ne facciamo esperienza ogni volta che facciamo un vero atto di fede in Cristo, perché chi crede in lui possiede già la vita eterna; ogni volta che riceviamo la comunione, perché in essa “ci viene dato il pegno della gloria futura”; ogni volta che ascoltiamo le parole del Vangelo, che sono “parole di vita eterna”. Dobbiamo alimentare questo anelito e trasmetterlo alle persone a noi affidate senza paura di essere ridicolizzati. Il pensiero della vita eterna non ispira il disprezzo di questo mondo e delle creature, al contrario alimenta un entusiasmo e una gratitudine ancora più grande per essi. Pensiamoci alla fine di un anno liturgico.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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