IDENTITÀ DI GENERE Identità e ferite nell’identità: la parola allo scrittore Giorgio Ponte Autore articolo Di Cecilia Galatolo Data dell'articolo 16 Ottobre 2024 Nessun commento su Identità e ferite nell’identità: la parola allo scrittore Giorgio Ponte di Cecilia Galatolo “Le donne le conoscevo fin troppo bene, il mistero per me erano gli uomini”. Non si nasconde, Giorgio Ponte, scrittore e insegnante cattolico, con tendenze omosessuali, che da tempo condivide la sua storia e il suo percorso. Dopo una conferenza, tenuta da lui il 9 ottobre, abbiamo avuto il piacere di parlarci e di farci raccontare qualcosa di più sulla sua esperienza e la sua vocazione. Lo scorso 9 ottobre, durante una serata di evangelizzazione dedicata al matrimonio e alla famiglia e rivolta a coppie di sposi – all’interno del percorso “Scuola Nuziale”, promossa da “Mistero Grande” e “Intercomunione delle famiglie” – Giorgio Ponte ha parlato di identità e ferite nell’identità. Si nasce omosessuali? In adolescenza, Ponte ha scoperto di provare attrazione per altri uomini. Da piccolo, aveva accanto perlopiù figure femminili, molto presenti, a volte fino a diventare “ingombranti”, in primis la mamma. Mentre il fratello, molto più grande, e il papà, erano percepiti come più “distanti”. Il mondo maschile risultava quindi per lui sconosciuto, nonostante fosse quello cui lui apparteneva per nascita. Il bisogno di relazione con il suo mondo di appartenenza in adolescenza divenne talmente forte da erotizzarsi, anche in seguito ad alcuni abusi subiti da parte di uomini molto più grandi di lui, che hanno riempito in un modo distorto quel bisogno inascoltato, quello spazio lasciato vuoto da altri. Ogni genitore, a suo avviso, anche non volendo, segna i propri figli e può lasciare delle ferite. La sua omosessualità – con la quale, ne è convinto, non si nasce – è stato il risultato di situazioni e atteggiamenti percepiti ed elaborati in modo tale che gli uomini lo attraessero più delle donne. Questa inclinazione, tuttavia, non definisce la sua persona. “Io non sono un omosessuale. – precisa – Nessuno deve essere definito per/con il suo orientamento sessuale”: quella realtà esperita non lo descrive. Invita, anzi, a rifuggire le etichette. Una medesima chiamata per tutti: donare la propria vita Interrogandosi sulla sua chiamata a vivere tale condizione coerentemente con il Vangelo, Ponte ha capito che nessuno è escluso dal donare la propria vita. Il punto è: come? Nonostante la dipendenza sessuale sviluppata negli anni e l’essersi permesso di vivere – in passato – delle relazioni omosessuali di coppia alla ricerca di una strada possibile, Ponte non ha mai considerato la sua condizione “naturale” e ha sempre riconosciuto il fatto che le sue tendenze non rispettassero la sua vera natura di uomo. Pur continuando a provare attrazione per lo stesso sesso, egli è cosciente che la chiamata universale alla castità per ogni uomo e donna sulla terra (a prescindere dal suo stato di vita) è ciò che può permettere di ascoltare il bisogno reale e profondo alla base di ogni comportamento disfunzionale (e questo sebbene sia un cammino difficile ed egli stesso non sempre riesca a viverlo appieno). Condividere con altri uomini amicizie non erotizzate basate su verità, profondità e libertà gli permette di rispondere a quel bisogno profondo e naturale che ogni uomo e donna ha di intima relazione con persone del suo stesso sesso. E questo gli permette di riscoprire sempre più la sua virilità. Ha potuto ascoltare il bisogno di cui le pulsioni omosessuali erano un sintomo, senza per questo doverle assecondare. La scelta di non eludere la chiamata alla complementarità “scritta nel corpo” Ponte ha preso atto del fatto che il suo corpo gli parlava di complementarità e unità con la donna e lui non voleva sorvolare sul dato biologico. Dovendo, però, prendere atto dell’evidenza di ciò che il suo corpo sessuato richiamava come vocazione e limite, la domanda successiva che si è dovuto porre è stata: “Se il mio corpo è fatto per essere complementare a quello di una donna, quale è la ragione profonda di questo desiderio che provo, contrario al mio stesso corpo?”