CORRISPONDENZA FAMILIARE

Educare alla fede. La testimonianza di una mamma

11 Novembre 2024

Avvento - pregare con i genitori

(Foto: mnoa357 - Shutterstock.com)

So bene quanto sia difficile oggi accompagnare i figli nel cammino della vita e, ancora di più, nei sentieri della fede. Ma so anche che sono proprio queste difficoltà a chiedere un surplus educativo. Serve maggior impegno, è necessario spendere più energie, utilizzando tutte le risorse possibili. Tutto questo è possibile solo se ci sono genitori che hanno maturato una chiara coscienza di fede e perciò desiderano consegnare ai figli quella luce che accompagna e sostiene i loro passi. Come Giulia, la mamma che scrive oggi questa lettera.

Buongiorno don

quanto bisogno abbiamo noi genitori oggi di sentirci accompagnati in questo straordinario compito di custodire la vita dal grembo al ritorno al Cielo. E quanto è necessario che questo aiuto ci venga dai sacerdoti per non smarrire la meta e non fermarci a metà strada […] Ti ringrazio perché in questi anni, con saggezza e pazienza, hai raccolto e raccontato la gioia e fatica di essere genitori e ci hai spronato ad essere genitori credenti che si impegnano a comunicare la fede e non si fermano dinanzi alle difficoltà. 

Fin dal nostro primo sponsale riconosco che tutto è grazia, come insegna Teresa. Negli anni di matrimonio, man mano che cresceva in me la consapevolezza della fede, ho visto le meraviglie che Dio ha compiuto, malgrado i nostri limiti, e ho imparato a fidarmi di Lui. Oggi sono ancora più convinta che la mia povertà di sposa e di madre non è un limite alla grazia ma è la premessa per attirare la grazia. Cerco di dare tutto quello che posso, offro anche la mia pochezza sapendo che Lui solo può portare a compimento la sua opera e fare di ogni nostro sì un seme della Sua GRAZIA.

Quanta gioia quando ho avvolto in fasce il primo figlio, la stessa gioia di ogni altro figlio. E quante lacrime per le nostre mancanze di genitori; e quanto dolore offerto ogni volta che percepivo la presenza di altre voci che potevano inquinare l’opera che Dio voleva realizzare in noi e attraverso di noi. Oggi so che nulla è sciupato dinanzi a Dio, voglio e ho bisogno di credere che ogni lacrima sia seme fecondo per i figli della carne e per i piccoli che accompagno come catechista, desidero e chiedo al buon Dio di usare le lacrime per fertilizzare il terreno tante volte infestato da tutto quello che può inquinare l’opera educativa e non dare alla fragile pianticella la forza di germogliare…

Ogni giorno è preghiera per i figli, nostri e del mondo… perché possano divenire tralci carichi di frutti, sappiano trovare viticoltori capaci di potare, custodire e rendere fecondo ogni tralcio. Oggi la mia preghiera è un grido che s’innalza al Cielo per tutti i genitori, quelli che hanno consapevolezza di essere strumenti di Dio e quelli che non hanno ancora maturato una coscienza di fede e non si preoccupano di nutrire la fede dei figli. 

Padre buono, 

abbi pietà di noi per tutte le volte in cui la nostra vita, in pensieri parole e opere, non è stata per i nostri figli un riflesso fedele del Tuo Amore e della Tua Gloria. Fa’ che non ci chiudiamo nella prigione degli errori e insegnaci a ricominciare, con Te e per Te. Come Maria e Giuseppe oggi consegniamo nuovamente a Te nostra figlia perché, venuta da Te, ritorni a Te… e come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra, fa’ che anche la vita dei nostri figli – e di ogni figlio tuo – ritorni a Te con i frutti pensati e desiderati da Te solo. 

Padre Santo, non ti chiediamo di vedere i frutti del nostro ministero ma custodisci la nostra fede e, se vuoi, donaci la grazia di poter ripetere ogni giorno, con serena fiducia, le parole di Simeone: “Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace”. Amen

Santa giornata e grazie. 

