Ho voluto cominciare a leggere la quarta enciclica di papa Francesco, Dilexit nos, davanti a Gesù Eucaristia. Nella penombra della chiesa illuminata solo dal faro puntato verso l’ostensorio, ho fatto fatica. Gli anni passano e la presbiopia aumenta ma questo limite è stato una grande ricchezza. La difficoltà obbliga a leggere con lentezza e quando le parole hanno bisogno di un terreno buono per essere accolte, il tempo è necessario. “Ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede (n.9)” scrive il Papa e ha ragione. Noi non abbiamo più tempo per curare e nutrire la nostra interiorità.
E invece: “la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla fine della vita conterà solo questo (n.11)”. Sì, conterà solo quello che abbiamo fatto, vissuto, costruito a partire dal nostro cuore. Un cuore spesso inquinato, affollato, confuso solo con il sentimentalismo vuoto e fugace che spesso lascia disorientati e sempre più affamati di autenticità. Il Papa ci invita a compiere il faticoso e necessario viaggio per ritornare al nostro cuore, lo spazio dove è “possibile qualsiasi legame autentico”; dove si supera “la frammentazione dell’individualismo”; dove si unifica e si armonizza “la propria storia personale” e tutto “può avere un senso”.
“Lì dove il filosofo si ferma col suo pensiero, il cuore credente ama, adora, chiede perdono e si offre di servire nel luogo che il Signore gli dà da scegliere per seguirlo (n. 25)” mentre leggevo queste parole contenute nei primi passaggi dell’enciclica sentivo le mie viscere vibrare all’unisono con la penna dello Scrivente. Perché io ho avuto la grazia di avere dei maestri che hanno educato il mio cuore credente. Che mi hanno insegnato a stare davanti al “Cuore di Gesù vivo e presente”, che “sentire e gustare il Signore e onorarlo è cosa del cuore. Solo il cuore è capace di mettere le altre facoltà e passioni e tutta la nostra persona in atteggiamento di riverenza e di obbedienza amorosa al Signore (n. 27)”. Se la nostra fede non trova la sua origine nel cuore, tutto ciò che facciamo anche le più grandi opere di carità sono soltanto una forma di assistenza, non sono in grado di operare una rivoluzione.
Abbiamo il compito e il dovere di trasmettere ai giovani questa verità. A educarli a raccontare la loro storia personale portando la mano al cuore, ad insegnare loro ad intuire il mistero di sé, la propria unicità e irripetibilità. Nessuno si autoproclama unico e irripetibile. Solo quando ti senti amato, guardato da due occhi che ti vogliono bene tu riconosci di essere irripetibile. Se il criterio di giudizio dell’agire è il successo, si rimane prigionieri di un destino crudele, che può schiacciare prima ancora di mettersi in movimento. Invece ciò che rende felici è realizzare la propria vocazione, quella che è scritta nel cuore di ciascuno, quella che trova luce nel Cuore di Gesù.
Per questa sera mi fermo qui… l’adorazione è conclusa e le porte della chiesa stanno per chiudersi ma il cuore è spalancato mentre custodisce e medita le parole del Papa, invocando, come una supplica, lo sguardo e il cuore di Maria.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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