«Ci sembra necessario che in questa pubblica seduta enunciamo ufficialmente un titolo con il quale venga onorata la Beata Vergine Maria, che è stato richiesto da varie parti del mondo cattolico ed è a Noi particolarmente caro e gradito, perché con mirabile sintesi esprime la posizione privilegiata che nella Chiesa questo Concilio ha riconosciuto essere propria della Madre di Dio. Perciò a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche». Sono trascorsi esattamente 60 anni, 21 novembre 1964, da quando il santo Padre, Paolo VI, pronunciò queste parole al termine della terza sessione dei lavori del Concilio Vaticano II.
Nell festa luminosa della Presentazione di Maria al tempio, papa Montini facendo seguito all’esortazione di papa Giovanni XXIII, suo predecessore, che aveva aperto il Concilio “con Maria, la Madre di Gesù”, «così allo stesso modo ce ne andiamo da questo tempio nel nome santissimo di Maria, la Madre della Chiesa». Da quella sera la Vergine diventa tutt’uno con la Chiesa.
«Alcuni padri volevano un documento solo per la Madonna» scrive Mons. Giuseppe Giudice, vescovo della Diocesi di Nocera-Sarno «come se fossi stata fuori dalla Chiesa. Invece Maria è nel mistero di Cristo e della Chiesa. Ci aiuti Lei a ricomprendere il posto e il ruolo che dobbiamo avere nella Chiesa, insieme a Lei, nel mistero di Cristo e della Chiesa» (G. Giudice, Questo mistero è grande, D’Amato Editore, 2024). Ricomprendere: mi sembra un verbo-chiave per celebrare questo anniversario.
Troppo spesso pregiudizi, desideri di affermazione, progetti personali, errate interpretazioni, divisioni interne non permettono al volto della Chiesa di risplendere. “A Lei, Madre della Chiesa, noi chiediamo di insegnarci ad amarla, ad ascoltarla, a seguirla, a difenderla, a proteggerla – la nostra Chiesa, perché ogni verbo è diretto a noi poiché dal Concilio Vaticano II abbiamo compreso meglio che battezzati, cresimati, ordinati, unti dallo Spirito, noi siamo la Chiesa – per essere oggi una Chiesa conciliare, capace di camminare insieme, nel Cammino sinodale, certo nei sentieri del tempo, però verso l’eterno” scrive ancora il vescovo Giuseppe, aiutandoci ad attualizzare questo amore filiale alla Vergine nella dimensione ecclesiale.
Insegnare, amare, ascoltare, seguire, difendere, proteggere: non sono forse questi i verbi che una madre conosce molto bene nella sua vita? Una madre permette alla vita di esplodere, una madre permette alla verità di essere accolta con amore. Lì dove manca una madre nella nostra vita personale come in quella di fede, manca la possibilità di vita. La presenza di una madre è per se stessa generativa, feconda, produce semi di vita. Una madre fa crescere, aiuta, educa. Unisce e mai separa. Memoria grata, dunque, a quel giorno in cui Papa Montini, un po’ a sorpresa, fece il suo annuncio mentre nell’aula conciliare si alzò un fragoroso applauso.
Jean Guitton, il filosofo amico di Montini, presente in basilica, scrisse che il gesto di Paolo VI era sembrato quello «di un ospite che mette a disagio i suoi invitati», oggi sappiamo che quell’annuncio è stato una profezia di speranza. «Ancora oggi, fratelli e sorelle, da qualche fessura delle nostre chiese, delle nostre case, entra il fumo di Satana» scrive il vescovo Giudice «che ci viene a dividere, che ci viene a scoraggiare, che ci ripete “chi te lo fa fare?”, che ci illude che, se camminiamo da soli, arriviamo prima…». Oggi sappiamo con certezza che è la mano di Maria che dobbiamo stringere, se vogliamo camminare come Chiesa senza la paura di smarrirci ma con la fiducia dei figli che non temono nessun pericolo quando la madre è con loro.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento