CORRISPONDENZA FAMILIARE

Il mondo ha bisogno di santi

28 Ottobre 2024

Nel documento finale del Sinodo, approvato sabato 26 ottobre, vi è un chiaro riferimento a quella variegata santità che nel corso dei secoli ha fatto risplendere il Vangelo: “siamo sostenuti e accompagnati dalla Vergine Maria, dagli Apostoli, da coloro che hanno testimoniato la loro fede fino a dare la vita, dai santi di ogni tempo e di ogni luogo”. Nelle varie stagioni della storia e nelle più diverse condizioni di vita, e spesso anche in un contesto segnato da drammi e sofferenze, i santi hanno manifestato la bellezza, la forza e la fecondità della fede.

I santi non sono eroi, persone dotate di straordinarie capacità che eccellono per natura, come le star dello spettacolo o i campioni dello sport. Sono piuttosto umili discepoli che hanno riconosciuto Dio come l’unico Signore. Per questo, prima e più di tutte le opere che hanno compiuto, dobbiamo presentare i santi come un frammento luminoso di quella Parola che Dio fa risuonare lungo i secoli. Non solo parlano di Dio ma sono una parola di Dio, una parola che permette di conoscere Dio, una parola che manifesta e conferma, con l’eloquenza dei fatti, la verità contenuta nella Scrittura.

Il Concilio Vaticano II insegna che Dio desidera rivelarsi e manifestare la sua volontà attraverso “gesti e parole intimamente connessi” (Dei Verbum, 2). Dio non vuole restare nascosto ma nello stesso tempo si rivela con infinita discrezione. Possiamo individuare tre vie differenti e complementari:

a) la prima, evidentemente quella più importante, è la Scrittura. Nel testo sacro la luce risplende in tutta la sua interezza, qui troviamo la verità essenziale;

b) il Signore parla anche attraverso la Chiesa, la sua dottrina, la sua vita e la sua liturgia. Tutto questo forma la Tradizione;

c) Dio parla attraverso i santi e le sante. La vita degli uomini e delle donne che hanno fedelmente risposto alla vocazione del battesimo è un’autentica parola di Dio e, non poche volte, ci aiuta a comprendere in modo nuovo e più profondo le parole della Scrittura.

Se dunque vogliamo realmente conoscere la volontà di Dio, dobbiamo metterci ogni giorno in ascolto della Parola che risuona nella Bibbia, e dobbiamo farlo con la semplicità dei bambini che hanno bisogno del latte materno. Dobbiamo anche, e con uguale passione, accogliere con fiducia la parola che risuona attraverso il magistero ordinario della Chiesa. E infine, ultimo ma non meno importante, siamo chiamati ad ascoltare quella parola che Dio semina nella storia attraverso l’esperienza dei santi. Sono tre vie differenti ma complementari.

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Far parlare i santi

Non basta parlare della santità, dobbiamo parlare dei santi, anzi far parlare i santi. La santità rischia di rimanere un concetto teologico, i santi invece sono carne e sangue, frammenti di un’umanità toccata e trasfigurata dalla grazia. I santi ci portano sul Tabor dove la luce di Dio risplende con grande intensità

Perché la Chiesa scruta con attenzione la vita di alcuni battezzati che hanno dato una speciale testimonianza di fede e, al termine di un processo canonico scrupoloso, arricchito dalla certificazione di un miracolo, li presenta pubblicamente come santi? La proclamazione dei santi risponde a tre motivi:

  1. I santi sono testimoni qualificati della fede, mostrano che il Vangelo non è un’utopia ma si è incarnato e continuamente s’incarna nella storia grazie a quanti, uomini e donne, hanno accolto con fede la Parola.
  1. I santi sono modelli di vita evangelica e incoraggiano tutti i battezzati a camminare con audacia e fiducia nelle vie del Vangelo.
  1. I santi vivono nell’eternità di Dio ma non sono estranei alle vicende della storia, per questo intercedono a favore dei credenti e dell’intera comunità cristiana.

Conoscere e far conoscere i santi non è un lusso ma un dovere. Proclamare i santi significa far conoscere la loro storia. In un’omelia, pronunciata in occasione della festa di tutti i santi, san Bernardo (1090-1153) afferma giustamente: “I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. È chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro”.

La santità della porta accanto

Dobbiamo distinguere santità e canonizzazione. Non tutti i santi vengono canonizzati. Sono pienamente convinto che esiste una santità ordinaria che resta nascosta agli occhi del mondo, quella che Papa Francesco chiama la “santità della porta accanto”. I santi sono molto più numerosi di quelli che la Chiesa ha ufficialmente proclamato. “I santi canonizzati – diceva una monaca – sono quelli che si affacciano sulla terrazza, tutti gli altri sono all’interno del palazzo”. Quelli che la Chiesa riconosce e consegna ai fedeli come testimoni sono posti sul candelabro perché facciano luce “a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,15).

È Dio che sceglie quali santi porre sul candelabro, è Lui che suscita apostoli capaci di mettere in luce la testimonianza fedele ed eroica di alcuni. È Lui che compie prodigi per intercessione dei santi. Dio ha piena libertà di scegliere. E tuttavia, la Chiesa ha il compito di scrutare con maggiore attenzione la vita santa dei suoi fedeli. In vista del grande Giubileo dell’anno 2000, Giovanni Paolo II faceva questa richiesta:

“In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell'eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel Matrimonio: convinti come siamo che anche in tale stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone degli altri sposi cristiani” (Tertio millennio adveniente, 37).

Per secoli la vita consacrata ha fatto da traino, ha mostrato il Vangelo nella sua radicalità. Grazie a tanti grandi testimoni della fede, anche cristiani più umili hanno ricevuto forza e coraggio per vivere fedelmente la loro vocazione. Anche oggi i consacrati hanno un compito straordinario, un ruolo importante e decisivo nella missione della Chiesa. È necessario però aggiungere – e farlo con maggiore convinzione – che tutti sono chiamati a una vita santa. Quando dico tutti, guardo in modo particolare agli sposi, perché questo è il tempo in cui agli sposi viene chiesto di fare della loro vita un annuncio dell’amore fedele di Dio che irriga i sentieri della nostra fragile umanità.

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L’unica riforma

Il recente Sinodo chiede a tutta la Chiesa di attuare un profondo rinnovamento che abbraccia tanto lo stile di vita quanto le strutture. E tutto questo al fine di “rendere la Chiesa più partecipativa e missionaria, per renderla cioè più capace di camminare con ogni uomo e ogni donna irradiando la luce di Cristo” (n. 28). È un desiderio che tutti sono pronti a sottoscrivere. Ma noi sappiamo che le vere e durature riforme ecclesiali non passano attraverso i documenti, anche quelli teologicamente più raffinati, ma attraverso la vita di coloro che si impegnano a vivere il Vangelo. La testimonianza dei santi è sempre stata decisiva. È l’unica riforma possibile e desiderabile. Lo scrive Papa Francesco, citando Santa Teresa Benedetta della Croce:

“Nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi. Tuttavia, la corrente vivificante della vita mistica rimane invisibile. Sicuramente gli avvenimenti decisivi della storia del mondo sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia. E quali siano le anime che dobbiamo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà svelato” (Gaudete et exultate, 8).

Partiamo dai santi e affidiamoci ai santi, la loro testimonianza affascina, la loro intercessione ci sostiene. In compagnia dei santi possiamo fare della vita un pellegrinaggio che trova la sua meta ultima nell’eterna beatitudine.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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