Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Il commento
“Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14, 13-14). Una parola assai impegnativa e per questo disattesa. Invitare le persone più deboli significa sapere fin dall’inizio che non possono in alcun modo restituire il favore. Gesù non solo invita ad amare il prossimo ma chiede anche di amare gratuitamente, cioè senza cercare altra ricompensa se non quella che deriva dalla gioia di fare ciò che è gradito a Dio. Non è facile acquisire questo stile, specie in un’epoca in cui l’interesse individuale è diventato l’unità di misura di ogni scelta. Come sempre, la parola del Vangelo non accarezza l’istinto, va controcorrente e chiede una profonda conversione del cuore. Ad essere precisi, Gesù parla di una ricompensa, quella Dio donerà “alla risurrezione dei giusti”. Questo insegnamento riprende la sapienza antica: “Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa” (Pro 19,17). Ciò che Dio dona è molto più grande di quello che potremmo ricevere dagli uomini. Chi vive la gratuità sperimenta fin d’ora un frammento di quella beatitudine che Dio ha promesso di dare ai suoi figli; ed è certo che nel giorno ultimo si apriranno per lui le porte del Cielo.
Papa Francesco commenta così le parole di Gesù: “Il contraccambio umano di solito falsa le relazioni, le rende commerciali, introducendo l’interesse personale in un rapporto che dovrebbe essere generoso e gratuito. Invece Gesù invita alla generosità disinteressata, per aprirci la strada verso una gioia molto più grande, la gioia di essere partecipi dell’amore stesso di Dio che ci aspetta, tutti noi, nel banchetto celeste” (1° settembre 2019). La gratuità è il timbro di Dio, è una manifestazione della grazia (in latino gratia). Gesù chiede di amare come Dio. E possiamo farlo solo se accogliamo in noi l’amore di Dio. Impegniamoci a dare tutto senza attendere nulla se non la gioia che Dio dona, oggi e nell’eternità beata.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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