29 Ottobre 2024
Per essere un buon padre occorre prima di tutto essere uno sposo che ama
Oggi lascio la parola ad uno sposo e ad un padre meraviglioso. Un amico. Questa è la storia di Giovanni e della sua famiglia e di come Dio scrive pagine di amore sulla disponibilità dei suoi figli. È vero che per essere genitori è necessario formarsi e avere un progetto educativo ma è pur vero che quando scegli di amare con totalità di cuore la tua sposa o il tuo sposo e quando si fa spazio a Dio nella relazione coniugale, tutto diventa molto più semplice.
“Se c’è una data in cui posso dire di essere cresciuto, sperando di esserlo veramente, è il 7 dicembre 1994. Prima di allora ero uno giovane e brillante studente dedito agli impegni scolastici e contento di vivere le mie esperienze giovanili che passavano dalla pizza, ai giochi, alla discoteca, alle serate con amici. Poi ho incontrato Agnese, la mia speciale moglie, che mi ha colpito subito non solo per la sua bellezza ma per il modo semplice con cui si approcciava alla vita, per il suo modo gioioso di essere.
Del 7 dicembre giorno in cui ci siamo fidanzati, in una bellissima notte stellata, ricordo tutti i momenti, tutti gli attimi e anche la decisione di dover crescere perché quella donna era un dono troppo prezioso. Quella sera, dopo esserci donati il nostro piccolo “sì” fatto di carezze con le nostre mani tremanti, decisi di doverle dire la verità su di me. Stillai subito un elenco delle bugie che le avevo detto fino ad allora: la più grande era che avevo un cane che utilizzavo come mezzo per avvicinarmi a lei.
Prima di lasciarci quella sera le chiesi: “Quando ci saremmo rivisti?”. Era la domanda impellente che portavo nel cuore. Agnese mi diede il primo appuntamento il giorno seguente, l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione per partecipare a Messa insieme. Avevo trascorso tanti anni negli scout ma partecipavo poco a Messa eppure, quella volta fui così contento di partecipare a quella celebrazione insieme a lei.
Quando arrivò la notizia della vittoria del mio concorso nella Guardia di Finanza ci fu un grosso scossone. Il lavoro tanto sperato mi portava via dalle nostre chiacchierate, dalle nostre passeggiate, dalle uscite mano nella mano, dalle lettere che ci infilavamo nel giubbotto per condividere i nostri pensieri. “Per sempre”: così si concludevano tutte le nostre missive. E ora? Cosa sarebbe accaduto?
In quel momento abbiamo conosciuto il movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus, che ha donato un orizzonte nuovo al nostro rapporto, ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto comprendere il senso profondo del nostro stare insieme. Organizzavo i turni a lavoro per essere presente il fine settimana al nostro bellissimo incontro di catechesi e vivere l’adorazione notturna. Era in quel momento che mettevamo le basi al nostro giovane amore.
Dopo il matrimonio ci siamo trasferiti a Roma, mi sentivo stracontento, mi sentivo un bambino illuminato dalla grazia. Volevamo costruire una storia d’amore diversa sebbene tutto quello che ci circondava era precario, non avevamo né casa né mobili ma stavamo costruendo il nostro amore sulla roccia, su Gesù.
Di ritorno dal viaggio di nozze la notizia della gravidanza e l’arrivo del piccolo Salvatore. Sedici mesi dopo è arrivata anche Viviana. Se ripenso a quegli anni, alle notti insonni, alle febbri, al fatto che riuscivo a dormire nelle posizioni più incomprensibili, non sono triste ma rivedo la gioia della vita, mi sentivo pieno di grazia perché non mi mancava nulla anche se avevamo poco.
Al rientro dal lavoro trovavo spesso Agnese stanca, stanca e distrutta allora mi piaceva travestirmi da giullare e cominciavo a donare a mia moglie e ai miei piccoli tante risate. Facevamo tutto insieme e il tutto veniva condito anche dalla preghiera fatta insieme. Pensavo e penso ancora di non saper essere un padre, non avevo mai frequentato nessuna scuola di formazione domestica ma ricordavo sempre il mio papà e la sua assenza lunga durante la giornata, ricordavo le fatiche di mamma, supplicavo allora il buon Dio di poter essere un buon e di condurre la mia famiglia nella gioia.
Lasciamo Roma per mettere radici in un piccolo posto in provincia, finalmente riusciamo a comprare una casa, che non doveva essere soltanto il nostro piccolo focolaio, la nostra piccola capanna, il nostro nido d’amore, doveva essere un luogo di ristoro, un punto d’appoggio, doveva essere una casa aperta, una casa in cui chiunque poteva venire a respirare il nostro essere famiglia, la grazia che Dio ci donava ogni giorno.
Con l’arrivo della piccola Francesca Teresa ho sperimentato sensazioni diverse. In sala parto mi sentivo un veterano forte delle due precedenti gravidanze eppure quella volta Dio mi aveva fatto gustare una luce improvvisa, mi sembrava che stessimo scrivendo in quel momento la pagina più bella della nostra fede, il buon Dio mi ha condotto sul monte Tabor.
Oggi a 43 anni educare la mia famiglia alla fede passa soprattutto attraverso la mia testimonianza semplice: pregare con mia moglie, partecipare alla Messa quotidiana, vivere l’adorazione eucaristica. Con mia moglie partecipiamo a tanti momenti di catechesi, con la famiglia facciamo tanti gesti piccoli e grandi di preghiera insieme, facciamo una preghiera prima dei pasti, preghiamo le novene quando ci sono dei momenti di difficoltà, accendiamo una candela quando qualcuno ci chiede di pregare per loro.
Tutto nelle tue mani è la preghiera che mi piace testimoniare nella mia vita, non c’è celebrazione in cui non recito questa preghiera, è questo il desiderio che porto nel cuore, è questa la speranza che affido ogni giorno nelle mani di Dio”.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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