Giulia

Cara Giulia,

la tua lettera non mi sorprende, conosco bene la fede umile che irriga la tua vita, ma sono ugualmente commosso nel vedere le grazie che il Signore riversa nella tua vita. La tua è la lettera di una donna forte e consapevole dei suoi limiti. Una donna che riconosce la sua pochezza ma non si rassegna e invoca la misericordia di Dio. Una madre che non prega solo per sé e i suoi figli ma per tutti i genitori, anche e soprattutto per coloro – e sono tanti – che non sono affatto consapevoli del compito straordinario che hanno ricevuto. 

So bene quanto sia difficile oggi accompagnare i figli nel cammino della vita e, ancora di più, nei sentieri della fede. Ma so anche che sono proprio queste difficoltà a chiedere un surplus educativo. Serve maggior impegno, è necessario spendere più energie, utilizzando tutte le risorse possibili. Tutto questo è possibile solo se ci sono genitori che hanno maturato una chiara coscienza di fede e perciò desiderano consegnare ai figli quella luce che accompagna e sostiene i loro passi. 

Leggi anche: Educare alla fede. La prima e più grande sfida del nostro tempo

Ricordo sempre con piacere Alain e Veronique, una coppia di sposi conosciuta negli anni in cui sono stato a Lisieux. Quando li ho incontrati avevano quarant’anni e più di vita nuziale, figli ormai adulti e sposati. Potevano rileggere la vita con la saggezza di chi ha già compiuto l’opera educativa. Appartengono alla generazione nata subito dopo la guerra, gente che ha lavorato con fatica per costruire una vita dignitosa e dare ai figli tutto il necessario per crescere e diventare persone responsabili. La fede faceva parte del necessario. Non solo hanno custodito la fede ma hanno saputo educare i figli consegnando loro la fede come un viatico essenziale, la lampada che avrebbe guidato i loro passi nella vita della vita. Nel tempo della giovinezza e delle prime avventure sentimentali dei figli, hanno dato loro questa regola: “Se volete la nostra benedizione, portate in casa donne credenti”. “È l’unica condizione che abbiamo posto”, mi dicevano non senza fierezza. Ed erano contenti di vedere che entrambi i figli, con le loro rispettive mogli, non solo avevano custodito la fede ma partecipavano attivamente alla vita ecclesiale. Ed era una gioia ritrovarsi nei week end con figli, nuore e tanti nipoti, ben 14 all’epoca, figli di una fede che passava “di generazione in generazione”. 

Se mancano famiglie consapevoli della fede non ci può essere una trasmissione della fede. Al contrario, se i figli crescono in famiglie che vivono la fede, una fede scomoda e impegnativa, se vedono che i genitori trovano in Gesù la fonte della gioia e della vita stessa, se comprendono che l’incontro con il Vangelo dona la forza di amare e perdonare… allora sì potranno aprirsi alla grazia e rispondere con l’entusiasmo e il coraggio che Dio attende. E vedremo anche sorgere tante vocazioni. 

Cara Giulia, fai bene a pregare per i genitori. E facciamo bene – lo dico a me e a quanti nella Chiesa hanno responsabilità – anche a mettere in atto tutte quelle iniziative utili per aiutare i genitori a esercitare il proprio ruolo educativo. È un capitolo della vita ecclesiale che non riceve particolari attenzioni eppure mai come oggi appare chiaro che, nel contesto di un potere culturale sempre più pervasivo, il ruolo educativo della famiglia diventa sempre più importante e decisivo. 

Mentre preghiamo il buon Dio perché che dia luce e forza a quanti hanno la responsabilità di guidare la comunità ecclesiale, impegniamoci a fare la nostra piccola parte, con l’umiltà dei piccoli e il coraggio dei santi. Grazie per la tua testimonianza.

Don Silvio 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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