L’utero in affitto è un reato. La legge Varchi segna una svolta significativa nella tutela dei diritti umani, proteggendo le donne e i bambini dallo sfruttamento e dalla mercificazione del corpo femminile. Ed è un reato “universale”, cioè, significa che qualsiasi forma di maternità surrogata, anche realizzata all’estero da cittadini italiani, sarà perseguibile in Italia. Potrei fermarmi qua e usare la strategia che i sostenitori dell’aborto hanno utilizzato da anni per dire che uccidere un bambino nel grembo materno è possibile perché è ammesso dalla legge. Se c’è una legge che lo permette allora si può abortire. Ebbene se c’è una legge che vieta l’utero in affitto – o la gestazione per altri come molti usano per nascondere la prima definizione più corretta – allora non si può fare.
In Italia però si sa, con la complicità di molti giornali, già da alcuni anni si punta ad una narrazione basata sul sentimentalismo e così la legge non è ancora in vigore e Repubblica racconta che già 30 coppie si sono rivolte a Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni per far valere i loro diritti perché la procedura è stata già avviata. “Ci sono 10 coppie che sono all’estero e stanno attendendo il parto e sono quindi nella fase finale – racconta Gallo all’Ansa – Poi ci sono 20 coppie che hanno intrapreso il percorso, ovvero che già sono stati presso un centro straniero, hanno firmato il consenso ed alcuni hanno già fatto il prelievo dei gameti”.
Non è finita qua. La narrazione prosegue con i figli nati da utero in affitto. Secondo la Gallo, la legge Varchi ha provocato “il terrore nei nostri ragazzi nati da Gpa, i più grandi hanno 20 ma anche tra quelli di 10 e 12 ieri hanno sentito i telegiornali e hanno avuto paura, come qualcuno ha detto, di essere tolti alle proprie famiglie”. Insomma, comincia la solita e faziosa opera per commuovere l’opinione pubblica e spingere implicitamente a violare la legge.
Nessuno racconta veramente come stanno i fatti e cioè che in India, per esempio, le madri surrogate sono stressate a livello fisico e psichico anche se ricevono soldi; alla base ci sono povertà, analfabetismo, sottomissione. Vivono in stanzoni enormi durante la gestazione e vengono nutrite molto per far crescere il bambino. Il prezzo del neonato, infatti, sale con il peso. Il cesareo è obbligatorio. E i disabili, sono un “prodotto difettato”, perciò abortiti o abbandonati in strada. Perché non si racconta anche questo?
Nessuno dice che l’utero in affitto è la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta della parola ‘amore’. Un amore che pensa soltanto ai desideri dei singoli individui. Raccontate anche queste storie invece di appoggiare il vuoto sentimentalismo da baraccone. Un figlio non è un prodotto da esporre ad una fiera, non si sceglie, non si pretende, non si compra.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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