VITA NEL GREMBO

I ginecologi rispondono al Papa, offesi dal termine “sicari”

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

Il Papa definisce l’aborto un omicidio e i ginecologi che lo praticano “sicari”.  In data 1° ottobre, la Federazione SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) risponde. I firmatari della lettera si mostrano rammaricati. I ginecologi hanno solo “deciso di aiutare le donne nel loro doloroso e difficile percorso di interruzione di una gravidanza non accettata, obbedendo, fra l’altro, ad una precisa legge dello stato italiano”.

Nella lettera si fa garbatamente “pesare” al Papa l’utilizzo di simili parole proprio in questo periodo, in un contesto dove gli operatori sanitari affrontano “turni massacranti” e, spesso, subiscono atti di violenza del pubblico che “sfoga su di loro le proprie frustrazioni”. Pertanto, affermano: “abbiamo necessità, più che mai, di sentirLa vicino con la sua Santa Benedizione”.

Si ripete, più volte, che è la legge a tutelare l’interruzione volontaria di gravidanza, che l’obiezione di coscienza è comunque garantita – per chi volesse rifiutarsi – e si insiste sulla necessità della normativa prevista dalla 194, al fine di evitare operazioni clandestine, che metterebbero a rischio la vita della donna.

Si prendono, infine, le distanze dalla parola “sicari”, con l’augurio che il Papa, non essendo madrelingua italiana, possa aver inteso un termine per un altro.

Ora, mettiamoci nei panni di un medico a cui è stato insegnato che aiutare una donna a risolvere un “problema” (porre fine al processo di una nuova vita iniziato nel suo grembo) è un atto di carità o, in ogni caso, una “prestazione sanitaria” come un’altra.

Per qualcuno di loro, convinto della bontà del proprio lavoro, può essere veramente difficile ascoltare parole così dirette, quasi impronunciabili nel contesto mediatico, culturale, sociale attuale, da una persona che forse stimava. 

La lettera è stata indirizzata al Papa e la risposta, se vorrà darla, spetta a lui. 

Leggi anche: Restrizioni sull’aborto e aumento della mortalità infantile. Alcune riflessioni (puntofamiglia.net)

Qui ci limitiamo a offrire solo poche, brevi, riflessioni.

  1. Leggendo integralmente la lettera si nota che in essa si usano come uniche argomentazioni a difesa dell’aborto la legge e le condizioni faticose di lavoro in ospedale. È davvero tutto ciò che dei medici possono dire su questo tema? Perché non “aiutare” il Papa a comprendere “dove sbaglia”? Perché non scomodare la biologia, la bioetica, la filosofia del diritto e avviare un dibattito vero, invece di calarsi nel ruolo di vittime?
  1. Il Papa, per i cattolici, rappresenta Pietro, vicario di Cristo. È una guida spirituale (non è un Capo di Stato, per esempio). Ha il dovere di indirizzare nella via di Gesù i cristiani (ricordiamoci che parla a loro, prima di tutto!). Chi non vuole seguire il Papa, perché non lo ignora, anziché pretendere che “benedica” atti contrari al Vangelo?
  1. In Cristo la giustizia va di pari passo con l’amore. Forse, pochi sanno che con il Giubileo della Misericordia, Papa Francesco è stato il primo pontefice a permettere che qualsiasi sacerdote (senza passare per il Vescovo) assolva, subito, una persona pentita che in confessione ammette il procurato aborto.  
  1. L’aborto è compatibile con la Costituzione italiana, dal 1978, ma non con la Legge di Cristo. Un medico cattolico ha il diritto di sapere cosa pensa la sua autorità morale di riferimento su questo e altri temi etici per ricevere orientamento nella sua professione. Se la maggior parte dei ginecologi non condividono o non hanno interessa ad ascoltarlo, lascino che il Papa parli per i loro colleghi cattolici.



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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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