. E così è riuscito a riconoscere quel desiderio di identificazione mancato e a capire come rispondervi in modo sano e autentico. Sa bene che questa sua visione è molto contestata, spesso viene tacciato di essere un omofobo interiorizzato. Egli, però, afferma che non è per paura di accettarsi che sostiene questa visione dell’omosessualità e l’idea che essa non sia innata né “naturale”, pur non essendo scelta; anzi, accettarsi come si è – dice – è il primo passo per stare bene ed essere veramente liberi. Leggi anche: La teologia del corpo è per tutti: lo testimonia un uomo con attrazione verso persone dello stesso sesso (puntofamiglia.net) Le tante possibili ferite nell’identità Inoltre, col tempo, questo gli ha permesso di vedere come l’omosessualità sia solo una possibile risposta a una ferita dell’identità – oggi comune alla stragrande maggioranza degli uomini e delle donne. Un sintomo solo più evidente, al contrario degli altri comunemente più accettati e purtroppo sottostimati. Alcuni esempi? Dipendenza dalla masturbazione, dalla pornografia, dal sesso con le donne, ricerca della propria rassicurazione nel rapporto di coppia, incapacità di affrontare i conflitti, di mettere confini, di assumersi responsabilità, dipendenza dal lavoro: sono solo alcuni dei sintomi più comuni della medesima ferita dell’identità. Ed è per questo che col tempo Ponte ha iniziato a formare gruppi di uomini che camminano insieme indipendentemente dall’orientamento sessuale, perché accomunati dalla medesima ferita e tutti bisognosi dello stesso rapporto di intimità profonda tra uomini per affrontare quelle esperienze maschili di cui hanno bisogno per fortificarsi. Per tali ragioni, ritiene anche che il primo motivo per cui valga la pena affrontare un cammino psicoterapeutico che lavori su queste ferite non debba essere “diventare eterosessuale”, ma scoprire sempre di più l’uomo (o la donna) in noi che non sappiamo ancora di essere e riappropriarci di tutte quelle esperienze che fin da bambini qualcuno ci ha convinto che non fossero per noi. A partire da un rapporto profondo di amicizia libera con i nostri pari, che non passi dal sesso. Se c’è qualcosa da cui dobbiamo “guarire” è il non amore verso noi stessi Ciò da cui dobbiamo davvero guarire, inoltre, è anzitutto il non-amore che riserviamo a noi stessi. Spesso ci guardiamo con disprezzo. E invece dobbiamo imparare a guardarci con amore, esattamente come siamo oggi. “Dio ci ama oggi, esattamente come siamo”, afferma. Per lui, bisogna partire da qui. Sebbene capiti che, scavando a fondo, si possano sanare le ferite all’origine dell’omosessualità in modo sostanziale, fino anche a provare nuovamente un’attrazione per il sesso opposto, per Ponte questo non è sempre possibile e non allo stesso grado di intensità per tutti, né dovrebbe essere la ragione per cui vale la pena intraprendere un percorso del genere, quanto piuttosto capire come amarsi di più con la propria storia, ferite comprese, e cosa fare della propria vita esattamente come si è nell’oggi. “La famiglia è una”: Ponte lo afferma con decisione Ha le idee molto chiare, inoltre, sulla famiglia: ella nasce dall’unione dell’uomo e della donna. Se la natura ha previsto che abbiamo bisogno di entrambi per venire al mondo, allora avremo bisogno di entrambi anche per crescere. Privare un bambino di una mamma e di un papà volontariamente è per lui un atto di violenza. “A volte le mancanze diventano il nostro punto di forza. Non dico che un bambino senza uno dei due genitori non possa crescere bene, forse cresce anche più forte. Come una persona senza una gamba che sviluppa di più altre doti e diventa più forte di altre persone. Eppure, nessun genitore sano di mente penserebbe mai di spezzare una gamba ad un figlio per fargli tirar fuori delle risorse e farlo crescere più forte”. Da due anni Ponte ha condiviso insieme ad alcuni amici la sua proposta di percorso che lavora sulle ferite dell’identità in un podcast disponibile su tutte le piattaforme online, comprese Spotify e YouTube, “A2A2 – il podcast degli uomini liberi“. Un progetto che vive di Provvidenza attraverso il crowdfunding e dal quale sono nati diversi gruppi di uomini e di donne che camminano insieme in un percorso di sfide quotidiane, sulla propria mascolinità e femminilità. Per info: a2a2.parlaci@gmail.com Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Cecilia Galatolo Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? 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