CARLO ACUTIS
12 ottobre, memoria della morte di Carlo Acutis. La testimonianza di Donata
Editrice Punto Famiglia ha appena dedicato a Carlo Acutis un libro: “Raccontami di Carlo. La bellezza della santità nelle parole e nei gesti di Carlo Acutis”. Nel libro si riportano le testimonianze di persone la cui vita è stata profondamente segnata e cambiata da questo giovane… Oggi vi raccontiamo, ad esempio, la storia di Donata, inserita nel libro.
Era il 12 ottobre del 2006 quando Carlo Acutis si spegneva in una stanza d’ospedale, a Milano, per cominciare a brillare in Cielo, a fianco del “suo” Gesù cercato, conosciuto, amato per tutta la sua breve ed intensa vita.
Proprio oggi, dunque, in memoria del suo incontro pieno con il Signore, vogliamo parlarvi un po’ di lui e di un libro che Editrice Punto Famiglia ha appena dedicato al beato: “Raccontami di Carlo. La bellezza della santità nelle parole e nei gesti di Carlo Acutis” (Cecilia Galatolo, 13 euro).
Quasi tutti, almeno una volta, avremo sentito parlare di questo santo dei millennial, in felpa e jeans, che ha amato i poveri e annunciato Cristo in maniera ordinaria e straordinaria al tempo stesso.
Eppure, ci sono persone la cui vita è stata profondamente segnata e cambiata da questo giovane che ha vissuto e incarnato il Vangelo in ogni parte della sua esistenza.
Il libro propone un itinerario per conoscere la sua spiritualità, la sua storia, i suoi doni; ma comprende anche degli spazi bianchi, in cui la lettrice o il lettore possono mettere nero su bianco ciò che la vita di Acutis suscita in loro e come li sprona alla conversione del cuore.
Il vero punto di forza e caratteristica originale del libro sono, però, le testimonianze: si racconta di persone che in questi anni hanno ricevuto delle grazie o tratto ispirazione da lui.
Come Donata.
Donata è catechista, attiva in parrocchia, sempre pronta a raccontare storie di santi ai suoi ragazzi. Eppure, verso Carlo Acutis, nutre una certa antipatia. È “troppo perfetto”: come i ragazzi potranno ritrovarsi in lui.
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Più Carlo diventa conosciuto, più lei cerca di screditarlo. Pian piano capirà che la sua è una sorta di invidia. Dentro la logora questa domanda: “Perché lui è stato così e io no?”.
Una volta, si reca in pellegrinaggio ad Assisi ed entra nella chiesa dove Carlo riposa, la Basilica della Spoliazione. Lì resta colpita da una frase di Carlo: “Non io ma Dio”. tutto diventa chiaro. La forza di Carlo, la bellezza e la limpidezza della sua testimonianza sta nel fatto di essersi spogliato.
Donata riconosce che è lei il centro della sua vita, che è sulle sue forze che conta per diventare santa. Carlo no. Carlo ha lasciato davvero spazio a Dio.
Dopo il pellegrinaggio, inizia a prendere più sul serio l’Eucaristia. Lì si trovava il segreto di Carlo e doveva diventare anche il suo. Si diventa santi lasciando entrare Dio.
Ecco uno stralcio della sua testimonianza contenuta nel libro, che condividiamo:
Una cosa fondamentale è che Carlo mi ha aiutato a capire che non devo essere io il centro della mia vita, ma Dio e adesso vedo l’Eucaristia come un momento di respiro, una boccata di aria buona, di aria vera, vedo la verità che nel mondo spesso manca, e poi la vedo come il luogo dove al centro non sono io, dove davvero al centro non ci sono io. A me colpisce quando al momento della Consacrazione viene alzata l’Ostia, bisogna guardarla, non abbassare il capo, va guardato il centro. Questa cosa in questo ultimo periodo mi sta aiutando a dire “Non io, ma Dio”, non voglio più realizzare i miei progetti, ma quelli che Dio ha creato per me e l’unico modo che mi aiuta a farlo è tanta preghiera, le lodi alla mattina.
L’Eucaristia però è il culmine, il centro della mia giornata, è lì che io devo mettere il mio sguardo, il punto focale, e anche perché io credo che definendoci cristiani devo assomigliare a Cristo. Cristo entra in noi tramite l’ostia perché noi diventiamo Lui, non perché Lui diventi noi. E quindi per quanto diventare come Cristo non sia umanamente vantaggioso, perché la fine di Gesù è sulla Croce, poi Lui risorge. Oggi la mia aspirazione più grande è essere come Cristo e io penso che Carlo lo sia stato. Sì, lui ci è arrivato molto vicino a essere come Cristo, sicuramente perché si nutriva di Lui, a Messa, tutti i giorni. Grazie a Carlo, sto riscoprendo l’Eucaristia come il modo per dire “non io, ma Dio”.Per maggiori info o acquistare il libro: Raccontami di Carlo… | Famiglia.store
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