TEOLOGIA DEL CORPO

Per guarire l’affettività non basta una “ricetta”. La testimonianza di Tommaso e Giulia

Che resistenze si incontrano quando si annuncia la Teologia del Corpo al mondo di oggi? Gli sposi Tommaso Lodi e Giulia Cavicchi dicono: “Gli ostacoli più insidiosi sono fondamentalmente due: il primo è cercare nella Teologia del Corpo una ‘ricetta’ da applicare, il secondo è la difficoltà di accettare la ferita della propria umanità. Sperando di non scioccare nessuno, dobbiamo confessare che il primo è riscontrabile soprattutto in chi ha ruoli pastorali”.

Prosegue l’intervista a Giulia Cavicchi e Tommaso Lodi, due sposi che annunciano la buona notizia della Teologia del Corpo. Nella parte precedente, ci avevano raccontato cosa rappresentasse per loro la teologia del Corpo, come l’hanno scoperta, in che modo si impegnano a diffonderla e come mai ritengono che i giovani ne siano assettati. Oggi ci soffermeremo, invece, sulle difficoltà che trovano nel loro cammino…

Quali sono gli ostacoli che incontrate più spesso nel vostro annuncio?

Gli ostacoli sono tanti, ognuno ha i suoi e anche noi dobbiamo fare quotidianamente i conti con i nostri per aprirci sempre di più alla redenzione di Cristo, che è il vero cuore della Teologia del Corpo. Un conto, infatti, è capire un annuncio con la testa e condividerne il valore, un altro è lasciare che questa novità tocchi e trasformi progressivamente la nostra vita

Certamente, abbiamo incontrato dei pregiudizi, come l’idea che la Teologia del Corpo, avendo quarant’anni di vita, sia qualcosa di superato o l’idea che annunciare gli insegnamenti di Giovanni Paolo II significhi farlo in opposizione al Magistero di Papa Francesco, ma chi è aperto di solito si accorge subito che si tratta di idee infondate. Ci è capitato anche di incontrare un certo condizionamento ideologico legato alla cultura attuale che produce chiusura rispetto a voci alternative. Tuttavia, dal contatto con le persone durante le esperienze crediamo che gli ostacoli più insidiosi siano fondamentalmente due: cercare nella Teologia del Corpo una “ricetta” da applicare e la difficoltà di accettare la ferita della propria umanità. Sperando di non scioccare nessuno, dobbiamo confessare che il primo è riscontrabile soprattutto in chi ha ruoli pastorali. Capita infatti che, avendo alle spalle corsi e formazioni di vario genere, queste persone restino chiuse nel ruolo, sperimentando un’oggettiva difficoltà a vivere e ad accogliere l’esperienza innanzitutto come un annuncio per la loro vita, concentrandosi piuttosto nella ricerca di una “ricetta” facile e convincente da applicare al loro contesto di missione. La Teologia del Corpo, però, chiede il bagno di umiltà dell’esperienza personale. Per essere annunciata, infatti, ha bisogno prima di trovare spazio nella nostra vita e di trasformarla, diversamente rischia sempre di essere presentata come un annuncio freddo e moralistico

Leggi anche: Gli sposi Tommaso e Giulia: la Teologia del corpo è una buona notizia da dare

Il secondo ostacolo è forse il più evidente e tocca un po’ tutti: nessuno ammette serenamente che in lui c’è qualcosa che non va. C’è una costitutiva difficoltà nel riconoscere che siamo segnati da quel peccato con la “P” maiuscola che ci ha causato una frattura interiore in quattro direzioni: nel rapporto con Dio, nel rapporto con noi stessi, nel rapporto con l’altro sesso e nel rapporto con la creazione. Fa male scoprirsi rotti e lacunosi, ma senza accogliere la nostra umanità ferita non possiamo dare a Cristo lo spazio per guarirci e portare nuova vita.

Alcuni spunti per gli educatori che ci leggono per parlare di affettività e sessualità ai più giovani…

Una nostra cara amica sessuologa dice sempre che per accompagnare qualcuno in un posto, quel posto devi conoscerlo bene e starci comodo. Questo è il primo spunto che vogliamo lasciare: su questi temi non ci si improvvisa, è necessario essersi riconciliati con la dimensione corporea, affettiva e sessuale della vita, e ciò non significa essere perfetti, ma aver fatto esperienza di una certa morte e risurrezione in questo ambito.

Per quanto riguarda la modalità, riteniamo controproducente un atteggiamento oppositivo che denigri, critichi con senso di superiorità la cultura ferita di oggi, piuttosto ci sembra importante aiutare a riscoprire la bellezza, cercando di dialogare con la cultura attuale con molto ascolto e sapendo porre le giuste domande, senza paura di approfondire e conoscere, che non significa rinunciare al proprio punto di vista. Sempre sulla modalità invitiamo anche ad evitare annunci sulla castità che si limitino al “non fare”, senza raccontare la bellezza e il valore del corpo, del piacere, dell’eros.

A livello di contenuti poi, riteniamo fondamentale muoversi tra due coordinate chiave: desideri e limiti. Aiutare i giovani a riconoscere i propri desideri perché questo è il motore più potente – e l’unico autentico – per camminare in una certa direzione. Aiutarli inoltre ad accogliere con benevolenza i propri limiti umani e corporei facendoli sentire amati come sono, nella certezza che Dio Padre quando chiama alla vita non fa errori. Desideri e limiti sono un codice da decifrare, una risorsa attraverso cui Dio vuole fare di ciascuno un capolavoro stupendo.  

Infine, crediamo che sia fondamentale educare al maschile e al femminile, che non significa educare agli stereotipi, ma educare al significato profondo racchiuso nella mascolinità e nella femminilità, perché lì è custodito il senso più profondo della nostra esistenza. 

Per avere info: https://mision.ufv.es/registro/programma-in-teologia-del-corpo/Per vistare il blog: www.teologiadelcorpo.it




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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