DILEXIT NOS
Dilexit nos: perché il Papa ci incoraggia a tornare al Cuore di Gesù?
di Loris Torrusio
Con “Dilexit nos” il Papa ha voluto ribadire che la venerazione all’immagine del Sacro Cuore non è venerazione a un’immagine come le altre: essa richiama il fulcro della nostra salvezza. Chi la guarda ha la possibilità di incrociare il proprio sguardo con quello di Cristo, carico di un amore che rassicura, consola e incoraggia. Parola di un giovane.
La pubblicazione dell’enciclica Dilexit nos che sviluppa, in particolare, una riflessione organica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù, personalmente ha suscitato enorme stupore e gioia allo stesso tempo. Da tempo auspicavo un pronunciamento ufficiale da parte del Magistero della Chiesa su questa tematica, considerando che l’ultima enciclica, Haurietis Aquas, risale al 1956 durante il pontificato di Pio XII.
Dal mio punto di vista, ritengo che papa Francesco, leggendo i segni dei tempi, abbia pensato di dar vita non ad un semplice documento, ma ad un’enciclica che possa ripresentare il culto al Sacro Cuore mediante una presentazione rinnovata di tale culto, alla luce delle situazioni che l’umanità sta attraversando.
Bisogna osservare che il culto al Sacro Cuore, ieri come oggi, da molti viene sminuito e sottovalutato perché, probabilmente, non se ne riesce a cogliere tutta la profondità. Nella mia semplice e breve esperienza personale, mi sono trovato spesso a dialogare con persone che ritenevano tale culto come uno dei tanti culti e devozioni diffusi nella Chiesa, accentuandone l’aspetto intimistico.
Se così fosse, credo che il Pontefice non avrebbe scelto di pubblicare questa enciclica, ripresentandolo e riproponendolo alla comunità ecclesiale tutta. Il Papa ha tenuto a ribadire che la venerazione (e non l’adorazione) riservata all’immagine del Sacro Cuore non è venerazione a un’immagine come le altre, poiché essa richiama il fulcro della nostra salvezza, è la sede dell’amore con il quale Dio ha tanto amato il mondo da mandare per noi Suo Figlio Gesù.
Soffermandosi ad ammirare tale immagine, colui o colei che la guarda ha la possibilità di incrociare il proprio sguardo con quello di Cristo, carico di un amore che rassicura, consola e incoraggia a proseguire il proprio cammino di vita. La venerazione di tale immagine dovrebbe condurre ad un incontro reale con Gesù presente nel Sacramento dell’Eucaristia, per presentargli tutti gli affanni, le ansie, le preoccupazioni e le preghiere che ciascuno custodisce nel segreto del proprio cuore. È questo l’obiettivo principale della devozione al Sacro Cuore, ovvero quello di permettere ad ogni cristiano tale incontro di amore per viverlo e diffonderlo concretamente ai fratelli e sorelle nella fede.
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Non a caso, proprio attraverso la profonda venerazione riservata all’immagine del Sacro Cuore ho approfondito sempre di più il mio rapporto con Gesù, che è maturato, fin da quando ero piccolo, grazie alla diffusione operata dall’Apostolato della Preghiera operante all’interno della mia parrocchia di Montecicerale, in provincia di Salerno. Crescendo, ho avuto modo di approfondire le radici di tale culto e la ricchezza spirituale in esso contenuta e mi sono reso conto che ciò a cui mi ero legato negli anni precedenti aveva una sua solidità nella Sacra Scrittura, nei Padri della Chiesa e nel Magistero dei pontefici che si sono pronunciati a riguardo.
Questo percorso di approfondimento è culminato nella stesura della tesi di laurea triennale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Matteo” di Salerno e nella successiva pubblicazione del mio libro dal titolo “Il Cuore di Cristo: messaggio d’amore per l’umanità” edito dalla Casa Editrice “Punto Famiglia”.
Considerando l’affievolimento del culto al Sacro Cuore e, in forza della mia esperienza personale, ho superato il timore che potesse essere una “tematica superata”, con l’intento di ripresentarlo nella mia piccola realtà, ignaro che il Santo Padre avesse in mente di consegnare alla Chiesa un documento proprio su questo argomento.
Con enorme sorpresa, scorrendo i numeri di questo meraviglioso dono alla Chiesa, mi sono reso conto che l’enciclica, in alcuni suoi punti, riprende tratti che ho approfondito nella mia pubblicazione; ciò conferma l’importanza di andare alle radici del culto al Sacro Cuore, purificandolo dagli elementi che ne distorcono una corretta adesione e riproponendolo ad un mondo che, come dice il Papa, sembra “aver perso il cuore”.
Col passare del tempo ho compreso che tale culto è una via privilegiata offerta al cristiano che permette di approfondire e vivere meglio la sua esperienza di fede all’interno della Chiesa. Inoltre, il mio impegno all’interno dell’Apostolato della Preghiera della mia parrocchia e della diocesi mi permette di trovare sempre nuove vie per presentarlo in modo efficace in questo nostro tempo, assetato d’amore.
Non mi resta che auspicare a ciascun cristiano la lettura e la meditazione di questa enciclica, attingendo alla fonte dell’amore umano e divino di Gesù, presentato sapientemente da Papa Francesco che ha fornito una vera e propria chiave di lettura, non solo della società odierna, ma dell’intero suo pontificato basato su azioni concrete e di prossimità verso tutti.
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