LUTTO PRENATALE

15 ottobre, giornata internazionale della consapevolezza del lutto prenatale

Foto: Unsplash

Il 15 ottobre è la giornata internazionale del lutto prenatale. Quanti passi dobbiamo ancora fare, come società, per comprendere quale dolore vivano i genitori orfani dei loro figli morti in grembo, prima ancora di averli conosciuti. Occorre favorire, in ogni modo possibile, una cultura della vita che tenga conto di questi piccoli strappati via troppo presto dall’amore dei loro cari.

Pochi sanno che il 15 ottobre è la giornata internazionale della consapevolezza del lutto prenatale.

Il mondo fatica ancora a capire quanto sia salutare e di aiuto parlare di questi bimbi e queste bimbe che non sono mai nati, ma non per questo non sono mai esistiti.

L’aborto spontaneo è ancora un tabù. Se ne parla veramente troppo poco, forse perché si dà poco valore, in generale, alla vita che inizia a crescere nel grembo.

Leggi anche: Offesa sui social dopo aborto spontaneo: “Era già un figlio solo nella tua fantasia” (puntofamiglia.net)

Tempo fa, avevamo intervistato Fabrizia Perrachon, autrice del libro “Se il Chicco di frumento – storia vera di speranza oltre la morte prenatale”. Lei stessa ha vissuto un aborto spontaneo che l’ha cambiata per sempre. In quell’occasione ci aveva consegnato delle preziose parole, che riportiamo oggi in questa giornata così importante per la sensibilizzazione sul lutto prenatale:

“L’aborto spontaneo, umanamente parlando, è una sofferenza grande e a tratti incomprensibile ma, se offerta al Signore, non solo si può superare ma trasformare in un autentico seme di speranza. Parlare di questi bambini, dar loro un nome e poterli seppellire significa non solo offrire un decoro umano che meritano in quanto persone – e non grumi di cellule, come certa propaganda vorrebbe far credere – ma sentirsi in comunione con questi piccoli, creati ad immagine e somiglianza di Dio. Vivere il dolore è giusto e ciascuno di noi necessita di tempi diversi però non dev’essere usato come una trincea dietro la quale barricarsi per sempre: la speranza cristiana, virtù teologale insieme alla fede e alla carità, deve aiutare a risollevarci perché altro non è che l’altra faccia della fiducia in un Padre infinitamente buono che ci sostiene e ci soccorre anche quando tutto sembra buio. L’amore per Gesù, allora, si trasfigurerà nell’amore per il figlio non nato e ci permetterà di arrivare al giorno in cui non Gli domanderemo più perché ce lo ha tolto ma saremo in grado di ringraziarLo per avercelo donato, anche se in maniera diversa da come ci aspettavamo”.




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