STORIE DI FEDE

“Per me il diavolo non esiste”, peccato che noi esistiamo per lui. La storia di due sposi

Hans Baldung, Adam and Eve (particolare), Rembrandt (Rembrandt van Rijn) (Dutch, Leiden 1606–1669 Amsterdam) - The Metropolitan Museum of Art - New York

Resta un mistero il perché della permissione di una azione tanto pervasiva da parte del diavolo. Eppure, i Vangeli ci parlano di vessazione e possessione e ci dicono che solo Gesù può sottomettere Satana. I vangeli ci mostrano uomini e donne risanati da questa particolare forma di male che poi, guariti, lodano Dio, proprio come fa ora Francesco, l’uomo di cui parliamo oggi. Un aspetto singolare di questa storia è l’odio che il demonio manifestava soprattutto per il suo matrimonio.

Quando si parla del diavolo, del Maligno, dei demoni il rischio di essere presi per pazzi, fanatici, visionari, è sempre dietro l’angolo.

Sono tante le affermazioni che ci fanno risultare all’istante dei poveri medievali, ma dire che il diavolo esiste, che ci tenta, che vuole rovinare il nostro cuore e le nostre relazioni ha uno dei primi posti nella lista delle “frasi da bigotti”.

Oggi, sapendo di scandalizzare qualcuno, vorrei proporvi la storia di una coppia un po’ speciale. Tempo fa, infatti, mi capitò di leggere la storia di Francesco Vaiasuso, un uomo come tanti, sposato con Daniela, che, all’età di 31 anni, scopre una possessione demoniaca.

Chiariamo subito (sono gli esorcisti a farlo per primi) che questi casi sono rarissimi: il più delle volte il diavolo ci disturba in maniera ordinaria e per vincerlo è sufficiente un’intensa vita di preghiera e rimanere nella sua grazia, attraverso i sacramenti.

Esistono, però, delle rare situazioni in cui il diavolo si manifesta con maggiore forza, in modo più evidente, anche fisicamente. Le sette sataniche esistono e, talvolta, capita che qualcuno sia oggetto delle loro “perverse preghiere”. 

Quando incontrò un sacerdote gesuita, che gli parlò di questa possibilità, Francesco non aveva alcun sintomo. Non si sentiva bene fisicamente, ma non aveva alcuna manifestazione visibile che potesse ricondurre i suoi mali al demonio. Inoltre, lui non conosceva questa realtà. Tutto iniziò a farsi chiaro quando il prete gli suggerì di recitare una preghiera di liberazione, probabilmente intuendo qualcosa. 

Si fidò e recitò quella preghiera: fu allora che qualcosa cambiò. Iniziò ad avere delle reazioni fisiche non usuali: saliva che colava dalla bocca, reagiva male alla preghiera, che invece, sapeva, doveva portare pace in lui. Iniziò un percorso con il sacerdote. Le manifestazioni furono sempre più chiare e violente. 

Un aspetto centrale di questa storia è il ruolo importantissimo della moglie di Francesco: il demonio voleva impedire ogni contatto tra di loro, ogni gesto di tenerezza, ogni momento di festa.

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Un giorno il diavolo si ribellò vedendo che lei stava preparando la tavola con una tovaglia più bella e dei piatti buoni. Era il modo di Daniela per dire a Satana che lui non poteva togliere alla coppia il desiderio di stare insieme e di fare cose belle. Ecco, il diavolo si infuriò: per lui anche un semplice pranzo della domenica, preparato con amore, era una “festa” e non riusciva ad accettarlo. (Non stupisce, invece, che Gesù, al contrario, partecipava con gioia alle feste dei suoi amici! Il Paradiso è una festa, è paragonato proprio a un banchetto nel Vangelo! All’inferno, luogo di pianto e stridore di denti, la festa non esiste ed è odiata).

La causa di questo male fu trovata, durante i cinque anni di esorcismi, in una messa nera: Francesco era stato portato lì, all’insaputa dei genitori, da una amica di famiglia. Aveva solo quattro anni.

L’uomo aveva preso parte, senza saperne nulla, ad un rito di consacrazione a Satana: fu ciò che il diavolo svelò durante gli esorcismi, costretto a parlare. 

Furono 400 gli esorcismi che portarono alla vincita della sua battaglia (a seguirlo fu un uomo di nome Fra Benigno, allievo di Padre Matteo La Grua) e preghiere quotidiane. L’esorcismo finale durò un giorno intero. A condurlo fu Padre Rufus Pereira a Rimini. Erano 27 le legioni di diavoli, che avevano posseduto Francesco. Oggi, però, l’uomo è del tutto sano e non ha traccia del male che lo ha reso schiavo.

Resta un mistero il perché della permissione di una azione così pervasiva. Eppure, i Vangeli ce ne parlano, di continuo. Ci parlano di uomini e donne risanati da questa particolare forma di male e che poi, guariti, lodano Dio, proprio come fa Francesco ora.

Oggi lui sa che esiste il bene ed esiste il male, sa che Dio è buono e non ci abbandona e sa che il demonio odia tutti e in modo particolare il matrimonio. Sicuramente ha sofferto pene indicibili, ha messo un piede negli inferi, ma oggi la sua testimonianza è preziosa e la sua fede, provata come l’oro col fuoco, una luce per tanti.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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