Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28b-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Il commento
“Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!” (26, 7). Oggi vi invito a pregare con uno dei salmi che oggi proclamiamo nella liturgia. L’orante si sente accerchiato dai malvagi eppure non cade nell’angoscia perché è certo che il suo Dio non lo abbandona, a Lui volge lo sguardo: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (26, 8-9). È una preghiera che esprime assai bene la fede dinanzi al mistero della morte: la fatica della vita non spegne, anzi rinvigorisce il desiderio di Dio. La liturgia dei defunti usa il colore viola per ricordare che la vita è un’attesa. Siamo in cammino, prima di giungere nella Casa di Dio, dobbiamo passare attraverso il tunnel oscuro della morte. Sono cose che sappiamo ma… quando ci troviamo dinanzi al muro della sofferenza e/o quando di lontano appare la morte, s’insinua la paura e rischia di prendere il sopravvento se non accendiamo la luce della fede. Dobbiamo perciò pregare con il salmista: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?” (26,1). È questa la luce che ci fa attraversare i passaggi più oscuri della vita.
Oggi ricordiamo tutti i defunti ma, in modo particolare, ciascuno fa memoria di quelle persone che lo hanno accompagnato nella vita, quelle da cui ha ricevuto l’affetto e la testimonianza della fede. La memoria diventa così un canto di gratitudine. In fondo, se oggi siamo qui e abbiamo una vita da spendere, se abbiamo fede e anche quei beni materiali che ci permettono di vivere dignitosamente, lo dobbiamo a quanti ci hanno accompagnato con amore. La gratitudine perciò diventa preghiera. Durante la loro vita terrena abbiamo avuto la possibilità di donare tante cose ai familiari e agli amici. Ora possiamo solo pregare per loro e lo facciamo con le parole del salmista: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita” (26,4). Che sia questa la preghiera con la quale ogni giorno ci presentiamo al Signore.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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