Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,45-48)
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Il commento
“Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano” (19,45). Non appena arriva a Gerusalemme, Gesù entra nel Tempio, centro e cuore spirituale del giudaismo. Non è soltanto un luogo santo ma un’opera in cui la fede d’Israele aveva espresso tutta la sua potenzialità artistica. Gli ebrei ne erano giustamente fieri. All’epoca di Gesù, il Tempio era stato ampliato a reso ancora più bello da Erode il Grande. Sì, proprio lui, l’autore della strage degli innocenti (Mt 2, 16-18). Diversamente dagli altri, Gesù non ammira la costruzione, pochi giorni dopo dirà ai discepoli: “Di tutto quello che ora vedete non resterà pietra su pietra” (Lc 21,6). Il Nazareno si preoccupa degli uomini, pietre vive dell’edificio santo, come scrive l’apostolo Pietro (1Pt 2,5). Quello che vede lo rattrista e lo costringe a intervenire con durezza. A prima vista l’evangelista Luca ha voluto attenuare la violenza dell’azione, si limita a dire: “Si mise a scacciare quelli che vendevano” (19,45). In realtà, il verbo greco [ekbállō] è quello che descrive gli esorcismi, cioè la dura battaglia contro il maligno che si annida nel cuore dell’uomo. Gesù vede il male, anzi intravede la presenza oscura del maligno. Per questo, allontana con forza i mercanti che offuscano la santità del Tempio; e nello stesso tempo denuncia l’indifferenza o la complicità delle autorità religiose.
La determinazione del Rabbì è resa ancora più necessaria dal fatto che nessuno si rende conto del male. La presenza dei mercanti non disturba. Un dettaglio di stretta attualità. Ci stiamo abituando al male, non diciamo più nulla per quieto vivere. Forse pensiamo che sia inutile, tanto nessuno ci ascolta. Ci accomodiamo, come spettatori neutrali. Così facendo, rischiamo così di diventare complici del male. Il nostro silenzio può essere interpretato come implicita approvazione e contribuire ad aumentare la confusione. È bene però partire da noi stessi. Oggi chiediamo la grazia di allontanare il male che ha messo radici nella nostra vita.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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